Autore Topic: Il nuovo ruolo di Simone Inzaghi  (Letto 1157 volte)

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Offline Ulisse

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Il nuovo ruolo di Simone Inzaghi
« : Venerdì 1 Ottobre 2010, 15:39:21 »
 



]INZAGHI E IL SUO NUOVO RUOLO: ''VI RACCONTO IL MIO CALCIO CHAMPAGNE''[/b]
«Il nuovo ruolo mi diverte molto, sogno di allenare la Lazio in futuro. Lotito e Reja hanno lavorato bene costruendo una grande squadra. Il presidente ha mantenuto la parola e mi ha dato una grande opportunità. I miei maestri? Materazzi e Mancini. La nuova Lazio può andare lontano».
Per scherzo, ma non troppo, parla di calcio­champagne. Tutti all’attacco. Si diverte e fa divertire i suoi ragazzi, classe ’95. E’ uscito dallo spogliatoio di Formello e ha trovato la panchina degli Allievi d’Élite della Lazio.

Ora allena al campo Gentili, sulla via Cassia. Domani gioca in casa, c’è il derby con il Tor di Quinto (ore 15). Scatta il campionato Coppa Lazio e comincia anche la nuova carriera di Simone Inzaghi, 34 anni compiuti il 5 aprile, ex centravanti dello scudetto nel Duemila. Aveva già preso il patentino, l’idea di diventare allenatore era sempre stata nei suoi pensieri. Alla fine del campionato, Lotito gli ha proposto di entrare nel settore giovanile biancoceleste. Simone ha accettato subito con entusiasmo, ha deciso di ritirarsi in anticipo e ora si diverte a lavorare con i suoi ragazzi. Si sente dalla voce.

E’ tornata la stessa dei tempi in cui trascinava la Lazio in Champions a suon di gol. E’ stato un grande attaccante, gli è mancata continuità di condizione fisica e cattiveria per diventare grandissimo come suo fratello Pippo. Ma l’entusiasmo lo porterà lontano da allenatore. Ieri “mister” Inzaghi ci ha raccontato tutto.

Simone Inzaghi domani debutta da allenatore sulla panchina de­gli Allievi della Lazio. Quando è na­ta l’idea di cambiare mestiere? « E’ sempre stato un mio deside­rio, tempo fa ne avevo parlato con il presidente Lotito. Alla fine del cam­pionato, è arrivata la proposta della società e l’ho accettata con grandis­simo entusiasmo, decidendo di in­traprendere una nuova avventura. Tre anni fa, quando mi ero fermato a lungo per problemi alla schiena, avevo preso il patentino di terza ca­tegoria. Io ci pensavo, Lotito mi dis­se che gli sembravo portato per questa professione. A distanza di tempo, ha onorato la promessa, mi ha proposto di entrare nel settore giovanile. E io sono contentissimo di poter cominciare da allenatore proprio con la Lazio».

Qual è stato il consiglio di suo fra­tello Pippo?
«Pippo e i miei genitori hanno ap­poggiato la scelta. Il mio obiettivo era restare a Roma. Alla Lazio gli spazi si stavano chiudendo, avrei potuto giocare per altre due stagio­ni cambiando squadra, ma non mi andava. Così ho accettato la propo­sta della società. Devo ringraziare Lotito per l’opportunità che mi ha dato e perché è stato di parola. Ho sempre pensato di restare nel calcio quando avrei smesso, mi sembrava fosse arrivato il momento giusto».

Anche Pippo diventerà allenato­re?
«Penso di sì, ma è ancora presto per parlarne. Avete visto come sta? In tre partite ha già segnato due gol e si è procurato un rigore a Cesena. A 37 anni mi sembra che sia più in forma rispetto a quando ne aveva 30. Credo abbia ancora molta voglia di giocare e di mettere il pallone in rete. Poi resterà nel calcio. Potreb­be fare l’allenatore. Io, però, lo ve­do come direttore sportivo: se ne in­tende tanto».

Com’è stata l’estate senza prepa­razione e ritiro precampionato?
« Strana. Non ero abituato. Dopo vent’anni, se ti ritrovi senza campo alla fine di luglio, ti manca qualco­sa. Ma è durata poco. Con i miei ra­gazzi la preparazione è cominciata il 16 agosto. Siamo stati una setti­mana in ritiro sotto la Maiella. Do­po una vita a giocare, ora allenare è diverso. Per esempio i primi giorni mi suonava strano quando i ragazzi, alla fine del pranzo, mi chiedevano se potevano alzarsi da tavola. Sino a poche settimane fa, lo chiedevo a Reja...».

Domani si comincia, c’è subito il Tor di Quinto al campo Gentili. Qual è stato il suo primo pensiero?
«Quando è uscito il calendario, so­no andato a vedere subito le date del derby con la Roma di Sandro Tova­lieri. Giocheremo il 15 gennaio in casa all’andata e il 6 maggio a Tri­goria. C’è anche l’Atletico Roma, ma in questa categoria non sono te­mibili solo le rappresentative di club professionistici. Ce ne sono al­tre, appunto come il Tor di Quinto, che a livello giovanile hanno sem­pre fatto risultati. Spero di partire bene. E anche di recuperare qual­cuno dei miei ragazzi. Questa setti­mana una decina di loro sono rima­sti a casa per un virus intestinale».

Com’è il rapporto con la sua squa­dra di giovani?
« Ci alleniamo tutti i giorni due ore, dalle 15 alle 17, al campo Gen­tili sulla Cassia. Si divertono, mi se­guono, sono molto rispettosi. Mi chiamano mister. Molti di loro, sino alle ultime giornate dello scorso campionato, facevano i raccattapal­le allo stadio Olimpico quando la Lazio giocava in casa. E’ chiaro che sognano tutti di arrivarci in prima squadra. Ma ora devono pensare so­lo a crescere».

Inzaghi era conosciuto come uno dei più allegri e vivaci nello spo­gliatoio. Ora è diventato un mister esigente? E’ cambiato oppure no?
« No, sono sempre uguale. Ma è chiaro che il rapporto sia cambiato. Avverto le responsabilità. Sono un allenatore esigente il giusto. Voglio che in quelle due ore i ragazzi si im­pegnino e pensino solo a lavorare».

E i suoi ex compagni della Lazio?
« La cosa più bella, e mi ha fatto davvero piacere, è che tutti mi ve­dono portato verso questo mestiere. Quando posso, cerco di andare a trovarli nello spogliatoio di Formel­lo, ma gli orari dell’allenamento spesso coincidono. Mi è venuto a trovare Matuzalem. Li sento tutti molto vicini. Mi capita di vedere Rocchi, Foggia, Mauri e gli altri. Kolarov mi telefona spesso dall’In­ghilterra per sapere come sta an­dando ».

A Formello si parla già del calcio­champagne dei baby di Inzaghi...
« E’ una Lazio votata all’attacco. Sto giocando con il 4- 2- 3- 1 perché ho tanti giocatori con caratteristi­che offensive. Mi piace il modulo al­la spagnola».

Ma Inzaghi diventerà un allena­tore integralista che sposa un solo modulo oppure cambierà spesso?
«No, niente integralismi. Si potrà sempre cambiare. Adesso giochia­mo così perché lo richiedono le ca­ratteristiche della squadra. Certo mi piace il calcio d’attacco. Chiedo ai miei ragazzi di giocare sempre la palla, questa deve essere la menta­catore lità. Il pallone bisogna giocarlo, non buttarlo».

E Reja cosa le ha detto?
«L’ultima volta che l’ho incrocia­to a Formello mi ha fermato e mi ha chiesto: “Allora, ti piace o no?“. Sta­va scherzando, ma in fondo voleva mettermi alla prova e capire se ero contento e appassionato. Quando posso, cerco di vedere i suoi allena­menti e di rubargli qualcosa».

C’è un ragazzo su cui è pronto a scommettere per il futuro della La­zio?
«Sono tutti giovani di prospettiva, ma devono impegnarsi tanto e con­tinuare a crescere. E’ un’età in cui si può diventare calciatori oppure fermarsi. Ognuno di loro ha le pos­sibilità, ma dipende dalle proprie capacità».

Cosa cambia nel passaggio da gio­co, ad allenatore?
«Tutto. Era meglio, era più facile giocare. Andavi al campo e quando ti eri allenato due ore, finiva tutto il tuo lavoro. Ora a casa mi porto i pensieri, le tensioni per la formazio­ne, le tabelle degli allenamenti. E’ molto più difficile questo mestiere».

Come si sente a lasciare fuori uno dei suoi ragazzi?
« Male. Anch’io ho venticinque giocatori in organico e ne posso por­tare soltanto diciotto tra campo e panchina. Le scelte sono sempre complicate. Ora capisco quelli che erano i miei allenatori...».

Qual è l’obiettivo stagionale dei suoi Allievi?
« Mantenere questo entusiasmo. Domenica abbiamo vinto un torneo ad Amatrice battendo l’Ascoli ai ri­gori. Alla fine, dopo l’ultimo tiro, tutti i ragazzi si sono messi a corre­re e ad abbracciarsi come se avessi­mo vinto la Champions League. E’ stato bellissimo, emozionante. Ec­vorrei si conservasse questo spi­rito. Cercheremo di far bene il no­stro campionato, di divertirci. Sa­rebbe una soddisfazione se qualcu­no di questi ragazzi diventasse così bravo da esordire tra qualche anno in prima squadra con la Lazio. Que­sto, ovviamente, è l’obiettivo del settore giovanile. Far uscire qual­che altro talento».

Da quali allenatori ha imparato di più?
«Ho appreso qualcosa da tutti. Ne ho avuti tanti bravissimi: da Eriks­son a Mancini, passando per Delio Rossi, ma se proprio devo fare dei nomi, mi sento di ringraziarne due. Uno è Giuseppe Materazzi, perché al Piacenza, nonostante ci fosse la concorrenza di altri quattro attac­canti, mi ha fatto esordire e giocare in serie A. Ricordo la prima partita, segnai proprio alla Lazio, un segno del destino. E poi un grosso grazie va a Roberto Mancini, perché mi ha permesso di arrivare alla Lazio. Senza di lui non ci sarebbe stata questa storia. Ma tutti sono stati bravi. Mi fa piacere ricordare an­che Ballardini. E’ un allenatore molto preparato, faceva lavorare bene. Purtroppo nel calcio contano i risultati e non è stato molto fortu­nato alla Lazio».

E suo figlio Tommaso non entra nel settore giovanile della Lazio?
«Adesso ha nove anni e l’impegno della scuola. Gioca al Football Club, vicino a casa. Se migliorerà, se vor­rà giocare nella Lazio, vedremo. Ma ora è presto».

L’ultimo gol di Inzaghi in serie A ( Lazio- Lecce 1- 1, ottobre 2008) coincide con l’ultima volta della La­zio in testa alla classifica.
«Sì, mi ricordo. E’ una bella coin­cidenza. Ma adesso bisogna dare i meriti alla società e ai suoi dirigen­ti. Hanno costruito una signora La­zio, con grande raziocinio. Sono tut­ti giocatori importanti, Reja ha co­perto ogni ruolo con due pedine. La squadra merita di stare lassù e sono convinto che questo sarà un grande campionato».

Perché la Lazio di due anni fa, do­po una partenza sparata, non arrivò in fondo?
«Non era una squadra completa e forte in ogni reparto com’è la Lazio di oggi. Questa è costruita meglio, è più assortita».

Dove arriverà la Lazio di Reja?
«Se continueranno a lavorare così, senza clamori, potranno far felici i tifosi. Ci sono le possibilità per arri­vare davvero lontani. L’importante è non avere problemi, non porsi de­gli obiettivi. La Lazio dovrà cercare di giocarsi una partita alla volta con lo stesso spirito, ma senza darsi pressioni. Questa squadra può lot­tare alla pari anche con le grandi».

Un giorno Simone Inzaghi allene­rà la Lazio in serie A?
« Magari. Questo è il grande so­gno. L’ultimo sogno che mi è rima­sto. Spero davvero che si possa rea­lizzare, ma dovrò dimostrare sul campo di meritarlo. Devo ancora prendere i patentini di seconda e di prima categoria, devo finire gli stu­di, ho bisogno di altra esperienza. Ci vuole tempo».

Ma Lotito lo sa che Inzaghi un giorno allenerà la Lazio?
« Penso che Lotito lo sappia, ma ora posso solo ringraziarlo per es­sere stato di parola e avermi dato la possibilità di diventare allenatore. Devo pedalare tanto, ho bisogno di finire gli studi e di fare esperienza. Solo il campo dirà se lo merito».

Fonte: Corriere dello Sport][url]INZAGHI E IL SUO NUOVO RUOLO: ''VI RACCONTO IL MIO CALCIO CHAMPAGNE''
«Il nuovo ruolo mi diverte molto, sogno di allenare la Lazio in futuro. Lotito e Reja hanno lavorato bene costruendo una grande squadra. Il presidente ha mantenuto la parola e mi ha dato una grande opportunità. I miei maestri? Materazzi e Mancini. La nuova Lazio può andare lontano».
Per scherzo, ma non troppo, parla di calcio­champagne. Tutti all’attacco. Si diverte e fa divertire i suoi ragazzi, classe ’95. E’ uscito dallo spogliatoio di Formello e ha trovato la panchina degli Allievi d’Élite della Lazio.

Ora allena al campo Gentili, sulla via Cassia. Domani gioca in casa, c’è il derby con il Tor di Quinto (ore 15). Scatta il campionato Coppa Lazio e comincia anche la nuova carriera di Simone Inzaghi, 34 anni compiuti il 5 aprile, ex centravanti dello scudetto nel Duemila. Aveva già preso il patentino, l’idea di diventare allenatore era sempre stata nei suoi pensieri. Alla fine del campionato, Lotito gli ha proposto di entrare nel settore giovanile biancoceleste. Simone ha accettato subito con entusiasmo, ha deciso di ritirarsi in anticipo e ora si diverte a lavorare con i suoi ragazzi. Si sente dalla voce.

E’ tornata la stessa dei tempi in cui trascinava la Lazio in Champions a suon di gol. E’ stato un grande attaccante, gli è mancata continuità di condizione fisica e cattiveria per diventare grandissimo come suo fratello Pippo. Ma l’entusiasmo lo porterà lontano da allenatore. Ieri “mister” Inzaghi ci ha raccontato tutto.

Simone Inzaghi domani debutta da allenatore sulla panchina de­gli Allievi della Lazio. Quando è na­ta l’idea di cambiare mestiere? « E’ sempre stato un mio deside­rio, tempo fa ne avevo parlato con il presidente Lotito. Alla fine del cam­pionato, è arrivata la proposta della società e l’ho accettata con grandis­simo entusiasmo, decidendo di in­traprendere una nuova avventura. Tre anni fa, quando mi ero fermato a lungo per problemi alla schiena, avevo preso il patentino di terza ca­tegoria. Io ci pensavo, Lotito mi dis­se che gli sembravo portato per questa professione. A distanza di tempo, ha onorato la promessa, mi ha proposto di entrare nel settore giovanile. E io sono contentissimo di poter cominciare da allenatore proprio con la Lazio».

Qual è stato il consiglio di suo fra­tello Pippo?
«Pippo e i miei genitori hanno ap­poggiato la scelta. Il mio obiettivo era restare a Roma. Alla Lazio gli spazi si stavano chiudendo, avrei potuto giocare per altre due stagio­ni cambiando squadra, ma non mi andava. Così ho accettato la propo­sta della società. Devo ringraziare Lotito per l’opportunità che mi ha dato e perché è stato di parola. Ho sempre pensato di restare nel calcio quando avrei smesso, mi sembrava fosse arrivato il momento giusto».

Anche Pippo diventerà allenato­re?
«Penso di sì, ma è ancora presto per parlarne. Avete visto come sta? In tre partite ha già segnato due gol e si è procurato un rigore a Cesena. A 37 anni mi sembra che sia più in forma rispetto a quando ne aveva 30. Credo abbia ancora molta voglia di giocare e di mettere il pallone in rete. Poi resterà nel calcio. Potreb­be fare l’allenatore. Io, però, lo ve­do come direttore sportivo: se ne in­tende tanto».

Com’è stata l’estate senza prepa­razione e ritiro precampionato?
« Strana. Non ero abituato. Dopo vent’anni, se ti ritrovi senza campo alla fine di luglio, ti manca qualco­sa. Ma è durata poco. Con i miei ra­gazzi la preparazione è cominciata il 16 agosto. Siamo stati una setti­mana in ritiro sotto la Maiella. Do­po una vita a giocare, ora allenare è diverso. Per esempio i primi giorni mi suonava strano quando i ragazzi, alla fine del pranzo, mi chiedevano se potevano alzarsi da tavola. Sino a poche settimane fa, lo chiedevo a Reja...».

Domani si comincia, c’è subito il Tor di Quinto al campo Gentili. Qual è stato il suo primo pensiero?
«Quando è uscito il calendario, so­no andato a vedere subito le date del derby con la Roma di Sandro Tova­lieri. Giocheremo il 15 gennaio in casa all’andata e il 6 maggio a Tri­goria. C’è anche l’Atletico Roma, ma in questa categoria non sono te­mibili solo le rappresentative di club professionistici. Ce ne sono al­tre, appunto come il Tor di Quinto, che a livello giovanile hanno sem­pre fatto risultati. Spero di partire bene. E anche di recuperare qual­cuno dei miei ragazzi. Questa setti­mana una decina di loro sono rima­sti a casa per un virus intestinale».

Com’è il rapporto con la sua squa­dra di giovani?
« Ci alleniamo tutti i giorni due ore, dalle 15 alle 17, al campo Gen­tili sulla Cassia. Si divertono, mi se­guono, sono molto rispettosi. Mi chiamano mister. Molti di loro, sino alle ultime giornate dello scorso campionato, facevano i raccattapal­le allo stadio Olimpico quando la Lazio giocava in casa. E’ chiaro che sognano tutti di arrivarci in prima squadra. Ma ora devono pensare so­lo a crescere».

Inzaghi era conosciuto come uno dei più allegri e vivaci nello spo­gliatoio. Ora è diventato un mister esigente? E’ cambiato oppure no?
« No, sono sempre uguale. Ma è chiaro che il rapporto sia cambiato. Avverto le responsabilità. Sono un allenatore esigente il giusto. Voglio che in quelle due ore i ragazzi si im­pegnino e pensino solo a lavorare».

E i suoi ex compagni della Lazio?
« La cosa più bella, e mi ha fatto davvero piacere, è che tutti mi ve­dono portato verso questo mestiere. Quando posso, cerco di andare a trovarli nello spogliatoio di Formel­lo, ma gli orari dell’allenamento spesso coincidono. Mi è venuto a trovare Matuzalem. Li sento tutti molto vicini. Mi capita di vedere Rocchi, Foggia, Mauri e gli altri. Kolarov mi telefona spesso dall’In­ghilterra per sapere come sta an­dando ».

A Formello si parla già del calcio­champagne dei baby di Inzaghi...
« E’ una Lazio votata all’attacco. Sto giocando con il 4- 2- 3- 1 perché ho tanti giocatori con caratteristi­che offensive. Mi piace il modulo al­la spagnola».

Ma Inzaghi diventerà un allena­tore integralista che sposa un solo modulo oppure cambierà spesso?
«No, niente integralismi. Si potrà sempre cambiare. Adesso giochia­mo così perché lo richiedono le ca­ratteristiche della squadra. Certo mi piace il calcio d’attacco. Chiedo ai miei ragazzi di giocare sempre la palla, questa deve essere la menta­catore lità. Il pallone bisogna giocarlo, non buttarlo».

E Reja cosa le ha detto?
«L’ultima volta che l’ho incrocia­to a Formello mi ha fermato e mi ha chiesto: “Allora, ti piace o no?“. Sta­va scherzando, ma in fondo voleva mettermi alla prova e capire se ero contento e appassionato. Quando posso, cerco di vedere i suoi allena­menti e di rubargli qualcosa».

C’è un ragazzo su cui è pronto a scommettere per il futuro della La­zio?
«Sono tutti giovani di prospettiva, ma devono impegnarsi tanto e con­tinuare a crescere. E’ un’età in cui si può diventare calciatori oppure fermarsi. Ognuno di loro ha le pos­sibilità, ma dipende dalle proprie capacità».

Cosa cambia nel passaggio da gio­co, ad allenatore?
«Tutto. Era meglio, era più facile giocare. Andavi al campo e quando ti eri allenato due ore, finiva tutto il tuo lavoro. Ora a casa mi porto i pensieri, le tensioni per la formazio­ne, le tabelle degli allenamenti. E’ molto più difficile questo mestiere».

Come si sente a lasciare fuori uno dei suoi ragazzi?
« Male. Anch’io ho venticinque giocatori in organico e ne posso por­tare soltanto diciotto tra campo e panchina. Le scelte sono sempre complicate. Ora capisco quelli che erano i miei allenatori...».

Qual è l’obiettivo stagionale dei suoi Allievi?
« Mantenere questo entusiasmo. Domenica abbiamo vinto un torneo ad Amatrice battendo l’Ascoli ai ri­gori. Alla fine, dopo l’ultimo tiro, tutti i ragazzi si sono messi a corre­re e ad abbracciarsi come se avessi­mo vinto la Champions League. E’ stato bellissimo, emozionante. Ec­vorrei si conservasse questo spi­rito. Cercheremo di far bene il no­stro campionato, di divertirci. Sa­rebbe una soddisfazione se qualcu­no di questi ragazzi diventasse così bravo da esordire tra qualche anno in prima squadra con la Lazio. Que­sto, ovviamente, è l’obiettivo del settore giovanile. Far uscire qual­che altro talento».

Da quali allenatori ha imparato di più?
«Ho appreso qualcosa da tutti. Ne ho avuti tanti bravissimi: da Eriks­son a Mancini, passando per Delio Rossi, ma se proprio devo fare dei nomi, mi sento di ringraziarne due. Uno è Giuseppe Materazzi, perché al Piacenza, nonostante ci fosse la concorrenza di altri quattro attac­canti, mi ha fatto esordire e giocare in serie A. Ricordo la prima partita, segnai proprio alla Lazio, un segno del destino. E poi un grosso grazie va a Roberto Mancini, perché mi ha permesso di arrivare alla Lazio. Senza di lui non ci sarebbe stata questa storia. Ma tutti sono stati bravi. Mi fa piacere ricordare an­che Ballardini. E’ un allenatore molto preparato, faceva lavorare bene. Purtroppo nel calcio contano i risultati e non è stato molto fortu­nato alla Lazio».

E suo figlio Tommaso non entra nel settore giovanile della Lazio?
«Adesso ha nove anni e l’impegno della scuola. Gioca al Football Club, vicino a casa. Se migliorerà, se vor­rà giocare nella Lazio, vedremo. Ma ora è presto».

L’ultimo gol di Inzaghi in serie A ( Lazio- Lecce 1- 1, ottobre 2008) coincide con l’ultima volta della La­zio in testa alla classifica.
«Sì, mi ricordo. E’ una bella coin­cidenza. Ma adesso bisogna dare i meriti alla società e ai suoi dirigen­ti. Hanno costruito una signora La­zio, con grande raziocinio. Sono tut­ti giocatori importanti, Reja ha co­perto ogni ruolo con due pedine. La squadra merita di stare lassù e sono convinto che questo sarà un grande campionato».

Perché la Lazio di due anni fa, do­po una partenza sparata, non arrivò in fondo?
«Non era una squadra completa e forte in ogni reparto com’è la Lazio di oggi. Questa è costruita meglio, è più assortita».

Dove arriverà la Lazio di Reja?
«Se continueranno a lavorare così, senza clamori, potranno far felici i tifosi. Ci sono le possibilità per arri­vare davvero lontani. L’importante è non avere problemi, non porsi de­gli obiettivi. La Lazio dovrà cercare di giocarsi una partita alla volta con lo stesso spirito, ma senza darsi pressioni. Questa squadra può lot­tare alla pari anche con le grandi».

Un giorno Simone Inzaghi allene­rà la Lazio in serie A?
« Magari. Questo è il grande so­gno. L’ultimo sogno che mi è rima­sto. Spero davvero che si possa rea­lizzare, ma dovrò dimostrare sul campo di meritarlo. Devo ancora prendere i patentini di seconda e di prima categoria, devo finire gli stu­di, ho bisogno di altra esperienza. Ci vuole tempo».

Ma Lotito lo sa che Inzaghi un giorno allenerà la Lazio?
« Penso che Lotito lo sappia, ma ora posso solo ringraziarlo per es­sere stato di parola e avermi dato la possibilità di diventare allenatore. Devo pedalare tanto, ho bisogno di finire gli studi e di fare esperienza. Solo il campo dirà se lo merito».

Fonte: Corriere dello Sport












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IL DERBY NON VA MAI PERSO.

Ci sarà sempre chi ti critica, l'unica cosa da fare è continuare ad avere fiducia, stando attento a chi darai fiducia due volte.

Non ti sforzare tanto, le cose migliori succedono quando meno te lo aspetti.

Nessun futuro è per sempre.

IL GOL DI VIERI ERA BUONO!!

Offline surg

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Re:Il nuovo ruolo di Simone Inzaghi
« Risposta #1 : Venerdì 1 Ottobre 2010, 18:38:02 »
Io no manderei mio figlio a scuola da Simone Inzaghi

Offline ammiraglio

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Re:Il nuovo ruolo di Simone Inzaghi
« Risposta #2 : Venerdì 1 Ottobre 2010, 18:40:52 »
Io no manderei mio figlio a scuola da Simone Inzaghi

avresti paura che poi rimorchierebbe troppo tralasciando i compiti?
yeah, i heard that dwight wants me fired. it's just the way it is. you know what? i just don't care, i don't give a damn.
i'll go home and find something to do.

zorba

Re:Il nuovo ruolo di Simone Inzaghi
« Risposta #3 : Venerdì 1 Ottobre 2010, 19:13:48 »
A Ulì, ma che hai postato?!?  ;D ;D ;D ;D

Facci un riassunto.......  :P

Offline gazzaladra

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Re:Il nuovo ruolo di Simone Inzaghi
« Risposta #4 : Venerdì 1 Ottobre 2010, 19:21:50 »
bella intervista.
Bravo Simone e bravo il Presidente a dargli una chance e mantenere la promessa.

è ancora più bello sapere quanti ex vogliano allenare la Lazio.

Non chi comincia...ma colui che persevera.

Offline CeiZanettiGarbuglia

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Re:Il nuovo ruolo di Simone Inzaghi
« Risposta #5 : Venerdì 1 Ottobre 2010, 19:35:00 »
Finalmente dopo anni e anni, si comincia a leggere qualcosa di positivo e di leggiadro sulla Lazio, però anzichè gradire, come sarebbe giusto, cominciamo a fare delle facili ironie.
Non sono tifoso di una squadra, sono Laziale!

Offline aquilafelyx

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Re:Il nuovo ruolo di Simone Inzaghi
« Risposta #6 : Venerdì 1 Ottobre 2010, 19:42:45 »
non so i padri :) ma le mamme degli aquilotti saranno contente ;D
M'illumino di Lulic

Bajo las águilas silenciosas, la inmensidad carece de significado.


Chi ha paura di perdere non merita di vincere

Offline TomYorke

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Re:Il nuovo ruolo di Simone Inzaghi
« Risposta #7 : Venerdì 1 Ottobre 2010, 19:45:54 »
Me lo sento....questo è l'anno di Inzaghi! :)
Bianco azzurro è il colore del cielo, è il colore che amo di più, scusa merda se ti chiamo roma, ma di merda ci sei solo tu!!

Offline Fabio70rm

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Re:Il nuovo ruolo di Simone Inzaghi
« Risposta #8 : Sabato 2 Ottobre 2010, 11:31:23 »
Contento per Simone e la società. Due piccioni con una fava.

E se son rose...
Polisportiva SS LAZIO, l'unica squadra a Roma che vince invece di chiacchierare!!