E' morto Maurizio Mosca

[Bill Kelso]

Lo ha da poco annunciato il sito de La Repubblica.

La prima cosa che mi è venuta in mente è che Mosca ha fatto parte di quei nuovi giornalisti usciti dal cilindro di Biscardi e dal Processo del Lunedì dei primi anni ottanta.
Chi non ricorda quell'intervista inventata di sana pianta a Zico e di quella figura di merda che il calciatore gli fece fare in televisione?
Per non parlare del pendolino e delle previsioni mai azzeccate...

Era malato da tempo.
Mi dispiace perché a parte la voce aveva un aspetto tutto sommato simpatico.

[bak]

Guardavo guida al campionato solo per sentire le sue panzane.

Mi spiace

[Tarallo]

Tipico esempio italiano di macchietta laddove sarebbe stato bellissimo avere competenza.

Simpaticissima persona, era facile provar affetto per lui, ma simbolo di un'Italia dove i meriti non contano.

Condoglianze ai suoi.

[RobCouto]

Riposi in pace.

Quanto al professionista, ho idea che sia diventato famoso solo in quanto figlio (e fratello) di. Al calcio non ha dato nulla, alla credibilità del giornalismo nemmeno.

[jumpingjackflash]

mi dispiace per l'uomo e gli auguro di riposare in pace.

Come giornalista non l'ho mai sopportato. Più un guitto che un serio professionista d'altronde come tanti suoi colleghi che piacciono da anni.



che la terra gli sia lieve.

[Rupert]

Che la terra ti sia lieve.
Ciao Maurizio.

[Eagleman]

Ne sparava di ... bombe, pero' era simpatico. Riposa in pace 

[Er Matador]

Pace all'anima sua, innanzitutto. Se parliamo di giornalismo sportivo, il modo di intenderlo suo e di qualche altro ne ha rappresentato l'inizio della fine: pensare che questo pur simpatico signore svolgesse ufficialmente la stessa attività professionale di un Beppe Viola è troppo difficile da comprendere.
 Attenuante dovuta: se uno si butta in un pozzo e gli altri lo seguono, la colpa non può essere tutta di chi ha cominciato.
 E quindi si prendano le proprie responsabilità quanti, invece di difendere e magari innovare una certa tradizione, l'hanno gettata alle ortiche ottenebrati dal virus del consenso facile: dimenticando che, soprattutto oggi, le persone serie hanno mercato, utenza - magari più silenziosa - e conseguenti prospettive di lucro almeno quanto i clown.
 Mosca & c. hanno rappresentato un po' la Fininvest della situazione. Anche qui con una Rai, rappresentata del giornalismo sportivo tradizionale, non in grado di reggere botta.

[sassoxsasso]

non l'ho mai sopportato.

riposi in pace.

[Tarallo]

Pace all'anima sua, innanzitutto. Se parliamo di giornalismo sportivo, il modo di intenderlo suo e di qualche altro ne ha rappresentato l'inizio della fine: pensare che questo pur simpatico signore svolgesse ufficialmente la stessa attività professionale di un Beppe Viola è troppo difficile da comprendere.
 Attenuante dovuta: se uno si butta in un pozzo e gli altri lo seguono, la colpa non può essere tutta di chi ha cominciato.
 E quindi si prendano le proprie responsabilità quanti, invece di difendere e magari innovare una certa tradizione, l'hanno gettata alle ortiche ottenebrati dal virus del consenso facile: dimenticando che, soprattutto oggi, le persone serie hanno mercato, utenza - magari più silenziosa - e conseguenti prospettive di lucro almeno quanto i clown.
 Mosca & c. hanno rappresentato un po' la Fininvest della situazione. Anche qui con una Rai, rappresentata del giornalismo sportivo tradizionale, non in grado di reggere botta.

Commento ineccepibile.

[Ulisse]

 Riposi in pace.

[TD]

Mi dispiace per la persona.

[ralphmalph]

Riposi in pace.

Quanto al professionista, ho idea che sia diventato famoso solo in quanto figlio (e fratello) di. Al calcio non ha dato nulla, alla credibilità del giornalismo nemmeno.

[Bill Kelso]

Pace all'anima sua, innanzitutto. Se parliamo di giornalismo sportivo, il modo di intenderlo suo e di qualche altro ne ha rappresentato l'inizio della fine: pensare che questo pur simpatico signore svolgesse ufficialmente la stessa attività professionale di un Beppe Viola è troppo difficile da comprendere.
 Attenuante dovuta: se uno si butta in un pozzo e gli altri lo seguono, la colpa non può essere tutta di chi ha cominciato.
 E quindi si prendano le proprie responsabilità quanti, invece di difendere e magari innovare una certa tradizione, l'hanno gettata alle ortiche ottenebrati dal virus del consenso facile: dimenticando che, soprattutto oggi, le persone serie hanno mercato, utenza - magari più silenziosa - e conseguenti prospettive di lucro almeno quanto i clown.
 Mosca & c. hanno rappresentato un po' la Fininvest della situazione. Anche qui con una Rai, rappresentata del giornalismo sportivo tradizionale, non in grado di reggere botta.

Nulla da dire. Semplicemente perfetto.

[darienzo]

Io prima della deriva "biscardiana" mi ricordo di un serio e preparato giornalista della "Gazza" innamorato dello sport, soprattutto del pugilato.

Lo ricordo tanti anni fa ospite di un salotto di Maurizio Costanzo (ancora sulla rai, la trasmissione si chiamava Grand'Italia) difendere a spada tratta e con passione autentica il valore della "noble art" contro certuni ospiti che ne chiedevano l'abolizione.
E scriveva anche bene, poi certo sfruttò il suo personaggio nelle ospitate televisive che certo poteva fargli gonfiare più rapidamente il portafoglio.
Ricordo però con divertimento puro "L'appello del martedì" su Italia Uno, vero campionario di comicità (in)volontaria

[AlenBoksic]

Un grandissimo come Gianni Mura domenica ha scritto questo di lui:

Ieri la notizia della morte di Maurizio Mosca. Che non stesse bene gli si leggeva in faccia, ma ha voluto lavorare fino all’ultimo, com’è abitudine di tutti quelli innamorati del mestiere. So cosa molti pensano di Mosca: una macchietta, un giullare, le bombe, il pendolino. Premesso che le tv cambiano le persone e ognuno è libero di scegliere in che misura, io lo ricordo come un ottimo giornalista. Abbiamo lavorato otto anni a tre metri di distanza, nella stessa stanza, alla vecchia Gazza, prima in via Galilei poi in piazza Cavour: non bucava una notizia, Maurizio. Allora si occupava di pugilato ed erano gli anni di Benvenuti, Mazzinghi, Burruni, Duran. Lo chiamavamo Moschino, perché era l’ultimo dei fratelli, minuto, esile anche la voce. Allora, in Gazzetta non c’erano più di trenta redattori, oggi credo il quadruplo, ma è solo per dire che ci si conosceva meglio tra noi, specie i giovani (giovani di allora, metà anni ’60). Maurizio aveva un talento per le imitazioni (gli riuscivano benissimo quelle del direttore, Gualtiero Zanetti, e di Bruno Raschi) e un innato senso ludico. Penso avesse capito con largo anticipo che il calcio può anche non esser preso sul serio. Se giullare doveva essere, modello Bertoldo, ma si capisse intanto che il re era nudo. Giovanissimo dentro, un ragazzino, è morto alla soglia dei 70 anni. Aveva un gran cuore, pochi ne ho conosciuti più generosi di lui. Quel poco o tanto che gli arrivava in tasca ne usciva a rivoli, in opere di bene, e non tollerava che se ne parlasse. Ne parlo adesso perché mi sembra giusto. E gli sia lieve la terra

[porgasm]

Pace all'anima sua, innanzitutto. Se parliamo di giornalismo sportivo, il modo di intenderlo suo e di qualche altro ne ha rappresentato l'inizio della fine: pensare che questo pur simpatico signore svolgesse ufficialmente la stessa attività professionale di un Beppe Viola è troppo difficile da comprendere.
 Attenuante dovuta: se uno si butta in un pozzo e gli altri lo seguono, la colpa non può essere tutta di chi ha cominciato.
 E quindi si prendano le proprie responsabilità quanti, invece di difendere e magari innovare una certa tradizione, l'hanno gettata alle ortiche ottenebrati dal virus del consenso facile: dimenticando che, soprattutto oggi, le persone serie hanno mercato, utenza - magari più silenziosa - e conseguenti prospettive di lucro almeno quanto i clown.
 Mosca & c. hanno rappresentato un po' la Fininvest della situazione. Anche qui con una Rai, rappresentata del giornalismo sportivo tradizionale, non in grado di reggere botta.

come sempre, Er Matador