www.goal.comIl carattere di Reja sta plasmando a sua immagine e somiglianza una Lazio che potrà fare male a molti.Una partita a scacchi tra Reja e Allegri finita in un pari che senza ombra di dubbio sta stretto ai biancocelesti. Al cospetto di un Milan in difficoltà, confuso nel gioco e spento nel carattere, ma sempre minaccioso col peso specifico dei singoli, la Lazio sfodera una prestazione orgogliosa da squadra vera, ma soprattutto unita: la gestione degli uomini, apparentemente illogica, da parte del tecnico carnico assume invece un ruolo determinante nella motivazione psicologica di tutti. Ognuno si sente importante, percepisce la carica agonistica che infonde il mister navigato e si rende conto di poter avere in qualsiasi momento una chance. Quasi nessuno è più sicuro del posto, tutti messi alla prova costantemente per guadagnarsi la maglia da titolare.
E così arrivano 7 punti che potevano tranquillamente essere 12, perché a Genova per un’ora si è vista solo una squadra con una buona dose di sfortuna e con molta meno di cinismo, contro il Bologna a un primo tempo inesistente da parte di entrambe è seguito il dominio biancoceleste, a Firenze la sofferta vittoria è stata sacrosanta, e all’Olimpico contro il Milan se c’era una formazione che meritava i tre punti era sicuramente la Lazio. Ma va bene così, come dice il saggio Reja: la squadra c’è, la convinzione pure, e finchè l’obbiettivo è divertire il pubblico, la stagione non potrà che essere costellata di soddisfazioni, al di là dei proclami e degli obbiettivi, che lasciano il tempo che trovano.
COSA VA – La predisposizione al sacrificio da parte di tutti e l’intenzione di non mollare mai sono aspetti sempre più forti nella Lazio disegnata da Reja, abile stratega ma anche focoso motivatore. Incredibile la carica e la serenità che accompagnano le parole del tecnico alla vigilia, convinto della condizione dei suoi e delle potenzialità del giocattolo messo su in collaborazione con Lotito. La compattezza dei reparti contro il Milan rasenta la perfezione, e i contropiedi a valanga sono spesso devastanti.
COSA NON VA - Manca ancora quella concretezza e quella convinzione in più per essere competitivi al 100%. Reja l’aveva detto: “le occasioni contro il Milan non saranno tante, dovremo sfruttarle”. Sono state forse più del previsto, ma si deve arrivare alla conclusione con più determinazione: tanti i rasoterra flebili tra le mani di Abbiati dopo essersi creati con caparbietà lo spazio per il tiro. Ormai il gioco sta prendendo forma, ora serve la definitiva consapevolezza dei propri mezzi, che a giudicare dalle prestazioni sembrano essere importanti.
TOP & FLOP – Una prestazione sopra le righe per tutti, difficile trovare un migliore. Hernanes sicuramente ha doti straordinarie. A volte sconnesso e fuori posizione, ancora poco avvezzo a giocare spalle alla porta da trequartista, palla al piede è però spettacolo puro: elegante, raffinato nel tocco e imprevedibile in quel suo finto modo di essere lento, ma in realtà rapido e imprendibile nel cambio di passo. Da stropicciarsi gli occhi la percussione in area in mezzo a tre e il secco rasoterra a servire Floccari per la rete del pari. In crescita invece Pasqualino Foggia, che potrà essere molto prezioso lungo tutto il campionato se riuscirà ad acquisire un po’ di continuità fisica. Ieri però, se in fase difensiva si è dannato l’anima per raddoppiare e supportare l’esordiente Cavanda, sono mancati i suoi lampi in avanti come solo il folletto napoletano sa fare, ma sicuramente meritata l’ora e un quarto di partita.
CONSIGLI PER IL MISTER – Da premiare più che la scelta degli uomini, la sapiente gestione del gruppo che sembra beneficiare degli influssi caratteriali del proprio allenatore. Anche i cambi sono sembrati azzeccati, qualcuno chiedeva l’uscita di Hernanes apparentemente sfinito, lui invece ha scelto di tenerlo in campo e ha avuto ragione. Se si può fare un piccolo appunto, forse l’ingresso di Zarate andava deciso prima, e solo in un secondo momento si sarebbe potuto pensare a Rocchi: nonostante il periodo no del fantasista argentino, il suo possesso palla e i suoi dribbling insistiti avrebbero attirato su di sé più uomini rossoneri, rendendo più difficoltosi al Milan i contropiedi con i quali invece hanno rischiato nel finale di agguantare l’immeritato vantaggio, contropiedi nati anche dal fatto che, con ben 4 giocatori offensivi, la Lazio ha poi patito dopo il pareggio il buco in mezzo al campo.
IL FUTURO – Senza dubbio l’aquila! Al di là dei facili ironismi che avranno sicuramente caratterizzato i commenti di alcuni estranei al mondo Lazio, l’iniziativa, seppur curiosa e magari apparentemente ridicola, è senza dubbio da lodare per l’impegno della società di valorizzare un simbolo storico della Lazio e di attirare l’attenzione e l’euforia del popolo biancoceleste, ancora sfiduciato dalla scorsa stagione e dal francamente irrilevante peso della tessera del tifoso. La Lazio può davvero spiccare il volo come l’aquila americana, ma paradossalmente senza mai staccare i piedi da terra.