www.gazzetta.itdi Salvatore Malfitano
Non si tratta di Daspo ma di un provvedimento della società, che "revoca il gradimento" dei supporter colpevoli di fatti gravi come quelli degli insulti antisemiti dell'ultimo derbyE' chiamato in causa così raramente che quasi non ci si ricordava più dell'esistenza di un Codice Etico. E' servita una società sportiva esasperata e infangata dal comportamento discriminatorio e incivile di alcuni esponenti della propria tifoseria, per tornare ad applicarlo nel modo più severo possibile. La Lazio infatti ha squalificato a vita tre persone per gli episodi di antisemitismo di cui si sono resi protagonisti durante il derby contro la Roma. In realtà però, non trattandosi del provvedimento di un'autorità pubblica, la formula più corretta è "revoca del gradimento", come si legge nel comunicato del club biancoceleste.
Non si tratta dunque di un Daspo, l'acronimo che indica il divieto di accesso alle manifestazioni sportive. Quest'ultimo è una misura preventiva disciplinata dall'articolo 6 della legge 401/1989, è emessa dal Questore e nella sua applicazione di base la durata deve essere compresa tra uno e cinque anni. Esistono poi due gradi successivi: la recidiva, che allarga l'intervallo tra i cinque e i dieci anni; la recidiva reiterata, che permette di estendere la durata del Daspo fino ad altri otto anni.
Il codice etico --- La Lazio invece, attraverso l'applicazione del Codice Etico, ha potuto disporre un provvedimento di carattere definitivo. Il 4 agosto 2017 è stato firmato un protocollo d'intesa a Roma nella sede della Figc da Federcalcio, Coni, Ministro dell'Interno (Marco Minniti), Ministro dello Sport (Luca Lotti), Lega Serie A, Lega B, Lega Pro, Lega Nazionale Dilettanti, Assocalciatori, Assoallenatori e l'Associazione Italiana degli Arbitri. In quella circostanza si è permesso alle società di stilare una serie di regole che i tifosi sono tenuti a rispettare, dando ai club la possibilità di "sospendere o revocare il gradimento" nei confronti dei responsabili, cioè l'interdizione dall'accesso all'impianto. Le disposizioni si ritengono automaticamente accettate dal sostenitore con il solo possesso del biglietto. Ogni club le ha declinate nel modo che ha ritenuto più opportuno, ad esempio Roma e Lazio sono tra coloro che si riservano di punire anche le offese, le discriminazioni e gli incitamenti alla violenza diffusi sui social. Per l'individuazione dei colpevoli si possono ricevere segnalazioni dai servizi di stewarding, dal Suppoter Liaison Officer e avvalendosi delle immagini videoregistrate dalle telecamere dello stadio o pubblicate in rete.
Applicazione ---In questa circostanza la Lazio ha applicato quanto previsto alla lettera q) e v) del Codice Etico per i sostenitori, sanzionando "manifestazioni espressive di insulto o di offesa, o inneggianti alla violenza, o alla discriminazione per qualsiasi motivo, qualora esternate in occasioni di eventi o manifestazioni pubbliche e/o sui social media" e "cori ed espressioni inneggianti alla violenza o alla discriminazione". Il concetto è poi ribadito poco più avanti: "(i tifosi presenti allo stadio) devono astenersi dal porre in essere comportamenti offensivi di natura omofobica, sessuale, razziale o discriminatoria in qualsiasi forma, consapevoli che qualsiasi comportamento di tal genere costituisce grave violazioni del Codice Etico". La durata del provvedimento è a discrezione della società, in base ad una serie di criteri come l'intenzionalità, il danno d'immagine, la recidiva e la gravità.
Precedenti --- Il pugno duro delle società è un evento sporadico ma non nuovo. A fare da apripista, impiegando il Codice Etico in modo significativo, è stata la Roma nel settembre 2019 che ha vietato l'accesso all'Olimpico a vita per gli insulti razzisti rivolti da un tifoso a Juan Jesus tramite la chat di Instagram. Nel novembre dello stesso anno il Verona aveva vietato l'ingresso allo stadio fino al 2030 ad uno dei capi del tifo organizzato per i cori razzisti indirizzati a Mario Balotelli, continuando poi ad insultarlo sia a mezzo social che in una trasmissione radiofonica locale. A febbraio 2020 il Cagliari aveva bandito a vita dallo stadio tre tifosi per "parole discriminatorie e offensive di carattere razzista durante le gare disputate alla Sardegna Arena nel corso degli ultimi mesi".