www.corrieredellosport.itdi Fabrizio Patania
La tecnica e la classe abbinate allo spirito di sacrificio richiesto dal tecnico. La formula del Maradona è futuribile La nuova via del Sarrismo, declinata in versione contrasto, ha restituito la prospettiva Champions alla Lazio. Vecino in modalità Leiva, Luis Alberto e Milinkovic di lotta e non solo di governo, fedeli alle consegne. Mau, nel suo vecchio stadio di Napoli, ha rivisto il “centrocampo tra i più belli d’Europa”, come lo aveva definito nell’imminenza della finale di Supercoppa a Ryiad, quando ne prese tre con la Juve da Inzaghi. Meno palleggio rispetto al 2019, corsa infinita, tanta intelligenza nel rispetto delle diagonali e dello spartito. Si può giocare bene, coniugando la classe e la tecnica con l’organizzazione tattica. Ecco la vera rivoluzione del tecnico: essere riuscito a portare dalla sua parte Milinkovic e Luis Alberto. Ora sono al servizio del collettivo. Processo di maturazione completo, “anche se possono fare ancora meglio”, come sottolinea spesso Sarri, soprattutto in relazione ai palloni persi dal serbo: «Voi guardate i colpi di tacco e di suola, io altre cose», ha spiegato in tempi recenti.
Adesione
Sono serviti diciotto mesi, gli alti e bassi, le fisiologiche crisi di adattamento. Ora il tecnico si sente vicino al traguardo. Ha plasmato la Lazio. Lo spogliatoio lo segue. I top player sono convinti della bontà del progetto. Sarri alla Juve non era riuscito a modificare i principi di gioco e le abitudini di Bonucci e Chiellini sulla linea difensiva. A Formello ha imposto il “pensiero unico” di calcio, spesso indigesto ai fuoriclasse, ed a cui non si uniformavano Acerbi e Luiz Felipe. Sbagliato pensare che sia un allenatore solo votato allo spettacolo e ai gol. Le sue squadre hanno sempre saputo difendere bene. Ancora più sbagliato usare il Napoli come metro di paragone universale. L’Empoli era stato promosso e si era salvato in Serie A in un altro modo, con il Chelsea (Europa League) e la Juve (campionato) aveva vinto scegliendo la via del compromesso. Lotito alla Lazio gli sta consentendo di dettare le linee strategiche del nuovo corso. Era fondamentale ottenere l’adesione totale dello spogliatoio.
Terzetto
La rinascita di Luis Alberto, che più di tutti aveva faticato a digerire il cambio in panchina, suona come paradigma del salto di qualità della Lazio. Inzaghi lo aveva arretrato a centrocampo concedendogli ampie licenze difensive. Ora il Mago corre, suda, rientra e lotta come chiede Sarri. Di più. Reclamava la cessione, voleva tornare in Spagna. E’ diventato un punto fermo. «Si allena come dico io e quando mette in campo questa intensità, diventa un centrocampista fenomenale» ha raccontato il tecnico della Lazio. Decisivo il chiarimento di fine dicembre per sbloccarne le motivazioni e riportarlo al top. Non ha cambiato idea Sarri, ma Luis Alberto ha compiuto un passo in avanti, dimostrando umiltà: può aggiungere altro al suo bagaglio professionale, completando il percorso da numero 10 tutto campo. Milinkovic nelle gerarchie era più avanti. Vecino doveva solo riacquistare il ritmo dopo due anni all’Inter in cui aveva giocato poco e la crisi (più mentale che fisica) post Mondiale. Si è adattato davanti alla difesa, garantendo dinamismo e contrasto. Non ha lo stesso palleggio di Cataldi, ma protegge i due fantasisti, aggiunge il colpo di testa e ha risolto la partita di Napoli con un super gol. Occhio perché Sarri cercherà sempre di trovargli un posto. La formula del Maradona, con vista Champions, è futuribile e ripetibile.