www.corrieredellosport.itdi Fabrizio Patania
Sarri proverà a giocarsela al Maradona ma la certezza del momento è la fase difensiva: riuscirà anche a disinnescare Osimhen? Ci vorrà un’altra prova super per resistere all’urto offensivo della capolista e strappare un bel risultato ROMA - Basterà il muro della Lazio al Maradona per placare l’uragano Osimhen? L’interrogativo principale a Napoli potrebbero sgretolarlo con un dato. Se la Lazio ha incassato sinora 19 gol, seconda miglior difesa del campionato alla pari con la Juve, Spalletti ne ha presi 15, quattro in meno. Il muro alzato da Kim e Rahmani, davanti a Meret, potrebbe essere ancora più alto per Immobile. Il calcio sa essere sorprendente e non si può spiegare solo con i numeri, altrimenti diventerebbe prevedibile. Certo Sarri, che vuole andare a giocarsela al Maradona perché difendersi e basta non avrebbe senso, in questo momento ha una sola certezza. La fase difensiva della Lazio sta funzionando, tredicesimo clean sheet in campionato infilato con la Samp, l’attacco un po’ meno: appena 6 gol realizzati nelle ultime 8 partite, comprese coppe.
Controllo
Dunque, l’unico appiglio, per resistere all’urto del Napoli, restano l’ordine tattico e la capacità di concedere poche occasioni, dimostrate nell’ultimo periodo, ma non solo. E’ dall’inizio della stagione che la Lazio controlla meglio le partite. Anche il 3 settembre all’Olimpico, nel girone d’andata, la squadra biancoceleste sbandò e perse la bussola solo per 20-25 minuti, quelli decisivi a cavallo dell’intervallo, in cui Kim e Kvara firmarono in rimonta il primo successo pesante di una galoppata fantastica. Un gol di Zaccagni aveva aperto le danze e la Lazio finì all’attacco, reclamando un rigore non concesso a Lazzari che si sarebbe potuto trasformare nel 2-2.
Febbre Patric
Domani le condizioni saranno diverse. Il Napoli è straripante, come e più dello scorso settembre. La Lazio non ha la stessa brillantezza di allora. Sarri batte sul solito tasto. L’ordine, il rispetto delle distanze dai compagni e dalla palla, le diagonali e le coperture, a cui partecipano centrocampisti e attaccanti. Movimenti, sincronie, automatismi da mandare a memoria. Difesa di reparto, non individuale. Ecco perché Luca Pellegrini, con pochi allenamenti, non ha ancora esordito e Casale, altro acquisto voluto dal tecnico, ha impiegato quattro mesi per diventare titolare. L’ex Verona domani non ci sarà perché squalificato: «E mi dispiace tanto. Ci tenevo, anche perché mi sarebbe piaciuto affrontare Osimhen. Non mi è mai capitato. Lo vedo in tv e mi dico: “Ha troppe qualità, è veloce, è forte di testa, ha tutto”. Ero diffidato da sei-sette partite e poteva capitare. Ma chi giocherà, farà bene. Ne sono sicuro». Tornerà Romagnoli, fermo per una lesione muscolare riportata contro l’Atalanta (11 febbraio), ancora a corto di allenamenti, in panchina con la Samp, quando Sarri non è riuscito a inserirlo nel finale per favorirne il rodaggio. E chissà se giocherà Gila, mai titolare in Serie A. Ieri Patric, designato per la sostituzione di Casale, non si è allenato. Febbre. Sindrome influenzale, dicono a Formello, facendo trapelare possibilità di recupero. Il dubbio resta. Sarebbe già tanto non si trattasse della gastroenterite che la scorsa settimana ha fatto fuori Milinkovic e Zaccagni. Qualora recuperasse, Sarri lo sistemerebbe accanto a Romagnoli. Coppia più collaudata, titolare anche all’andata di fronte a Osimhen. Marusic e Hysaj (più di Lazzari) i probabili terzini. Poi toccherà a tutta la Lazio proteggere la linea arretrata e magari a Provedel di superarsi. Il conto dice 13 clean sheet, il record in Serie A è suo. La Juve è rimasta imbattuta per 15 partite su 24, ma Szczesny si è fermato a 10, non le ha giocate tutte. Anche Meret è davanti al polacco.