Autore Topic: Felipe, il sorriso passa dal derby + Momento Felipe  (Letto 397 volte)

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Felipe, il sorriso passa dal derby + Momento Felipe
« : Sabato 12 Novembre 2016, 10:29:16 »
Il Messaggero


Felipe, il sorriso passa dal derby





ROMA Semaforo giallorosso. Felipe è in diffida e rischia di saltare il derby: «Ci sarò e voglio segnare alla Roma», la promessa a Montelibretti. Ma dovrà rimediare un'ammonizione col Genoa oppure passare indenne da Palermo per non deludere il giuramento. Qualche sorriso, ieri, allo stadio di Borgo Santa Maria in mezzo a piccoli aquilotti. Ma cappellino e felpone nero tradiscono il suo morale. Non è bastato il confronto con Inzaghi, Felipe è comunque nervoso. E non è solo una questione di ruolo (non ha gradito d'essere arretrato di nuovo a Napoli). Deve sgombrare la testa dai problemi familiari che lo tormentano da più d'un anno. Solo il calore della gente può distrarlo: «I tifosi mi amano, mi baciano quando mi incontrano per strada. Abbiamo tutti la Lazio nel cuore, ma non so se resterò qui, nel calcio tutto può succedere». Il manager Bertolucci sta lavorando da tempo per portarlo al Chelsea, il socio Kia l'ha offerto all'Inter. Lotito chiede 50 milioni, Felipe è blindato sino al 2020. Ma, dicevamo, tutto può succedere: «Tranne un trasferimento alla Roma». Appuntamento al 4 dicembre anche per de Vrij, che dovrebbe tornare in gruppo la prossima settimana insieme a Lukaku. Mercato: per Djordjevic il Lione offre 5 milioni, utili per puntare Haller o Paloschi.
Alberto Abbate

La Repubblica ed. Roma
Momento Felipe Conte lo corteggia lui pensa al derby “Stavolta segno io”
Anderson tra i bimbi di Montelibretti

GIULIO CARDONE

IL giovane Felipe ritrova serenità e sorriso tra i bimbi di Montelibretti, il piccolo comune vicino Roma. Aveva vissuto un sabato complicato, il talento brasiliano, con quella vicenda del ruolo che non gli va giù e il gioco che nella sfida di Napoli non passava abbastanza tra i suoi piedi. Si era sfogato con Simone Inzaghi, allievo e maestro si sono capiti: d’altronde Anderson non ce l’ha certo con il tecnico della Lazio, unico nella sua esperienza romana — arrivato a vent’anni, nel 2013, è alla quarta stagione in biancoceleste — a considerarlo titolare senza se e senza ma. Anzi, Inzaghi gli chiede di essere decisivo sempre, perché Felipe può e deve fare la differenza in ogni partita. Ora che sta trovando la famosa continuità, tallone d’Achille dei fantasisti, dev’essere solo messo nelle condizioni di sfruttare tutto il suo enorme potenziale. Così è probabile che dopo la sosta, all’Olimpico contro il Genoa, Anderson torni nella sua posizione preferita di attaccante esterno nel 4-3-3.
Intanto ieri ha dispensato abbracci e autografi agli alunni di Montelibretti, che gli hanno posto domande sul derby ormai vicino: «Un gol contro la Roma? Ci spero. Lavoriamo tutti i giorni per farci trovare pronti in quella sfida così importante per noi e per i tifosi, dobbiamo giocare una grande partita». Lui farà in modo di esserci, aggirando il pericolo giallo: è diffidato, Felipe, e quindi un’altra ammonizione — ne ha rimediate già 4 — farebbe scattare la squalifica; tra la sosta e il derby ci sono due gare, Genoa e Palermo, allora meglio che salti la trasferta in Sicilia invece della sfida più attesa, questo è certo. Fuori discussione anche il suo affetto per la Biancoceleste, si nota dalle parole ai bambini: «La Lazio non è una squadra qualsiasi, è qualcosa di diverso. Me lo dicevano prima del mio arrivo in Italia e in effetti è proprio così. I tifosi poi sono un po’ come in Brasile, mi dimostrano affetto e io sto benissimo con loro. È un onore — la frecciata finale alla Roma — giocare per la prima squadra della Capitale». Il suo contratto scade nel 2020 (guadagna 1,5 milioni a stagione più bonus), ma la prossima estate non sarà facile trattenerlo: la sua agenzia ha agganci importanti in Premier, in particolare con il Chelsea di Conte, il futuro resta in bilico anche se Lotito per l’eventuale cessione chiederà la luna. Quando gli chiedono se resterà biancoceleste a vita, Anderson è onesto: «La Lazio è una squadra speciale. Poi vediamo, nel calcio tutto può succedere ». Niente di rassicurante, ma è la pura verità.

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