www.repubblica.itIl senegalese entra dopo il gol del Chievo e arriva il pari di de Vrij. Suo l’assist: “Se gioco bene non è una questione di testa”. Inzaghi trova il difetto: “Male sui calci piazzati, bisogna lavorarci”
di GIULIO CARDONE e MARCO ERCOLE
Alla decima panchina in serie A, Simone Inzaghi scopre questo strano animale chiamato pareggio. Nelle precedenti partite (7 nella scorsa stagione, 3 in questa), aveva solo vinto (5 volte) o perso (4). L'inedito si consuma a Verona contro il Chievo, che un anno fa aveva travolto 4-0 la Lazio di Pioli. Il passo avanti non può appagare la squadra biancoceleste, ambiziosa ma ancora in cerca di identità e senza la necessaria rabbia per imporsi su questi campi. Troppo fragili le ali Felipe Anderson e Kishna, capaci di pungere (si fa per dire) solo in contropiede, troppo solo Immobile, troppo tempo è rimasto in panchina il figliol prodigo Keita. Logico, bisognava fargli pagare le monellate estive, il posto da titolare sarebbe stato un segnale negativo per il gruppo: ma è un fatto che senza di lui, la Lazio non si accende mai e va pure sotto perché Gamberini di testa fa secco Marchetti. Al contrario, appena entra il senegalese - al 6' della ripresa, subito dopo il gol del Chievo - arriva il pareggio ed è proprio Keita a confezionare l'assist per de Vrij, che va a segno per la prima volta nel campionato italiano: "Avevo detto in settimana - racconta l'olandese - che prima o poi l'avrei buttata dentro, sono felice del gol ma volevamo vincere questa gara. Non ci siamo riusciti, però l'1-1 non è male". È sempre il 21enne cresciuto nella Cantera del Barcellona a creare poi pericoli per la difesa veronese, con i suoi guizzi, i dribbling, le iniziative in velocità: "Non è vero - dice il senegalese - che ho giocato bene perché ho messo la testa a posto. Ogni volta che entro a gara in corso cerco di dare il mio supporto alla squadra, oggi ho permesso a de Vrij di segnare ma purtroppo non è bastato per vincere. Comunque queste prestazioni sono il modo migliore che ho per ripagare la fiducia di Inzaghi".
Su quel tridente l'allenatore deve insistere: Felipe, se riuscirà a tornare decisivo, Immobile e Keita. Perché la struttura della squadra, a differenza dello scorso anno, è solida: la coppia centrale formata da Bastos - nonostante sia lui a perdersi Gamberini - e de Vrij può diventare tra le più forti del campionato e il centrocampo ha le qualità per svolgere bene le due fasi, anche se stavolta l'affaticato Biglia arranca - sotto gli occhi di Mirabelli, futuro ds del Milan - e Lulic fa più confusione del solito. "Di sicuro dobbiamo lavorare sulle palle inattive", dice giustamente Inzaghi. Sulle parabole di Birsa, quelli della Lazio hanno dormito: "Lo sloveno - continua il tecnico - è un giocatore molto bravo sulle punizioni, ma non è possibile che in 4 occasioni abbiano preso la palla sempre loro. Non è ammissibile che una squadra come noi conceda così tanto". Contro il Pescara, sabato alle 18 all'Olimpico, Inzaghi si aspetta più attenzione in difesa e ben altra aggressività in attacco. Di sicuro, Keita sarà titolare.