Autore Topic: Giordano: «I miei 60 anni d’amore con la Lazio»  (Letto 687 volte)

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Giordano: «I miei 60 anni d’amore con la Lazio»
« : Sabato 13 Agosto 2016, 15:55:22 »
www.iltempo.it



L'ex attaccante spegne le candeline e pensa al futuro da allenatore «Mi sorprende l’affetto della gente. È lo stesso che nutro per questa maglia»

di Simone Pieretti

Tanti attaccanti segnano, soltanto pochi sanno fare gol. Il calcio italiano celebra il compleanno di uno degli attaccanti più forti della storia. Bruno Giordano, classe 1956, professione bomber. Mai una rete banale. I suoi gol erano capolavori plasmati attraverso gesti sportivi, opere d'arte appese nell'anima, graffi di emozione, sublimi fremiti del cuore.


Il primo giorno di Lazio non si scorda mai.
«Provino a Tor di Quinto, alla fine Flacco Flamini mi disse: resti con noi. Avrei voluto spendere tutta la mia carriera nella Lazio - afferma - purtroppo furono costretti a cedermi per sanare il bilancio».


Provarono a cederla alla Roma.
«Chinaglia mi parlò dell’offerta della Roma: tantissimi soldi, e alcuni giocatori in cambio. Gli dissi "Gio’ io te vojo bene, chiedimi tutto, ma non mi chiedere una cosa del genere: io alla Roma non ci vado"».


Alla fine fu Napoli.
«Maradona era in pressing da tempo, ma fu decisivo anche Italo Allodi, mio testimone di nozze, che mi cercava dai tempi della Fiorentina. Da sempre volevo giocare in una squadra costruita da Allodi. Tutti sanno com’è finita: scudetto».


Lei e Maradona, una coppia di successo.
«Ci incontrammo per la prima volta nel 1978 all’Olimpico in un’amichevole tra Italia e Argentina e ci fu subito feeling. Lui mi mandò un telegramma quando mi ruppi la gamba ad Ascoli, iniziò un’amicizia importante. Io sono fiero di essere amico dell’uomo prima ancora del fuoriclasse: Diego è una grandissima persona, una persona vera. Lui arrivava dal barrio argentino, io da Trastevere, avevamo origini simili, ci siamo capiti al volo».


Trastevere, la sua culla.
«Ci torno spesso, ho ancora tanti amici. È sempre la stessa, anche se ora ci sono tanti stranieri: so ritrovare i miei angoli, il mio amore per Trastevere non è cambiato».


Quando si parla di amore, si parla di Lazio.
«È incredibile quanto amore riescano ancora a darmi i tifosi laziali, ma il loro amore è lo stesso che io avevo per la nostra maglia. Non ho ottenuto grandi risultati sportivi con la Lazio, ma non mi sono tirato mai indietro, come quando rientrai dall’infortunio quando ancora non ero pronto a farlo: fu un azzardo, misi a rischio la mia carriera ma lo rifarei altre cento volte».


Quella Lazio non ottenne successi eppure viene ricordata con amore.
«La nostra storia nella Lazio è stata particolare. Siamo arrivati nel periodo post scudetto, era una squadra povera ma bella. Ho vinto due titoli dei cannonieri, un campionato Primavera e uno con la De Martino. Mi è mancato soltanto lo scudetto dei grandi, ma infilarti la maglia della squadra che ami e scendere in campo per difenderne i colori è qualcosa di unico, che va oltre ogni vittoria».


L’unico rimpianto resta la Nazionale.
«Mi hanno tolto il titolo di campione del mondo del 1982 per una squalifica che ancora non riesco a digerire. Quattro anni dopo non ho capito la mancata convocazione per il Mondiale messicano, ci sono rimasto male: ero superiore rispetto a chi fu scelto per andare a difendere il titolo vinto a Madrid».


Cosa vuol fare Giordano da grande?
«Vorrei lavorare in un club che mi dia la possibilità di esprimere le qualità di allenatore. La vita mi ha dato tanto: in sessant’anni ho avuto alti e bassi, l’importante è reagire vivendo sempre con onestà».


Che regalo di compleanno vorrebbe?
«Il regalo è rappresentato dall’affetto della mia famiglia. Sarà un compleanno semplice, insieme alle persone che mi vogliono bene. Gran parte dei compleanni li ho festeggiati in ritiro con la squadra, ho spesso spostato i festeggiamenti. E sarei pronto a spostare anche quello del prossimo anno, felice di poter allenare di nuovo».

Auguri bomber.

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