www.corrieredellosport.itdi Marco Ercole
Entro fine mese la Lazio potrebbe presentare il piano per la ristrutturazione dell’impianto (resta il nodo della capienza). Il patron vuole anche due aree limitrofe ROMA - Lentamente, con giudizio, cautela e ambizione, ma qualcosa si sta muovendo. Il romantico sogno di riportare la Lazio a casa è ancora vivo e concreto. Lo è così tanto che entro fine mese, molto probabilmente, dovrebbe avvenire la consegna ufficiale del tanto atteso progetto per la ristrutturazione dello Stadio Flaminio. Che sia diventato un obiettivo di Lotito da tempo non è certo un mistero, a patto però che vengano soddisfatte determinate condizioni che lo rendano adeguato agli standard moderni. Al presidente del club biancoceleste occorre un impianto moderno, polifunzionale, capace di garantire profitti che vadano oltre il singolo giorno delle partita e, possibilmente, da utilizzare anche come gioiellino da esibire con la Uefa e la Fifa.
Richieste
Ecco perché intende fare le cose per bene, senza accontentarsi e puntando al massimo. Per questo avrebbe rifiutato la proposta, arrivata indirettamente e in colloqui informali, da parte del Comune di Roma, che si era detto disponibile a trovare le condizioni per far arrivare in qualche modo la struttura a una capienza di circa 38mila spettatori (dai 32mila attuali). Troppo pochi per il patron biancoceleste, che vorrebbe arrivare almeno a quota 45mila, numero minimo per poter sfruttare lo stadio anche in ottica internazionale e proporsi eventualmente come sede delle finali delle coppe europee. E questa resta una delle tante questioni in sospeso: oltre all'ampliamento, infatti, è necessaria una copertura, parcheggi adeguati e una lunga serie di interventi strutturali indispensabili per rimettere i piedi quello che a oggi è un rudere fatiscente nel cuore della Capitale.
Svolta
Sono tutti punti che finora non sono mai stati presi in considerazione per via dei limiti imposti dal vincolo di tutela del Ministero per i beni e le attività culturali. Quello che la famiglia Nervi, detentrice dei diritti d'autore patrimoniali e morali fino al 2049 sull'opera costruita per le Olimpiadi del 1960 da Pier Luigi e Antonio Nervi, ha delineato nelle 594 pagine del Piano di Conservazione presentato il 27 ottobre 2020 in Campidoglio, con l'avallo dell'allora sindaca Virginia Raggi e della Sovrintendenza. Adesso, però, la situazione è cambiata: da parte delle istituzioni c'è maggiore apertura e si è capito anche dal parere positivo "ai fini conservativi" espresso da parte del Ministero della Cultura lo scorso giugno in riferimento all'Artemio Franchi di Firenze, struttura realizzata anch'essa da Pier Luigi Nervi e sulla quale pendono i medesimi vincoli.
Zone
Ma non è finita, perché Lotito nel suo progetto dovrebbe chiedere anche due zone attigue al Flaminio già individuate, propedeutiche alla costruzione dell'impianto ampio e polifunzionale che ha in mente. Una di queste sarebbe il parcheggio adiacente che sfocia su piazza Ankara, dove ogni martedì si svolge il mercato municipale. Il presidente della Lazio vorrebbe anche queste location in più oltre a quella strettamente collegata allo stadio, riqualificandole e dando loro così una nuova vita. Il Comune di Roma non sarebbe però così favorevole a estendere troppo il piano di lavoro. Si vedrà in ogni caso non appena ci sarà qualcosa di ufficiale e potranno partire le discussioni formali. E la fine del mese in corso, molto probabilmente, segnerà uno spartiacque decisivo sotto questo punto di vista.