www.repubblica.itDall'approccio alla gara, alla tenuta difensiva per finire alla facilità di andare al tiro. La cura del nuovo tecnico sta dando i frutti sperati e ora, anche in chiave europea, la grande sfida di mercoledì alla capolista
di MARCO ERCOLE
ROMA - Ecco il secondo indizio. Per ottenere la prova che Simone Inzaghi abbia realmente rigenerato la Lazio occorre attendere il terzo, a Torino contro i primi della classe della Juventus. Di certo il 2-0 all'Empoli è un altro tassello che la società terrà in considerazione nelle valutazioni per la panchina della prossima stagione. Anche perché continuano ad arrivare segnali positivi da questa Lazio, simile alla precedente per modulo, diversa per atteggiamento e accorgimenti tattici.
L'APPROCCIO ALLA GARA - A parte le scelte tecniche come Klose centravanti titolare, Keita avanti nelle gerarchie rispetto a Felipe Anderson, Onazi punto di riferimento in mediana e Gentiletti di nuovo al centro della difesa, Inzaghi è intervenuto pure su altri aspetti. In particolare è cambiato l'approccio alla gara: in questa stagione, a prescindere dal valore dell'avversario, la Lazio di Pioli non riusciva a entrare da subito in partita come testimoniano le undici reti subite in campionato nel primo quarto d'ora. In queste due gare con Inzaghi, invece, non solo la Biancoceleste non ha ancora incassato gol e concesso solo tre tiri in porta complessivi agli avversari di turno (2 al Palermo, 1 all'Empoli), ma è riuscita anche a realizzare ben 3 reti in quel "temutissimo" primo quarto d'ora. Già più delle appena due occasioni in cui la Lazio ci era riuscita nelle precedenti 31 partite.
LA FACILITÀ DI ANDARE AL TIRO - Altro elemento di rottura con il passato è la facilità con cui la Lazio riesce ad arrivare al tiro e, soprattutto, di centrare la porta. Dopo le 8 conclusioni nello specchio al Palermo, contro l'Empoli ne sono arrivate altre 6: e in entrambi i casi i tiri complessivi sono stati addirittura 19. La manovra della Lazio è più fluida, vengono sfruttate di più le corsie laterali e la presenza di un centravanti al centro dell'attacco. Candreva e Keita provano sempre di saltare l'uomo per arrivare sul fondo e crossare, ma soprattutto per puntare alla conclusione: sono proprio i due esterni quelli ad arrivare più volte al tiro, rispettivamente 8 e 4. Ed entrambi vengono costantemente supportati dai terzini Patric e Lulic. La catena di destra, con lo spagnolo e Candreva, è quella che ha generato in assoluto più scambi sia contro il Palermo (24) che nella sfida all'Empoli (26, così come l'asse Biglia-Lulic).
LA PORTA INVIOLATA - E i numeri positivi non sono finiti. Già, perché pure in fase difensiva si è verificato qualcosa che non era mai accaduto in questo campionato: la porta inviolata. La Lazio non aveva mai concluso due partite consecutive senza subire gol. Non solo: i 183 minuti di imbattibilità (queste due partite, più i 3 minuti dopo la rete del 4-1 di Perotti nel derby) sono già diventati il secondo miglior risultato positivo degli
ultimi due anni in campionato. L'unica striscia superiore registrata da Pioli in Serie A sulla panchina della Lazio risale a un anno fa, 441 minuti registrati tra i gol di altri due argentini: Dybala in Lazio-Palermo del 22 febbraio 2015 e Tevez in Juve-Lazio del 18 aprile. Nel mezzo, quattro partite consecutive senza subire gol. Palermo e Empoli non possono ancora bastare, certo. Ma questa "cura Inzaghi" qualche effetto lo sta comunque portando, anche in attesa del terzo indizio.