Autore Topic: Serie A, il deficit a 365 milioni: così il sistema non regge più  (Letto 961 volte)

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L'inchiesta della Gazzetta evidenzia la crisi economica del nostro campionato: nella stagione del crac del Parma, 12 club su 19 hanno chiuso in rosso

di Marco Iaria

È allarme rosso sui conti della Serie A. L’ex campionato più bello del mondo ha perso 365 milioni nel 2014-15, cioè nella stagione del crac del Parma: erano 220 nel 2013-14. E il peggioramento fa ancora più impressione se si pensa che nel dato aggregato manca, appunto, il club gialloblù, fallito ed esentato dalla pubblicazione dei documenti contabili. Quel che emerge dall’inchiesta della Gazzetta sui bilanci è la deriva di un movimento non solo ai margini del contesto internazionale, senza Palloni d’oro e coppe da esibire, ma anche incapace di imboccare la via dell’equilibrio economico-finanziario.

ENTRATE-USCITE — Con un fatturato pressoché stabile in questi ultimi anni, leggermente aumentato (1,84 miliardi, 40 milioni in più del 2013-14) e strettamente legato ai diritti tv che pesano per il 60%, la gestione è precipitata a causa dell’aumento dei costi per un centinaio di milioni (a 2,4 miliardi, la metà per stipendi) e della riduzione delle plusvalenze per un altro centinaio di milioni. Aggiungeteci gli effetti negativi dello stop alle comproprietà e il quadro è completo. Questo è il conto economico, in cui la realtà dei fatti è spesso mascherata da alchimie tipo cessioni del marchio o valori gonfiati dei calciatori. Poi c’è la cassa, quella che gli amministratori delegati guardano con attenzione scoprendo in tanti, troppi casi come sia miseramente vuota. La riprova sta nella crescita dei debiti che non accenna a rallentare.

TROPPI DEBITI — Escludendo il Parma – che di debiti è morto – l’indebitamento al netto dei crediti della Serie A è cresciuto nella scorsa stagione di altri cento milioni, da 1,6 a 1,7 miliardi. In media le esposizioni verso le banche (1,1 miliardi in totale) sono aumentate dell’11% e quelle nei confronti dei fornitori (400 milioni) del 6%. Il guaio è che i debiti virtuosi, a favore di investimenti a medio-lungo termine, sono un’eccezione: l’Udinese ha fatto seguito alla Juventus accendendo un mutuo con Credito Sportivo e Mediocredito (15 milioni a bilancio nel 2014-15) per il rifacimento del Friuli. La ristrutturazione del debito di Inter e Roma, sulla scia di quanto fecero i Glazer col Manchester United, non può lasciare tranquilli i tifosi: i beni nerazzurri e giallorossi sono in pegno agli istituti di credito. Negli ultimi tempi, diverse società come Genoa e Chievo hanno rateizzato le pendenze con il Fisco e altre potrebbero seguirle. Beninteso, non è che in passato il calcio italiano sia stato un esempio virtuoso. Ora, però, il quadro è peggiorato ed è reso ancor più grave dalla scarsità di capitali.

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