www.gazzetta.itIl serbo risponde a Sabri Sarioglu, poi i biancocelesti vanno più vicini dei turchi alla vittoria anche se nel secondo tempo smettono di osareMettiamola così: pur portandosi dietro qualche piccolo rimpianto, alla fine la Lazio può tornare a casa mostrando un pizzico d'orgoglio. Perché tra le quattro italiane scese in campo in Europa, è quella che ha ottenuto il risultato migliore e perché un pari in trasferta mette la strada in discesa per la qualificazione agli ottavi. L'1-1 sul campo del Galatasaray, tutto sommato, è un altro passo avanti per uscire dalla crisi, che per quanto visto in campo è sicuramente meno grave rispetto a quella dell'avversario.
LA DIFFERENZA — Le vittime degli ultimi giorni, ricordate dal minuto di raccoglimento prima del fischio di inizio, hanno esasperato il clima di terrore in Turchia, ma la paura che si respira in campo è ovviamente di tutt'altra natura: il Galatasaray, quinto in classifica e a secco di successi da un mese in campionato, gioca con un anomalo 4-2-3-1 imbottito di difensori dal terzino-ala Sabri Sarioglu al centrale Chedjou trasformato in mediano; la Lazio ritrova Radu a sinistra e per aiutarlo schiera Lulic nel tridente d'attacco. Col senno di poi, contro un avversario palesemente timoroso e inferiore sul piano del gioco, non sarebbe stato un azzardo osare di più. E invece i biancocelesti, che pure non attraversano un gran momento, si accontentano soprattutto nel secondo tempo, quando abbassano il ritmo: il cambio Felipe Anderson-Candreva è emblematico (l'anno scorso giocavano sempre insieme) e il brasiliano, tra l'altro, non la prende bene.
BOTTA E RISPOSTA — L'avvio di gara, del resto, aveva confermato quanto visto col Verona e cioè che Felipe Anderson, pur senza strafare, sta venendo fuori pian piano dal tunnel in cui era rimasto a lungo. Il primo tiro della partita è il suo e suggella la migliore partenza della Lazio, spezzata al 12' dal gol del vantaggio casuale del Galatasaray con Donk che, in fuorigioco sul lancio di Selçuk Inan, serve a Sabri la palla dell'1-0. Per fortuna di Pioli la beffa non produce choc: il pari arriva poco dopo con Milinkovic-Savic bravo a girare in rete di testa una punizione di Biglia. Poi, da un possibile rigore negato a Matri (che ne chiede anche un altro dopo aver fallito un'occasione) a due interventi di Muslera su Mauricio e Parolo, è la Lazio ad andare più vicino al vantaggio, anche perché Sneijder confinato sulla sinistra e Podolski nell'inedito ruolo di unica punta sono due stelle al tramonto e fuori ruolo, così per il Gala è dura creare pericoli e l'unico spavento per Pioli lo provoca Konko con una spinta rischiosa in area proprio ai danni del tedesco. Nel secondo tempo la Lazio commette l'errore di arretrare troppo il baricentro: ciò non le impedisce di sfiorare un paio di volte il gol con Milinkovic-Savic, ma quel brivido finale, quando Umut Bulut spaventa Marchetti con un colpo di testa di poco alto, dice che alla fine va bene così. All'Olimpico, tra sette giorni, l'Aquila potrà volare più alto.
Vai al forum