Autore Topic: Il mental coach Corapi: "Ritiro sempre positivo: compatta e aiuta a ritrovarsi"  (Letto 585 volte)

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Motivazione. Ovvero muovere verso. L'insieme di forze che agiscono sulla persona - in questo caso un gruppo - e portano ad attivare le proprie energie per fare un qualcosa. Nel caso specifico, battagliare contro un Napoli tirato a lucido per continuare a sorvolare nelle parti alte della classifica. Le stesse energie che hanno condotto i ragazzi di Pioli a una straordinaria impresa nel capoluogo campano appena tre mesi e mezzo fa. Ieri sera allo stadio S Paolo si è presentata una Lazio sfiatata, una bella signora apatica e tendenzialmente depressa, che vive di rimpianti specchiandosi nei bei tempi che furono. Eppure la Lazio di oggi non è diversa da quella dello scorso campionato, ha resistito agli assalti di mercanti facoltosi preservando i suoi gioielli. Le numerose assenze non possono fungere da alibi, il problema risiede nell'intricato labirinto della psiche. Muovere verso un obiettivo, tutti insieme. Il segreto della corazzata 2014-15, terza forza del campionato. L'ossessione della PioliLazio versione 2.0, consapevole di aver smarrito la sua vera forza. Nel calcio non ci sono scarpini magici alla Jimmy Grimble o particolari congiunzioni astrali, servono solo le giuste motivazioni. Perchè questa Lazio è bella, ma non balla. Ed il ritiro imposto da Pioli, a questo punto, sembra la soluzione più lucida per ritrovare se stessi. La storia parla chiaro. Lo scorso anno questa scelta fu determinante per vincere poi la sfida decisiva contro il Napoli. Due anni prima l'esilio di Norcia aveva assunto dei tratti quasi spirituali ed aveva rappresentato la chiave di volta per battere la Roma e conquistare la Coppa Italia. Sandro Corapi, professione mental coach (vanta Candreva ed Hernanes tra i suoi assistiti, ndr), fece parte di quella spedizione. La redazione di lalaziosiamonoi.it l'ha contattato in esclusiva per analizzare il momento delicato della Lazio.

Può interpretare il morale del gruppo dopo una sconfitta di tale portata e una contestazione così aspra come quella avvenuta nella notte a Formello? "È scontato dire che dopo una sconfitta così pesante e umiliante prevalga come emozione la delusione. Ci sarà amarezza, non tanto per la sconfitta in se per se, ma per come si è sviluppata anche in termini di gol incassati. E mi auguro ci sia rabbia, in quanto proprio da quella, se incanalata nella giusta direzione, si può ripartire per trasformare questa sconfitta in una “benedetta sconfitta”, capace di condizionare positivamente le prestazioni future".

"Se la prestazione è questa vuol dire che non ho lavorato bene in settimana". Pioli nelle sue dichiarazioni lascia spesso trasparire grande tranquillità e non esita ad addossarsi le colpe delle sconfitte. È d'accordo con questa strategia comunicativa? "Un leader che si rispetti deve assumersi le proprie responsabilità sempre e comunque, perché è lui che deve prendere le decisioni. È giusta questa strategia comunicativa, in quanto nella gestione saggia e corretta di un gruppo le lodi si fanno pubblicamente, le critiche si fanno ad personam in privato. Anzi, grave sarebbe se le critiche di un proprio uomo o del proprio gruppo fossero fatte pubblicamente".

Quali differenze ci sono tra questo ritiro e soluzioni precedenti come quello di Norcia per preparare la finale di Coppa Italia o quello dello scorso anno prima dell'ultimo turno contro il Napoli? "Io posso parlare del ritiro che mi ha visto presente in tutte le giornate che hanno preceduto la finale di Coppa Italia del 2013. Sugli altri ritiri non posso esprimere giudizi perché non li ho vissuti. In ogni caso si tratta di situazioni completamente diverse: nel mio caso e in quello dello scorso anno c’era un obiettivo ben definito, una finale secca; in quello attuale l’obiettivo è ritrovarsi. Un ritiro, a prescindere dal fine, è la punta conclusiva di una serie di eventi che portano a un momento di riflessione serio e profondo. In ogni caso ha sempre dei benefici, sia per la preparazione di una singola sfida che di una partita di campionato. Io so cosa ho fatto insieme allo staff durante il ritiro prima della Coppa Italia 2013. All’epoca erano state create delle strategie che avevano un obiettivo ben preciso, creare una squadra determinata a fare una sola cosa: vincere. Non posso sapere la strategia che utilizzerà adesso mister Pioli, quindi non posso fare un paragone o esprimere giudizi. Prevedo, e mi auguro, che in ogni caso questo sia un ritiro dove oltre agli allenamenti ci sia una comunicazione franca, aperta e costruttiva tra le parti. Con una presa di coscienza e di responsabilità "vera" da parte di tutti".

Il calo motivazionale sembra essere il motivo principale di questo andamento. Qual è la sua idea in merito e quanto può aver inciso a livello psicologico la mancata qualificazione ai gironi di Champions League? "Fermo restando che una delusione momentanea per l’esclusione della Champions ci possa stare, perché uno sportivo vive di emozioni, di speranze e di sogni, a questi livelli è impensabile che possa determinare un calo motivazionale".

Esiste il rischio di una spaccatura all'interno dello spogliatoio, anche a seguito di alcuni eventi (la questione fascia di capitano e il mancato impiego di Felipe Anderson, ndr) che già avevano fatto vacillare gli equilibri interni? "Non entro nel merito delle polemiche, sono dinamiche che devono rimanere all’interno dello spogliatoio. Parlo della mia esperienza, anche durante il ritiro di Norcia si parlava all’esterno di spaccatura dello spogliatoio, ma posso assicurare che non c’era niente di vero. Presumo sia la stessa cosa anche ora e dal mio punto di vista non si deve dare attenzione a eventuali spaccature, ma solo a focalizzare il pensiero di tutti verso un obiettivo comune".

Lei è il mental coach, tra i tanti, anche di Antonio Candreva. Come sta reagendo a questi eventi? Può aiutare la squadra con il suo carisma, seppur sia impossibilitato a giocare per il problema alla caviglia? "Abbiamo guardato insieme la partita ieri, era molto arrabbiato e dispiaciuto. Antonio è un professionista esemplare, scalpita e non vede l’ora di dare come sempre il suo contributo al 100%. Presto tornerà per mettersi al servizio della squadra. È una figura importante all’interno dello spogliatoio e, soprattutto, sul campo. La sua presenza non può che aiutare".

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