www.gazzetta.itAi bianconeri il primo trofeo della stagione. Si decide tutto in cinque minuti nella ripresa: il croato sblocca di testa, l'ex Palermo raddoppia e chiude il match di Shanghaidi Stefano Cieri
Ancora Juve. La nuova stagione del calcio italiano comincia nel segno della squadra che da quattro anni domina incontrastata il panorama nazionale. Che si giochi all’interno dei patri confini o a 11 mila chilometri di distanza cambia poco. E cambia poco anche se in squadra non ci sono più campioni del calibro di Tevez, Pirlo e Vidal. A regalare al club bianconero la settima Supercoppa della sua storia provvedono infatti Mandzukic e Dybala, i due nuovi acquisti più importanti, quelli chiamati a sostituire i campioni andati via. Ci hanno messo poco ad ambientarsi, ci hanno messo ancora meno a consentire alla Juve di continuare la sua striscia di successi.
AL MOMENTO GIUSTO — Partita dai ritmi bassi, quella giocata a Shanghai. Il campo in pessime condizioni, la situazione meteo non ideale (al caldo dei giorni scorsi si è sostituito un vento fastidiosissimo), ma soprattutto un grado di preparazione ancora insoddisfacente in entrambe le formazioni hanno praticamente costretto Juve e Lazio a guardarsi, studiarsi e controllarsi per tutto il primo tempo. Poi nella ripresa la Juve ha pigiato un po’ sull’acceleratore e si è presa partita e coppa. Avrebbe già potuto sbloccare in apertura di secondo tempo la squadra juventina, ma Mandzukic si è fatto ipnotizzare da Marchetti e poi Pogba ha solo sfiorato il gol. L’ingresso di Dybala al quarto d’ora (al posto di Coman che gli era stato a sorpresa preferito) ha ulteriormente fatto pendere il piatto della bilancia in favore dei bianconeri. Che nel giro di cinque minuti (24’ e 29’) hanno chiuso la pratica. Ha sbloccato Mandzukic (testa vincente su cross di Sturaro), ha raddoppiato Dybala (girata al volo su assist di Pogba).
LAZIO IN RITARDO — Juve spietata e vincente, come al solito, anche se non ancora al meglio della condizione. Ma Lazio ancora più in ritardo rispetto alla corazzata bianconera. La squadra di Pioli, che tre mesi fa nella finale di Coppa Italia aveva giocata alla pari e forse anche meglio della banda di Allegri, stavolta ha fatto scena muta. Oltre qualche sussulto di Candreva e Anderson i biancocelesti non sono andati. Squadra solo lontana parente di quella brillante dell’anno scorso. Situazione preoccupante, a soli dieci giorni di un preliminare di Champions da affrontare con il temibile Bayer Leverkusen.
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