Autore Topic: Inchiesta Iodice, Lotito tre ore davanti al pm  (Letto 672 volte)

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Inchiesta Iodice, Lotito tre ore davanti al pm
« : Sabato 18 Luglio 2015, 08:26:55 »
Inchiesta Iodice, Lotito tre ore davanti al pm

NAPOLI Un «innovatore», un «riformatore», «uno che si batte per ripulire il calcio, a cominciare dai palazzi istituzionali». Uno che incarna il bene e che sa di avere davanti a sé - «a tutti i livelli, gruppi di potere rivali». Eccolo Claudio Lotito (foto Ansa), parla a ruota libera. E lo fa nel chiuso di una stanza della Procura, dinanzi ai pm Stefano Capuano e Enzo D’Onofrio. Passa al contrattacco, offrendo tre ore di spontanee dichiarazioni. È accusato di tentata estorsione, per aver imposto - scrivono i pm di Napoli - a un gruppo di club di Lega Pro un voto di fiducia nel corso dell’approvazione del bilancio consuntivo. Inchiesta nata dalle accuse di Pino Iodice, che in questi mesi si è arricchita della testimonianza di altri manager di società di Lega pro. In sintesi, il caso nasce il 15 dicembre del 2014, quando un gruppo di società si decide a fare quadrato contro Mario Macalli. Una sorta di fronda, bloccata sul nascere da Lotito che avrebbe preso tempo ed evitato una bocciatura del suo presunto gruppo di potere. Ma in cosa consiste il tentativo di estorsione? Indagini sulle mutualità sbloccate per i club (e gli sport) minori dalla legge Melandri, controllate da una fondazione i cui vertici sono ricondotti dalla Procura di Napoli alla lobby di Lotito. Per punire i ribelli, Lotito avrebbe avuto la forza di replicare con una sorta di embargo economico ai club della ex serie C. Scenario che attende gli esiti di una consulenza tecnica sui computer sequestrati in Figc. Difeso dall’avvocato Gianmichele Gentile, Lotito ha spiegato di non aver imposto alcuno stop ai finanziamenti, sostenendo la correttezza della propria condotta all’interno del Palazzo. Spiega il patron di Lazio e Salernitana ai pm: «So di avere alcuni giornali contro, ma non ho tentato di estorcere voti in cambio di finanziamenti».
L.D.G.

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