Il tifoso, fra Delio e i pescaresi, non aveva scelta: anche se la presenza di Matuzalem e il legame della proprietà con un personaggio come Soros mettevano pesi non indifferenti sull'altro piatto della bilancia.
Lo sportivo si ribella al fatto che, per il secondo anno consecutivo, i play-off promozione della B si concludono con un verdetto indegno, un autentico scandalo tecnico.
L'anno scorso toccò al Cesena di Bisoli, passato come un bulldozer su Modena e Latina proponendo unicamente catenaccio e calcioni.
Quest'anno dall'anticalcio si è passati a un vero e proprio non-calcio, ad opera di una formazione fra le più informi in assoluto quanto a gioco d'insieme e persino spirito agonistico.
Due traverse nei minuti di recupero - Castaldo contro l'Avellino, Melchiorri contro il Pescara - beffano in entrambi i turni avversarie più meritevoli sotto ogni profilo.
Neppure si può parlare di mano dell'allenatore, dato che ieri sera Delio ha straperso la partita a scacchi contro il promettente avversario.
Oddo ha smantellato un reparto di esterni su cui in teoria si basava la squadra, ma che nel primo tempo aveva reso poco o nulla, inventandosi un assetto offensivo completamente diverso con una punta di peso (Sansovini) e un trequartista-esterno atipico (Pasquato): la partita ha cambiato volto.
Buon sangue non mente, del resto: il padre Francesco non si è imposto ad altissimi livelli, forse anche per l'eccessiva signorilità, ma rimane un fine teorico in materia di tattica.
Delio ha reagito all'inferiorità numerica togliendo Sansone, la sua unica risorsa in termini di profondità e spunti individuali: il Bologna non è praticamente più uscito dall'area.
Dopo quest'ennesima dimostrazione, forse è il caso di rivedere la regola che prevede il passaggio della meglio classificata nella regular season in caso di parità nel numero di gol.
Lo spirito di tale normativa, che intende privilegiare un piazzamento costruito sulla lunga distanza rispetto all'alea di uno scontro andata e ritorno, incentivando così a ottenere il maggior numero di punti anche quando ci si è già qualificati per la griglia finale, rimane saggio e condivisibile.
Ma questo non esime dalla verifica dei risultati nella sua applicazione: che offrono indicazioni di tutt'altro segno, come dimostra il confronto diretto all'interno della Lega Pro.
Nei play-off la provenienza da gironi diversi rendeva inapplicabile tale criterio, costringendo a ripristinare il gol in trasferta e il regolamento delle Coppe europee: si è abbondato in supplementari e rigori, ma sempre al termine di gare avvincenti e in cui ciascuna delle due ha cercato di prevalere.
Nei play-out la provenienza dallo stesso girone ha consentito di privilegiare il piazzamento in classifica: e si è così assistito al consueto cliché, in cui la squadra bisognosa di rimontare tenta di far sì che si giochi a calcio mentre l'altra cerca di impedirlo.
Si pensava di premiare il merito, si sta finendo col premiare catenaccio e culo: una vera C2, ma anche come livello tecnico imposto alle gare e ai verdetti che ne scaturiscono.
Pur mantenendo il principio di fondo, che valorizza la posizione in campionato, occorrerà applicarlo in maniera diversa per non sfigurare la fisionomia delle partite.