Autore Topic: Laziomania - Why Always Acerbi?  (Letto 264 volte)

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Laziomania - Why Always Acerbi?
« : Domenica 1 Maggio 2022, 11:03:53 »
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di Luca Capriotti

Il calcio, come  la vita, tutto è strano no? Vai a giocare in Liguria dopo una partita amarissima, una settimana di fiele, di paginate comprate sui giornali. Vai a giocare in Liguria, e te la metti male da solo non una, non due volte, ma per tre volte. La Lazio fa, disfa, ri-disfa, disfa per tre volte, il gallo canta tre volte ma i 3 punti tornano a Roma con Sarri e i suoi. La Lazio masochista, la Lazio che si taglia da sola la partita e nello stesso tempo ritrova quella vittoria che serve, quella dei minuti finali. E a segnare, manco a farlo apposta per le nostre coronarie, è Francesco Acerbi. 

LE SCELTE FATTE TRADISCONO SARRI - Maurizio Sarri ci mette del suo: la Lazio che mette in campo lo tradisce. Prima Basic decide di non intervenire, Strakosha di nuovo ribadisce che no, non è un bel finale di stagione, i suoi difetti sembrano macroscopici, e la sua incapacità di reggere un momento di evidente preoccupazione (sul futuro, per esempio) si fa cristallina. Il suo momento parla da solo, lui no: lui non chiama 'sto benedetto pallone, non esce, e la Lazio è sotto, subito. E fu sera e fu mattina, la Lazio si fa male di nuovo, masochista. Non ci sta la squadra di Sarri e tiene il gioco in mano, si fa vedere, ci prova in tutti i modi, e Immobile la pareggia, di nuovo in connessione profonda con Milinkovic Savic, che si inventa un calcio di rigore palleggiando in area come noi avremmo difficoltà a fare in contesti di certo meno complicati e trafficati. Milinkovic-rigore-Immobile-gol: 150 gol con questa maglia addosso, tanto per dire. Se vi sembra poco, è il calcio che non vi interessa più di tanto.

ANCORA MASOCHISMO - Ma questa squadra, col pareggio non può starsene tranquilla: un duetto folle tra Cataldi e Patric consegna ad Agudelo il più facile dei raddoppia, e la Lazio per la seconda volta si fa del male da sola, ma in realtà è l'ennesima. Questa squadra sembra aver del masochismo dentro, che gli scorre nelle vene, che gli incrina le vertebre in una brutta copia perenne della sua stessa capacità di vincere, di attrarre, di fare cose belle. Ogni azione, reazione negativa. E fu sera e fu mattina, la Lazio è di nuovo sotto. Gli va dato atto, a questi ragazzi, che non si vogliono rassegnare ad uno Spezia ben messo in campo ed aggressivo - ma via via sempre più stanco e poco reattivo - e Sarri ribalta la Lazio con l'ingresso in campo di Luis Alberto. Lo spagnolo fa cose semplici e cose difficili con la stessa olimpica calma, con la stessa serena noncuranza. E dipinge per Milinkovic un pallone profondo che il nostro addomestica, dopo aver aperto lo sportello addosso al suo marcatore ed è pareggio di nuovo. L'ingresso di Luis Alberto è il vero spartiacque del match: anche quando il pacchetto arretrato si macchia dell'ennesimo orrore, è sempre lo spagnolo che sembra poter regalare la serenità dei forti. Non sorprende il pareggio di Zaccagni - prima fortunato sul gol, poi sfortunato sul palo successivo - che si conferma uno dei più positivi di quest'annata balorda. 

WHY ALWAYS ACERBI - Il calcio, come la vita, è strano no? Alla fine la decide lui (su Twitter dicono in fuorigioco, e sarebbe ancora più strano). Nella partita del masochismo, era scontato che la decidesse Francesco Acerbi, che di questa skill sembra essere pieno zeppo. Segna, azzittisce i tifosi. Fa una cavolata, ride, si compra una pagina di giornale per chiedere scusa dicendo di avere ragione. Segna un gol decisivo, ha la possibilità di ringraziare i tifosi andando a sdraiarsi sotto di loro, va dall'altra parte e niente, a fine partita continua a fare l'agnello sacrificale. Non si può fare pace, se non si vuole. E Acerbi, ditemi quello che volete, non vuole. Fare pace con questa Lazio è più facile se si vince alla fine, ma è l'ennesima partita in cui ci facciamo male da soli. Promemoria per il futuro: il calcio è strano, la vita è strana, sarebbe ancora più strano ritrovarsi con alcune di queste facce qui, anche l'anno prossimo.

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