www.repubblica.itLa filosofia di Pioli ("guardare sempre la squadra più in alto") impone, dopo aver scavalcato la Roma, di puntare alla capolista. Dodici punti di distacco dai bianconeri sono tanti, ma sabato prossimo c'è lo scontro diretto e il precedente dello scudetto biancoceleste del 2000 presenta qualche analogia con la situazione attualeROMA - "Siamo una squadra speciale. Vogliamo raggiungere il massimo e ancora non sappiamo neanche noi quale sia", dice Pioli. Che non vuole precludersi niente. E dopo aver raggiunto il secondo posto, spiega che la sua Lazio adesso "è padrona del proprio destino".
QUEL DOGMA DEL "GUARDARE SEMPRE IN ALTO" - Parla, il tecnico, in riferimento all'obiettivo di inizio stagione: tornare in Europa, appunto. E sotto questo punto di vista una bella ipoteca è stata messa con 15 punti sul Torino settimo a 8 giornate dal termine. Ma accontentarsi dell'Europa League in una stagione del genere sarebbe un delitto sportivo, che la Lazio non intende compiere. Lo dimostra la rincorsa sulla Roma, culminata con il sorpasso di quest'ultima giornata. La Lazio si ritrova per la prima volta in stagione al secondo posto in classifica e adesso dovrà rivedere un po' la sua strategia. Non il dogma "pensiamo sempre alla prossima partita", quello resterà inalterato. Ma un altro passo delle "tavole della legge di Pioli", fino a questo momento è stato quello di "guardare sempre la squadra più in alto". Ecco, in questo caso l'avversario immediatamente più in alto in classifica è la Juve, distante 12 punti: un po' troppo a 8 giornate dal termine. Quasi utopia, a dir la verità. Che giustamente non prende in considerazione nessuno. Ma il calcio è strano e chissà che nello spogliatoio della Lazio qualcuno non abbia fatto qualche battuta su possibili rimonte. Magari, ci si saranno fatti una risata, pensando anche che il distacco potrebbe addirittura scendere a 9 se la Lazio
riuscisse nell'impresa di vincere a Torino sabato prossimo.
IL PRECEDENTE, LA RIMONTA NEL 2000 - Non impossibile considerato lo stato di forma della squadra di Pioli, giunta all'ottava vittoria consecutiva, e quello della Juve, che prima e dopo lo scontro con la Biancoceleste sarà impegnata nei quarti di finale di Champions con il Monaco. Così la Lazio andrebbe a -9 a sette partite e se la Juventus dovesse passare il turno sarebbe piacevolmente costretta a spendere ulteriori energie in Europa. Nella stagione 1999-2000, quella del secondo scudetto della storia biancoceleste, la rimonta da un distacco di -9 partì poco prima, a nove giornate dal termine. In quella giornata la Lazio di Eriksson perse in casa del Verona e la Juve vinse il derby con il Toro. Nel turno successivo però i bianconeri vennero battuti dal Milan e la Lazio ne approfittò vincendo con la Roma e portandosi a -6. Gap che venne dimezzato nello scontro diretto alla partita successiva: lo 0-1 del 1° aprile a Torino firmato Simeone, che esultò mostrando tre dita, come i punti che in quel momento (a 7 giornate dal termine) separavano la sua Lazio dalla vetta. Così come oggi, anche in quell'anno la Juve arrivò allo scontro diretto reduce da una sconfitta in campionato. E così come oggi, la Lazio si qualificò per la finale di Coppa Italia (che poi vinse contro l'Inter). Senza contare, infine, che se Pioli vincesse a Torino raggiungerebbe proprio Eriksson a nove vittorie consecutive in campionato.
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