www.calciomercato.comdi Pippo Russo
Dice il saggio: “Segui il denaro”. Risponde l'ingenuo: “Ok, ma quale?”. Basterebbe questo scambio immaginario (ma neanche tanto) di battute per dare un senso alla questione delle
plusvalenze incrociate sulla quale
la giustizia della Figc ha appena assestato un bel colpo di spugna.Non c'era nulla, manda a dire il Tribunale federale nazionale attraverso lo stringato documento che contiene il dispositivo della sentenza. E in attesa che giungano le motivazioni ci sentiamo di confermare che davvero non c'era nulla, in quella gigantesca massa di valori finanziari scambiati cui corrispondono punti o pochissimi euro.
E dunque è tutto regolare così? Significa che da qui in avanti le nostre benemerite società di calcio (che nel frattempo continuano a scandagliare le acque profonde del debito, dando vita a un campionato di nessuna competitività internazionale e fornendo il dovuto apporto a una nazionale che ha portato a casa la seconda eliminazione consecutiva dalla fase finale dei mondiali)
potranno continuare a tenere in linea di galleggiamento i conti economici scambiandosi Holly e Benji come se fossero Cristiano e Leo? Così parrebbe. Almeno per quanto riguarda la giustizia della Figc, che del resto ha trattato la vicenda con un procedimento condotto a tempi di record. Prendano esempio i tribunali della repubblica, ingolfati da una massa d'arretrato giudiziario che richiama la costante disapprovazione delle autorità internazionali, dal
modo in cui la giustizia federale ha trattato una vicenda che pure conteneva degli straordinari profili di complessità tecnica: tre-giorni-tre e poi tutti a casa a festeggiare la Santa Pasqua, sbiancati nella fedina sportiva e pronti a recitare da capo la parte dei grandi strateghi di economia & finanza calcistica. Magari pure un po' indignati offesi per essere stati lordati dall'ombra del sospetto.
Con tanto di sigillo preventivo da parte del presidente federale Gabriele Gravina, che quando l'inchiesta della procura prendeva corpo nei mesi scorsi mandava a dire si trattasse di
procedimento “conoscitivo e non persecutorio”, e che ancora pochi giorni fa concionava
sull'impossibilità di stabilire parametri oggettivi per fissare i valori dei calciatori e dunque anche la correttezza delle plusvalenze realizzate.
Interventi politici che hanno messo il cappello su un procedimento di giustizia sportiva nato moribondo (e stimolato da interventi esterno come quelli della Consob e della Procura della repubblica di Torino)
e vissuto di stenti anche per via di scelte per lo meno discutibili operate dalla procura federale. Che per costruire dei parametri di valutazione si è affidata anche ai valori presenti su
Transfermarkt, ciò che qualsiasi lettore di
Calciomercato.com non avrebbe minimamente preso in considerazione.
E che nel tracciare la lista dei club e dei tesserati da deferire ha dimenticato per strada qualcuno. Per dire, l'unica società nerazzurra presente nel processo sportivo è il Pisa, quando invece almeno un altro paio di quelle che presentano la medesima combinazione cromatica avrebbero figurato più che degnamente nella compagnia. Di guardare a altri parametri come l'utilità d'uso dei calciatori scambiati, non si è proprio parlato. Eppure sarebbe stato un riferimento ben più credibile.
Per esempio: qual è stata per la Juventus l'utilità di Rovella preso dal Genoa, o per il Genoa l'utilità di Petrelli preso dalla Juventus, o (per citare casi di società escluse dal procedimento)
l'utilità per l'Atalanta di Carraro e Bettella presi dall'Inter (per non parlare del mitico Eguelfi)?
Basta porsi gli interrogativi giusti. Che però rischiano di portare a risposte sgradite. E invece a quelle, magari, penserà la Procura della repubblica di Torino. Dove di calcio non capiscono nulla così come in Consob e perciò insistono con questa sciocca pretesa di giudicare eccessivi certi valori attribuiti a calciatori e plusvalenze.
@pippoevai