Delio Rossi: La Lazio migliore dell'era Lotito

[ThomasDoll]

Bella intervista su Laziopolis

(di Giulia Mammoliti)
“È la Lazio più bella dell’era Lotito”. Ha esordito così Delio Rossi, l’allenatore che nella stagione 2006/2007 portò la Lazio in Champions. “Lui e Tare sapranno come fare l’ultimo salto in avanti e ora si può risanare la frattura con i tifosi”.

Delio Rossi è anche l’allenatore delle otto vittorie consecutive, lo stesso numero raggiunto da Pioli domenica contro l’Empoli, ma le due squadre, quella di Rossi e quella di Pioli, secondo lui non sono paragonabili: “Sono due squadre diverse. La mia era figlia di quel momento. Possiamo forse dire che per arrivare a questa ci voleva quella. La mia era figlia di scommesse tipo Kolarov e Muslera. Questa è l’evoluzione di un percorso. Ci doveva essere quella prima. Hai venduto Kolarov, Behrami, De Silvestri, Oddo. Certe cessioni ti hanno permesso di arrivare sino a qui. Ora non c’è più questa esigenza. Felipe Anderson, in quel contesto, avresti dovuto venderlo. In questo contesto lo puoi ancora tenere. ’ una squadra che può avere futuro. E’ la Lazio più forte dell’era Lotito, non perché sta raggiungendo la Champions. Questo è un gruppo su cui gettare le basi”.

E proprio il mister biancoceleste, secondo Delio Rossi, non è una sorpresa: “Lo conoscevo, non sono sorpreso. Non era facile allenare la Lazio in questo clima di sfiducia. Doveva convincere i giocatori. E’ stato molto bravo. Sapevo avrebbe fatto bene dal punto di vista tecnico. Sta facendo meglio sotto un altro aspetto. Essere credibile in quello che si propone fa la differenza”.

Seconda o terza, ma la Lazio va in Champions: “In Champions ci va, seconda o terza non lo so. Quest’anno può sfruttare una grande carica, non esistevano aspettative, poteva preparare una partita alla settimana. Un altro discorso se giochi su tre fronti. Bravi la società, l’ambiente, l’allenatore, la squadra. Adesso stanno ottenendo. Poi dovranno mantenere. Non è facile, ma sono fiducioso. Una squadra non la valuti solo negli undici, ma nelle alternative. Se si chiamano Lulic, Keita, Cataldi vuol dire che si tratta di una squadra importante. Rientrerà Gentiletti, i portieri ci sono, il gruppo è assortito bene, tre o quattro giocatori anziani fanno da catalizzatori, gli altri giovani e forti, c’è anche un’anima italiana”.

Poi sul futuro della Lazio non ha dubbi Delio Rossi: “Le basi ci sono, il futuro anche. La Lazio può migliorare puntellando la rosa e continuando a competere ad alti livelli. Attraverso una strategia si può arrivare a lottare per lo scudetto. Adesso Lotito ha credito da spendere, ora viene la credibilità. La gente vede se ti spendi per restare a questi livelli oppure no. Non parlo di acquisti fantasmagorici, basta rifinire l’organico. Non penso possa succedere che la Lazio compri giocatori da 30 o 40 milioni, ma inseriranno altre pedine per tenere la squadra a certi livelli. Questo lo possono fare“.

[ThomasDoll]

La parte in grassetto evidenzia l'importanza fondamentale del quadrienni di Rossi nella rinascita della Lazio che ci ha regalato il 26 maggio e questa stagione esaltante.
Senza inciampi e battute d'arresto questa fase poteva arrivare prima, ma l'importante è che sia arrivata.
Rossi, come Klose e come Pioli, è una delle figure centrali di questo decennio biancoceleste. Ora bisogna raccogliere quello che si è seminato.

[CP 4.0]

questa Lazio e' figlia di tutte quelle che l'hanno preceduta (dal 1900, nel bene e nel male)

[ammiraglio]

è passata un'era ormai, questa lazio nasce da quella che aveva due lirette in tasca ed un manuel belleri come cambio a dx.
Grande delio (lo vedrei benissimo a Salerno il prox anno).
augh.

[aaronwinter]

Voglio bene, immensamente bene a Delio.
E la tua idea, Ammiraglio, non è per niente male.

Un caro abbraccio, ed al piacere di rileggerti

[ammiraglio]

un abbraccio di cuore a te.
sei un bellissimo laziale e ti voglio bene da anni (ti leggo sempre con attenzione!)

[ThomasDoll]

E' un decennio che ci spiega il calcio, materia in divenire impossibile da misurare con esattezza, che ogni volta si ricalcola in base alle circostanze. Delio è stato un seminatore (una volta c'era il "Seminatore d'oro", premio alla miglior panchina vinto due volte da Tommaso Maestrelli, poi diventato Panchina d'oro, che la dice meno lunga sul ruolo del mister) e solo un vero maestro avrebbe potuto tirare fuori dei calciatori da abbozzi ottimistici come Pandev e Muslera. Da maestro la pazienza con cui ha gestito l'inserimento di De Silvestri, giocatore non eccelso che ha giocato in club importanti, arrivando in età ancora giovane a superare le 200 gare in serie A. Il lancio di Kolarov, la costruzione di una squadra equilibrata, di grande regolarità e in grado di piacere sul campo, rilanciando o inventandosi gente come Cribari, Dabo, Stendardo, Behrami, puntando sull'asse Ledesma-Mauri e valorizzando a livelli assoluti Tommaso Rocchi.
La scelta delle persone è un elemento chiave nella gestione delle società di calcio, molto più dell'elaborazione di un modello, o progetto, che è troppo condizionato, appunto, dalle persone. Ci sono stati passaggi a vuoto, in questi dieci anni: un momento importante c'è stato quando la società ha completamente saltato il mercato pre-Champions League, un altro quando ha messo sul piatto troppi soldi per il riscatto di Zarate, nell'estate più sciagurata, quella dell'ingaggio di Ballardini e della messa fuori rosa di Pandev e Ledesma. Segno che la rottura con Sabatini, altro passaggio cruciale, provocò contraccolpi importanti.
Nell'allineamento attuale sembra che le scelte siano state tutte azzeccate: Tare, Biglia, Klose, Pioli, la cessione di Hernanes, l'accantonamento al momento giusto di Ledesma. Continuiamo a non sbagliare, come giustamente dice Delio ora abbiamo la possibilità di scegliere.

[AlenBoksic]

Un tassello fondamentale nella crescita è il settore giovanile.
Adesso abbiamo in squadra ben 4 titolari costruiti in casa.
Un fattore doppiamene importante, visto che permette di investire di più su acquisti più mirati

[cartesio]

Voglio bene, immensamente bene a Delio.

Anch'io, e non per i risultati, che comunque con lui sono arrivati. Capacità professionali unite ad un calore umano che non si vede facilmente in ambienti così competitivi.

[disabitato]

A me rossi non ha mai scaldato il cuore.

[WombyZoof]

A me rossi non ha mai scaldato il cuore.

manco a me. la champions se la gioca chi l'ha conquistata, una cosa che non digerisco ancora. però bravo è bravo, altroché.

[cartesio]

Non l' ho digerita neanche io, ma forse, e dico forse, l'equilibrio di quel gruppo passsava anche da quella scelta.

[Fabio70rm]

Bisogna però fare anche due distinguo: i primi due anni di Rossi furono belli, dove la squadra dimostrò di avere, nella sua povertà, molta fantasia e determinazione nel gioco.

I secondi due anni ci fu la nettissima sensazione che il giocattolo fosse bello che rotto.

E, nonostante gli acquisti che furono fatti, il naufragio di un certo modo di fare il calcio e di una determinata filosofia di acquisti.

Riassumendo, le ere Lotitiane possiamo grossomodo suddividerle in quattro:

- primo anno, la sopravvivenza; acquisti alla meno peggio, allenatori il meno costoso possibile, un paio di acquisti indovinati. E per me è sempre più un miracolo quella permanenza in A, perchè a rivedere le rose penso sia stata una delle Lazio più scarse degli ultimi trent'anni.

- era deliorossiana: allenatore giovane ed emergente, giovani e under 27 in rampa di (ri)lancio (Pandev, Berhami, Mundingayi, Mauri), vecchia guardia solida ed affidabile di gran rendimento, seppur agli ultimi sgoccioli (Peruzzi, Ballotta, Oddo), gioco propositivo basato sulle verticalizzazioni e i tagli in avanti


- era istant team o rejana: giocatori maturi, solidi, squadra che gioca prevalentemente di rimessa o quasi, si punta sull'obiettivo champions, snobbando però le coppe, specie quelle europee.

- europeizzazione della rosa; l'attuale. Giocatori giovani, rapidi e forti fisicamente, allenatore con concetti europei di verticalizzazione e lavoro con la palla e senza. Un lavoro iniziato con Petkovic e poi proseguito da Pioli.

Senza dimenticare i due periodi di caos, Ballardini e Reja post Petkovic.

[SAV]

Senza dimenticare i due periodi di caos, Ballardini e Reja post Petkovic.

Io direi che il caos c'è stato il secondo anno di Petkovic prima dell'avvento di Reja.
Direi che il buon Edy ha messo fine ha quell caos e stave quasi per salvare la stagione...  Bastava battere il Verona in casa...