Autore Topic: Responsabilità civile dei giudici  (Letto 12562 volte)

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Offline Skorpius

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Re:Responsabilità civile dei giudici
« Risposta #100 : Lunedì 16 Marzo 2015, 18:30:48 »
Posto qui un articolo di Bruno Tinti sul FQ di oggi. Volevo sapere, da parte degli "addetti ai lavori", cosa ne pensano.

Se il processo civile è infinito è anche per colpa dei giudici
di Bruno Tinti

   Renzi e il suo ministro della Giustizia, l’Ammiraglio Orlando, hanno molte colpe; prima fra tutte quella di non sapere quello che fanno. È anche vero, però, che i magistrati si lamentano molto ma non sempre fanno tutto quello che possono (devono) per migliorare le cose.
   Il processo civile ha una durata media di 8 anni. Questo significa che chi deve pagare una somma di denaro o adempiere una qualsiasi obbligazione e non ha voglia di farlo, può contare su 8 anni di tempo prima che venga emessa una sentenza definitiva che dica che ha torto e deve pagare. Il che non significa che pagherà perché, a questo punto, se non lo fa spontaneamente, i soldi bisogna prenderglieli con un processo di esecuzione: altri anni di attesa per il creditore. Si capisce quindi che il processo civile è uno strumento formidabile a disposizione dei debitori in mala fede: pagare fra 10 anni, anche una somma un po’ maggiore di quella dovuta (per interessi e spese legali) è molto diverso che pagarla oggi. Ecco perché in Italia ci sono milioni di processi civili nuovi ogni anno: perché conviene. Bisogna dunque che non convenga. E questo sarebbe possibile, anche senza mirabolanti riforme, se i giudici applicassero la legge.
   La parole chiave è pagare tra 10 anni un somma “un po’ maggiore” di quella dovuta. Così è ovvio che, se la somma da pagare fosse “molto maggiore” di quella dovuta, prendere tempo con cause infondate (in gergo si chiamano “liti temerarie”) non sarebbe conveniente. E questa somma sarebbe “molto maggiore” se il debitore che ha torto fosse condannato a pagare le spese processuali della controparte e – soprattutto – se il giudice applicasse l’art. 96 del codice di procedura: “Se risulta che la parte soccombente ha agito o resistito in giudizio con mala fede o colpa grave il giudice, anche d’ufficio, può condannarla al pagamento, a favore della controparte, di una somma equitativamente determinata”. Ma quasi nessun giudice fa queste due cose: in genere compensano le spese, cioè stabiliscono che ognuno si paghi le sue, anche se danno torto a uno e ragione all’altro (che – a rigor di logica – non dovrebbe pagare nulla: che ne può, lui, se il debitore non lo vuole pagare; più che fargli causa non può fare); e mai condannano qualcuno per lite temeraria.
   EPPURE sarebbe semplice. Il giudice subito, alla prima udienza, quando sono presenti le parti e i loro avvocati (art. 183 4° comma), invita tutti a illustrare le loro ragioni, che lui già conosce perché ha (dovrebbe aver) studiato gli atti. Poi scrive un’ordinanza in cui riassume fatti e profili di diritto e invita le parti a riconsiderare la loro posizione, tenendo conto degli articoli 88 (dovere di lealtà e probità delle parti e dei loro difensori) e 96 3° comma (lite temeraria). Chi deve intendere intenda. Naturalmente, al primo o al secondo processo, tutti fanno finta di niente e proseguono la causa: il debitore che ha torto ha il suo obbiettivo di non pagare e il suo avvocato quello di conseguire la parcella, che sarà diversa – ovviamente – se il processo dura 8 anni o due mesi. Poi però il giudice fa passare questi processi davanti a tutti e li tratta con la massima celerità; condanna chi deve condannare; gli intima di pagare le spese legali della controparte; e gli commina una multa elevatissima per lite temeraria. La legge dice “equitativamente determinata”: un buon criterio può essere il valore della causa; per esempio, su un milione, 15.000 o 20.000 euro. A questo punto la voce si diffonde e tutti ci pensano bene prima di promuovere processi infondati.
   Le ricadute di un simile modo di procedere (attenzione: imposto dalla legge, non derivante dall’arbitrio del giudice) sono evidenti. I processi diminuirebbero: un mio ex collega, con questo sistema, ha avuto una percentuale di abbandono del processo (il debitore in mala fede che rinuncia alla causa) pari al 43 % all’anno: quasi la metà!
   E questo dopo appena 3 mesi dall’inaugurazione del sistema. I processi che restano potrebbero essere decisi in minor tempo.
   L’USO DEL PROCESSO strumentale a non rispettare i propri obblighi sarebbe abbandonato. I rapporti economici tra i cittadini e tra le imprese diventerebbero corretti. La fiducia nel sistema giudiziario crescerebbe in Italia come all’estero. Gli investimenti produttivi stranieri affluirebbero, il PIL crescerebbe e diminuirebbe la disoccupazione.
   Tutto questo (che non è poco) se solo i giudici civili applicassero la legge. Per la verità, sulle spese – da adesso in poi – saranno costretti a farlo. Renzi e l’Ammiraglio hanno fatto una cosa buona: con la riforma del civile le spese non si possono più compensare salvo che vi sia “soccombenza reciproca o assoluta novità della questione trattata o mutamento della giurisprudenza”. Che vuol dire che le motivazioni apparenti con cui i giudici le hanno compensate finora (sussistono “giusti motivi”; “per equità” etc) non funzioneranno più. Ma quello che conta sono le condanne per “lite temeraria”; e lì ci va un po’ di “hombria”, per dirla con Garcia Lorca.

La cosa ironica è che l'art. 96 esiste da sempre ma i giudici si sono sempre rifiutati di applicarlo decidendo che non fosse giusto.
Incredibilmente un Giudice di Milano ha recentemente usato questo art. per punire un avvocato (ma di fatto ha sanzionato il suo cliente) che si era dimenticato di consegnare la cd "copia di cortesia", ovvero una copia cartacea (non prevista dalla legge) che riproduce gli atti depositati in via telematica, costringendo il povero giudice (come si legge chiaramente nella motivazione della sentenza) a leggerseli sullo schermo con conseguente affaticamento.
Un caso di abuso assoluto di potere che ha scosso il mondo dei tribunali civili.. ma ovviamente a parte le censure del suo stesso presidente del tribunale il Giudice che ha fatto questo gigantesco atto di sopraffazione non subirà alcuna conseguenza
La gente dice che sono cattivo, ma in verità ho il cuore di un bambino: lo tengo in un barattolo, sul comodino.