Autore Topic: La Lazio e quel sogno infranto, adesso l’obiettivo Europa League da non fallire  (Letto 546 volte)

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Sono bastate appena due gare per buttare all’aria il sogno Champions. Due sconfitte per far tornare la Lazio con i piedi per terra. Il passo falso contro il Genoa non ha lasciato in eredità soltanto le polemiche sull’arbitraggio di Gervasoni, ma anche una dura considerazione: questa Lazio può, anzi deve competere per un posto in Europa League. Eppure l’illusione è durata a lungo, grazie agli stenti del Napoli e all’esplosione di Felipe Anderson, diventato in poche partite un irrinunciabile valore aggiunto. Dopo la convincente vittoria sul Milan, ottenuta nonostante l’assenza del brasiliano, la squadra di Pioli sembrava poter lottare per il terzo posto con gli azzurri di Benitez, distanti appena 2 punti. Poi, però, è riemerso il solito problema della gestione Lotito, sempre incapace dell’ultimo, decisivo salto di qualità. La differenza tra una buona e un’ottima squadra, del resto, sta proprio nella continuità, pregio difficile da acquisire. I motivi del doppio passo indietro in classifica (ora la Lazio è sesta, distante 8 punti dal terzo posto) e soprattutto nelle ambizioni sono molteplici. In primis i tanti infortuni che hanno decimato la squadra di Pioli. Un problema questo che ha colpito anche Roma e Milan, ma particolarmente penalizzante per la Lazio, costruita in modo poco equilibrato: tanti esterni offensivi, pochi difensori all’altezza e due soli attaccanti. Il mercato invernale per ora non ha dato una mano (Mauricio e Perea in panchina col Genoa), e quindi è meglio sperare nel ritorno di Felipe per una scossa necessaria.
 La prestazione di Cesena, del resto, non può trovare giustificazione nelle assenze. Per perdere contro una formazione con un piede in Serie B, serviva un’impresa e i biancocelesti ce l’hanno fatta. Già a novembre, con l’Empoli, la squadra di Pioli aveva fallito la prova del nove: per sognare la Champions non basta giocare alla pari con Roma e Napoli, servono concentrazione e continuità in ogni gara, e questa Lazio non è ancora pronta dal punto di vista mentale. I messaggi «positivi» lanciati da Pioli a Cesena (Keita per Ledesma sullo 0-0) e col Genoa (fuori Cataldi e non una punta per inserire Berisha) non hanno prodotto gli effetti sperati. E con otto sconfitte in 22 partite la strada per l’Europa è tornata in salita.

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