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Keita lo rincuora e pressa Pioli
« : Venerdì 16 Gennaio 2015, 17:10:18 »
Corriere dello Sport

Keita lo rincuora e pressa Pioli


Baci e abbracci. Sono amici veri. Non esistono gelosie e invidie. Sognano di giocare in tandem. Non è ancora accaduto. Piano rinviato di almeno un mese e sino a quando Felipe Anderson non potrà rientrare dopo l’infortunio al ginocchio sinistro. Corrono sul campo, si rincorrono fuori. Succede quando la Lazio segna. E nell’ultimo mese Keita è sempre stato il primo a saltare come un gatto dalla panchina per andare ad abbracciare il talento brasiliano. Era successo a San Siro prima di Natale, una scena rivista nel derby al raddoppio di Felipe. Mercoledì sera, all’Olimpico di Torino, gesto ricambiato. Quando Keita ha portato in vantaggio la Lazio, il brasiliano si è alzato e gli è andato incontro per l’abbraccio. Ecco la gioventù laziale che Pioli sta cominciando a scoprire, dovendo scegliere a turno tra i baby talenti e quei vecchi marpioni di Mauri e Klose senza trascurare la maturità agonistica di due giocatori all’apice della carriera come Candreva e Djordjevic. Un potenziale offensivo enorme. Complicato accontentare tutti, indovinare in ogni partita le soluzioni più efficaci. La ruota gira e chissà che Felipe non abbia voluto concedere, attraverso il suo infortunio, un’altra opportunità a Keita, rilanciato dal gol di Torino. Lo spagnolo, per la sacrosanta verità, era profondamente dispiaciuto. «Tutta la forza e il supporto per il mio grande amico Felipe» ha twittato a metà del pomeriggio. Si frequentano anche fuori dal centro sportivo di Formello. E la tragedia del papà del brasiliano, prima ancora dell’infortunio al ginocchio, aveva toccato tutti all’interno dello spogliatoio.

Esordio. Keita era stato accanto a Felipe Anderson nei lunghi mesi del complicato inserimento nel campionato italiano. Le parti si sono invertite. E nelle ultime settimane è cresciuto il disagio dello spagnolo, palpabile a Torino. Si è visto dall’esultanza. Come dire. Il mio posto è qui, sul campo. Dovrà convincere Pioli. Non c’è ancora riuscito. Questa doveva essere la stagione della consacrazione per Keita, che invece è quasi sparito. Non giocava dall’inizio di dicembre, fatta eccezione per l’ultimo quarto d’ora con l’Atalanta. Ha retto per novanta minuti. Un segnale inequivocabile: significa che si è allenato bene, cercando di farsi trovare pronto. Non pretende di essere titolare. Non pensava di giocare così poco. Ha la sensazione di non essere molto considerato dal tecnico. Di fatto è stato spesso l’ultima scelta, non la prima, ma neppure la seconda o la terza. «Mi sembrava quasi l’esordio» ha sottolineato con un briciolo di ironia durante le interviste. Dei segnali li ha mandati. Davanti, però, si ritrova dei colossi. E non si possono discutere le scelte di una squadra che gioca un bellissimo calcio e occupa il terzo posto.

Disciplina tattica. Il tridente leggero (Candreva-Felipe-Keita) è solo una suggestione. Pioli, a precisa domanda, ha risposto in modo chiaro in diretta su Rai Sport dopo Torino-Lazio. E in fondo alla notte piemontese, dopo aver concesso il meritato tributo all’intero gruppo, il tecnico emiliano una pizzicatina a Keita l’ha data. Quando dagli studi della radio ufficiale, gli è stato chiesto se può giocare con regolarità da seconda punta, Pioli ha spiegato. «Credo possa svariare su tutto il fronte d’attacco. E’ abituato a stare largo, ha sempre lavorato sulla fascia sinistra. Vorrei che entrasse di più dentro al campo per non dare riferimenti agli avversari. Bisogna muoversi e giocare con la squadra, non in modo individuale». Ci risiamo: stop agli individualismi. Sembrano vecchie storie di Formello, questa può avere un esito diverso. Keita deve migliorare dal punto di vista tattico e improvvisare meno, calando il proprio talento all’interno di un’organizzazione rigorosa di squadra. Giusto crescere. Occhio a non esasperare i concetti. Al primo scatto, ha trovato profondità con la palla sulla fascia sinistra e ha portato in vantaggio la Lazio. Un gioco da ragazzi.
Fabrizio Patania

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