Autore Topic: E' morto Uber Gradella  (Letto 1139 volte)

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Zapruder

E' morto Uber Gradella
« : Martedì 6 Gennaio 2015, 10:10:11 »
Portiere simbolo, negli anni a cavallo della guerra. Per molti anni, una volta smesso di giocare, fornì le maglie di gioco alla Lazio stessa (e anche all'as).

Offline disabitato

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Re:E' morto Uber Gradella
« Risposta #1 : Martedì 6 Gennaio 2015, 10:27:33 »
Un altro pezzo di Lazio che se ne va. RIP
DISCLAIMER: durante la scrittura di questo post non è stata offesa, ferita o maltrattata nessuna categoria di utenti o nessun utente in particolare. Ogni giudizio su persone, cose o utenti rimane nella mente dello scrivente e per questo non perseguibile.

Anselazio

Re:E' morto Uber Gradella
« Risposta #2 : Martedì 6 Gennaio 2015, 10:38:20 »


Riposa In Pace, grandissimo Uber

 :(

 :bandcap:

Offline Il lodolaio

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Re:E' morto Uber Gradella
« Risposta #3 : Martedì 6 Gennaio 2015, 11:11:12 »
"A noi la qualità cià rotto il cazzo.
VIVA LA MERDA!"

Online Breizh

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Re:E' morto Uber Gradella
« Risposta #4 : Martedì 6 Gennaio 2015, 13:27:13 »

Pomata

Re:E' morto Uber Gradella
« Risposta #5 : Martedì 6 Gennaio 2015, 22:25:16 »

Offline Er Matador

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Re:E' morto Uber Gradella
« Risposta #6 : Mercoledì 7 Gennaio 2015, 01:54:47 »
Lo ricordo citato anche per una foto con Anna Magnani, che però - a quanto mi rispose Giangoverni, un'autorità sull'argomento - non documentava la fede biancoceleste di Nannarella.
Che la terra gli sia lieve.

Offline Fabio70rm

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Re:E' morto Uber Gradella
« Risposta #7 : Mercoledì 7 Gennaio 2015, 19:57:34 »
Altro pezzo di storia che se ne va!!

 :(

PS attualmente chi è il nostro ex più anziano?
Polisportiva SS LAZIO, l'unica squadra a Roma che vince invece di chiacchierare!!

Offline Arch

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Re:E' morto Uber Gradella
« Risposta #8 : Mercoledì 7 Gennaio 2015, 21:12:26 »
Aldo De Pierro (1923)

Offline giangoverni

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Re:E' morto Uber Gradella
« Risposta #9 : Sabato 10 Gennaio 2015, 22:14:12 »
IL RICORDO DI UBER GRADELLA (dal sito ufficiale della Lazio)

Sarà sempre ricordato con le parole del Poeta, come colui che “fece il gran rifiuto”, ma non “per viltade”, come Papa Celestino che rinunciò al trono di Pietro, ma “per amore”. Per amore della Lazio, i cui colori del cielo lo avevano incantato, lui che era venuto da Mantova e che si chiamava Uber… Uber Gradella.

Era nato nel 1921 ed era arrivato a Roma a 19 anni dopo un paio di anni di esperienza in Serie B. Si rivelò subito portiere affidabile proprio nella squadra in cui giocava Silvio Piola, il capocannoniere della Serie A di tutti i tempi (290 gol), che aveva portato con i suoi gol decisivi l’Italia a vincere il suo secondo titolo mondiale. Nella Lazio Gradella aveva preso la maglia che era stata di due grandi portieri, Ezio Sclavi (che smise giovane di giocare per dedicarsi alla pittura e diventare uno dei più importanti esponenti della leggendaria “scuola romana”, quella di Mafai e di Scipione) e Blason. Gradella vinse subito la concorrenza di una altro giovane portiere, che faceva parte della famiglia dei Giubilo, una dinastia di giornalisti.

C’era stata la guerra, Piola era tornato al Nord per giocare in squadre gestite da società che producevano per la guerra, come il Torino e la Juventus, il campionato era stato praticamente interrotto per i bombardamenti ma anche perché tanti giocatori meno prestigiosi e fortunati erano stati chiamati alle armi, al fronte, ma dopo la fine del sanguinoso e rovinoso conflitto Uber Gradella tornò a difendere i pali della Lazio e lo fece con grande classe e determinazione, usando stile, tecnica e coraggio. Ecco fu proprio il coraggio, nel 1949 che lo portò a un infortunio grave, al ginocchio, che a quell’epoca era tabù per tutti i calciatori. Ma Uber, dopo una serie di interventi chirurgici, ritornò in forma e pronto a riprendersi la maglia numero uno.

Ma trovò, se si può dire, la porta occupata, perché nel frattempo, la società, a quell’epoca presieduta da Remo Zenobi, convinta che Gradella non si sarebbe più ripreso, aveva comprato dalla Juventus il più grande portiere di quegli anni: Lucidio Sentimenti, detto Cochi, che veniva numerato, alla maniera dell’epoca, come il quarto della famiglia. A Gradella la società concesse la lista gratuita, lo lasciava libero di accasarsi con qualsiasi squadra. L’Inter si era fatta avanti, disposta ad assegnargli la maglia di portiere. Ma Uber si rifiutò, smise di giocare a soli 28 anni, nel pieno della maturità quando ancora avrebbe potuto dare tanto, e per tanti anni, al calcio italiano. “Non mi sarei potuto vedere con una maglia che non fosse quella della Lazio” dichiarò, manifestando il suo smisurato amore. Rimase a Roma, dove aprì un negozio di articoli sportivi che per 50 anni fu il luogo dove questo signore del calcio continuò a parlare e a raccontare della sua Lazio. Lo abbiamo visto, l’ultima volta, a 90 anni suonati, allo stadio Olimpico dove si festeggiavano i 100 anni dalla nascita di Silvio Piola. Il popolo laziale gli indirizzò l’ultimo grande applauso.