Autore Topic: Una data da ricordare  (Letto 2084 volte)

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Giglic

Una data da ricordare
« : Martedì 28 Ottobre 2014, 07:20:24 »
La cialtronata avvenuta 92 anni or sono, con una "marcia su Roma" fatta senza seri intenti rivoluzionari, ma solo come gesto "politico", è stata seconda solo alla pavidità di quel re, piccolo non solo di statura, che regalò all'Italia non tanto i 21 anni di fascismo, quanto la fine di esso, e solo per mantenere il posto. La sua indecisione davanti ad uno dei primi ministri più indecisi mai avuti (quel Luigi Facta, soprannominato "nutro fiducia" dal suo più comune intercalare) era dovuta al fatto che vedeva, nell'avvicinarsi di suo cugino Aosta al fascismo, una rischio per la sua poltrona di Re. Come se al fascismo (cioè, pardon, a Mussolini) interessasse qualcosa. Per dire, quando Mussolini, che su Roma non marciò affatto, ricevette il telegramma che lo invitava al Quirinale, abbracciò il fratello Arnaldo, che gli disse, in lacrime ed in dialetto romagnolo: "Se ci fosse qui papà...". Diciamo che l'ideologia - che già da socialista era inesistente - Mussoliniana non era propriamente il motore delle azioni dell'uomo di Predappio.
Qualcuno, in qualche post, parlava di "sansepolcrismo". Nessuno nega che non ci fosse una spinta ideologica notevole nel fascismo della prima ora, e che tale spinta ideologica provenisse dalla sinistra (Nenni aderì al primo fascio di Milano), il problema è cosa diventò il movimento quando diventò, nell'immaginario popolare e grazie anche ai finanziamenti dei potentati agrari ed industriali dell'epoca, la contrapposizione alla sinistra.
Sinistra che, priva di un riferimento parlamentare e politico era diventata solo una onesta generatrice di caos (ed il PCI nasceva nel 1921 proprio per dare una strategia al nulla politico di un PSI sempre più preda dei suoi solipsismi. L'adesione alla terza Internazionale, purtroppo, ne sancì invece il suo ruolo non completamente italiano. Ruolo pagato del resto pesantemente in sede di prigionie politiche, in Italia ma anche in URSS...)

Insisto nel ritenere il fascismo essenzialmente Mussolini: senza di lui né i Farinacci, né gli Arpinati (per dirne due completamente opposti che aderirono al "secondo fascismo") avrebbero contato qualcosa nella storia Patria. E' comunque importante analizzarlo, non tanto per questi ridicoli anniversari (per me è stata solo l'occasione per aprire un topic), quanto per capire se, visto l'enorme consenso avuto da quel "tubo vuoto" ideologico (come Pirandello definiva  il fascismo, lui che dal regime aveva avuto tanti onori), l'andazzo non sia lo stesso in questo momento.
In Renzi, ed in parecchi suoi servi sciocchi, vedo quel "correre in soccorso del vincitore" che è la sola vera caratteristica del popolo italiano.

Piccola curiosità calcistica: il secondo fascio fu creato a... Sampierdarena. Questo è il motivo per cui, quando si dovettero fondere le varie squadre di Genova (tranne, ovviamente, la prima storica cui fu però imposto il cambio nome in Genova 1893) non ci fu una vera fusione, ma un semplice assorbimento dell'Andrea Doria (la maggiore) da parte della sampierdarenese. la Dominante ed il Liguria erano questo. Quando dopo il fascismo si ricrearono le due squadre (Spampierdarenese ed Andrea Doria), e resosi conto che non sarebbero sopravvissute se non fondendosi, i dirigenti vilipesi durante il ventennio dell'Andrea Doria preteso parità di trattamento. Nome e Colori di maglia della seconda squadra di Genova sono dovuti a questo.


Disclaimer: questo non è un post politico, ma storico. Se non si è d'accordo con le mie opinioni (cosa giustissima, molto spesso non lo sono neanche io pregasi rispondere evitando cose del tipo "il problema in italia è la sinistra 25 anni dopo i 50 dopo i 25 dopo". L'argomento qui è il fascismo.

Zapruder

Re:Una data da ricordare
« Risposta #1 : Martedì 28 Ottobre 2014, 08:38:57 »
Io credo che la deriva autoritaria e antisocialista, dopo il '15/'18, fosse inevitabile. Sciaboletta avrebbe fatto volentieri sparare addosso agli sgangherati marciatori di Orte: non lo fece perché i generali, espressamente interrogati, non gli garantirono la fedeltà delle Forze Armate: il conflitto aveva lasciato strascichi enormi e irreversibili, sul piano sociale, e chi ne uscì peggio fu proprio chi tornò dal fronte: tanta gente incazzata, emarginata e abituata per anni a risolvere le questioni a sganassoni.

Quindi, V.E. scelse il male minore, pur di salvaguardare la monarchia. Va detto anche che la stessa entrata in guerra nel 1915 avvenne con modalità non molto dissimili da quelle di un colpo di stato: è questa la premessa più solida, alla marcia su Roma. E l'ex direttore dell'Avanti era già in prima linea, in quella fase storica.

Offline aquilafelyx

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Re:Una data da ricordare
« Risposta #2 : Martedì 28 Ottobre 2014, 21:13:37 »
Fortuna che non bisogna andare fino ai Caraibi per rammentare i danni che fece Il male assoluto
M'illumino di Lulic

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Offline MCM

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Re:Una data da ricordare
« Risposta #3 : Martedì 28 Ottobre 2014, 23:34:30 »
Sulla natura ideologica prevalente del fascismo si potrebbe discutere per mesi senza venirne a capo.
Mi soffermerei piuttosto sulle opere pubbliche, le infrastrutture e sulle leggi promulgate in epoca fascista.
Ebbene a quasi 70 anni di distanza la Repubblica non ha saputo concepire nulla di meglio.
E questa si è rivelata una grossa sciagura per questo paese.


Offline cartesio

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Re:Una data da ricordare
« Risposta #4 : Mercoledì 29 Ottobre 2014, 03:31:48 »
Fortuna che non bisogna andare fino ai Caraibi per rammentare i danni che fece Il male assoluto

Impressionante. Ammetto la mia ignoranza in merito.
e ffforza lazzzio

Ai nostri giorni si può scegliere la propria religione, Hadouch, ma non la propria tribù. D. Pennac, La Prosivendola.

Giglic

Re:Una data da ricordare
« Risposta #5 : Mercoledì 29 Ottobre 2014, 06:33:15 »
Fortuna che non bisogna andare fino ai Caraibi per rammentare i danni che fece Il male assoluto

Ottimo argomento di discussione, almeno quanto quello di MCM.

Sulla natura ideologica prevalente del fascismo si potrebbe discutere per mesi senza venirne a capo.
Mi soffermerei piuttosto sulle opere pubbliche, le infrastrutture e sulle leggi promulgate in epoca fascista.
Ebbene a quasi 70 anni di distanza la Repubblica non ha saputo concepire nulla di meglio.
E questa si è rivelata una grossa sciagura per questo paese.



Il topic, però, verteva su altro, ai miei occhi. Ossia, non tanto sul motivo di ascesa al potere di Mussolini (che credo sia abbastanza evidente: Zap lo fa risalire alla scelta interventista della I guerra mondiale: io mi permetto di dubitarne: nelle elezioni del 1919 il fascio prese lo zero virgola, fu quando arrivarono gli appoggi "da destra", che Mussolini temeva ed a ragione, che il fascio si impose, con le buone ma soprattutto con le cattive) quanto sul cosa sia stato non il fascismo truce e crudele dal 1937 in poi (li non credo ci possano essere discussioni in merito) quanto il fascismo "solo regime" che è durato fino alla guerra d'Etiopia.
Ho sempre considerato Mussolini una persona che cercava il potere per il potere, e che non poteva sopportare qualsiasi fardello ideologico, da lui considerato - sempre - un vincolo. Non solo per incultura personale (Il buon M. non era certo un intellettuale, anche se non era né ignorante né stupido), quanto per aver la possibilità di adattare il suo modo di essere agli umori del momento (ed ecco il primo parallelo con Renzi...).
Le azioni citate da MCM (e citiamo la riforma Gentile della scuola, secondo me la meglio riuscita di quel lotto) non possono però negare due cose clamorosamente vere: l'abbassamento del tenore di vita degli italiani durante il periodo 1922-1936, ed il rigido conservatorismo che ha impedito al fascismo di essere rivoluzionario. Chi alla fine emerse in quel periodo furono gli Starace, i Ciano (intelligente, ma assolutamente vanesio), i Farinacci ed i Pavolini (questi ultimi due che dopo il 25 luglio, invece che resistere ed organizzare il fascismo post Mussolini, scapparono dalla mamma tedesca a Sutri: l'orgoglio di Salò è ingiustificato, per me, sin dal suo stesso nascere, che si può identificare con questa azione). Persone intellettualmente più vivaci furono sempre messe da parte ed in genere in condizioni di non decidere nulla. A cominciare da quel D'Annunzio che ha dato al fascismo tutti i suoi orpelli coreografici.
Il vero limite del fascismo (in questo il parallelo è con i 20 anni di B., in attesa che si compiano anche quelli di R.) stava proprio in questo, secondo me: per lasciar libero Mussolini di fare ciò che voleva, tutto il resto del potere era spezzettato in tante microfunzioni che venivano concesse a tante persone con facoltà di abusarne (ed in questo in Italia, abituata a considerare la cosa pubblica una preda, siamo sempre stati bravissimi). Nessuno  contava qualcosa, ma tutti si illudevano di farlo.
Che ci fu oppressione dal punto di vista della libertà politica è indubbio: ma di sicuro non è questa la crudeltà maggiore del fascismo. Che fu crudele solo con chi realmente pericoloso. Del resto, con il consenso che aveva avuto per i primi 13 anni della sua storia, il dissenso al regime era virtualmente nullo.

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Re:Una data da ricordare
« Risposta #6 : Mercoledì 29 Ottobre 2014, 23:32:37 »
Nel 24 dopo internet, piuttosto che rimasticare tutto quello che si è detto finora, dovremmo mettere i piedi per terra, guardarci intorno e chiederci: "Cosa resta del fascismo?"
La risposta più logica che mi viene è: "Praticamente tutto quel che vediamo intorno a noi, tranne il sistema politico."
L'affermazione sembrerebbe enorme se non si trattasse di una semplice constatazione: di fatto i paesi europei moderni sono società ed economie fasciste rette da governi democratici.
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

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Re:Una data da ricordare
« Risposta #7 : Giovedì 30 Ottobre 2014, 03:26:57 »

Non capisco. In che senso società ed economie fasciste?

Società ed economia italiane mi sembrano molto diverse da 80 anni fa.
e ffforza lazzzio

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Re:Una data da ricordare
« Risposta #8 : Giovedì 30 Ottobre 2014, 05:48:49 »
Nel 24 dopo internet, piuttosto che rimasticare tutto quello che si è detto finora, dovremmo mettere i piedi per terra, guardarci intorno e chiederci: "Cosa resta del fascismo?"
La risposta più logica che mi viene è: "Praticamente tutto quel che vediamo intorno a noi, tranne il sistema politico."
L'affermazione sembrerebbe enorme se non si trattasse di una semplice constatazione: di fatto i paesi europei moderni sono società ed economie fasciste rette da governi democratici.

Grazie per averci donato questa pillola di Via, Verità, e Vita.
Se per te tutto ciò che si è scritto è un "rimasticare" (ma del resto chi meglio di te riconosce il rimasticare le cose nel 24 dopo internet, soprattutto per esperienze personali), ti do un umilissimo consiglio (ma che tu, uomo scientissimo ed immenso - cit., accoglierai con degnazione): apri un topic su cosa è rimasto del fascismo. Perché - e mi vergogno solo a pensarla, questa cosa, posso pensare che piuttosto che insistere sul punto e portarti a dare ragione a qualcuno, tu stia spostando l'argomento su altro.

Non capisco. In che senso società ed economie fasciste?

Società ed economia italiane mi sembrano molto diverse da 80 anni fa.

E lo so. (soprattutto è cambiata l'economia, la società per me nei suoi tratti macro è rimasta la stessa, in Italia). Paradossalmente, invece è rimasto molto fascismo proprio nel "governo" (ma direi molto meglio parlando di "stato"). La gestione della cosa pubblica è secondo me molto assimilabile a quella fascista, in Italia. E non solo adesso.

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Re:Una data da ricordare
« Risposta #9 : Giovedì 30 Ottobre 2014, 07:59:09 »

... piuttosto che insistere sul punto e portarti a dare ragione a qualcuno, tu stia spostando l'argomento su altro.

Ma se mai come adesso ti sto dando ragione!

Se tu dici:
"...il problema è cosa diventò il movimento quando diventò, nell'immaginario popolare e grazie anche ai finanziamenti dei potentati agrari ed industriali dell'epoca, la contrapposizione alla sinistra.
Sinistra che, priva di un riferimento parlamentare e politico era diventata solo una onesta generatrice di caos (ed il PCI nasceva nel 1921 proprio per dare una strategia al nulla politico di un PSI sempre più preda dei suoi solipsismi. L'adesione alla terza Internazionale, purtroppo, ne sancì invece il suo ruolo non completamente italiano. Ruolo pagato del resto pesantemente in sede di prigionie politiche, in Italia ma anche in URSS...)"


Io non posso che constatare* che, tranne il sistema politico, quello che vedo intorno a me non è altro che l'affermazione del fascismo.
E' un discorso che qui è stato già fatto: tutto intorno a noi, dai governi ai sindacati passando per la destra e la sinistra in tutte le loro forme ed i potentadi economici industriali e finanziari, sta collaborando alla pacificazione sociale. E lo sta facendo prendendo pari pari il concetto mussoliniano di pacificazione sociale: hai una società senza conflitti in cui devi essere contento di vivere ed in cui è impossibile ribellarti perché le armi stesse della ribellione, anche le più pacifiche, una ad una ti si sono state sfilate dalle mani.
La differenza sta nel fatto che i potentadi di cui sopra (a cui aggiungo i sindacati e le sinistre pacificate**) si avvalevano di un governo fascista mente ora si avvalgono di governi democratici.
Spero con questo di aver risposto anche a Cartesio.
Poi se vuoi che apra un post su quel che resta del fascismo possiamo anche farlo, ma, ai fatti, non sarebbe altro che un riconstatare quello che ho appena detto.

* Oggi si contano sulla punta delle dita i testimoni di quei tempi, e la generazione di mia nipote non potrà mai ascoltarne le testimonianze, ma solo leggerli sui libri di storia. Ecco, per me (ripeto: per me, ergo ego me absolvo da ogni colpa che riterrai ti voglia attribuire, quindi per favore non ritenerti tirato in causa) se mia nipote si limitasse a quello, e cioè a non rilevare nel suo presente le tracce di quel passato cadrebbe nella più stucchevole delle obsolescenze intellettuali: parlare del passato quando non si ha niente da dire sul presente o sul futuro.

**Ricorderai, spero, che l'accusa del giovane Sofri al vecchio Togliatti non era quella di non aver fatto la rivoluzione, in Italia, ma di averla impedita.
Ecco, così mò sai pure perché a me sta così sulle palle la sinistra.
Non che io sognassi la rivoluzione rossa, eh! Ma mettendomi al posto di chi ha pagato un prezzo più salato di quello che si poteva permettere per poi vedersi sostanzialmente preso per il culo, a me girerebbero un po' i coglioni.

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Re:Una data da ricordare
« Risposta #10 : Giovedì 30 Ottobre 2014, 08:39:05 »
Non c'è un bel nulla di fascismo inteso ideologicamente in senso social-patriottico-nazionalista.
Se poi per fascismo intendiamo genericamente un "regime violento" allora sì, non esistono regimi più fascisti di quelli occidentali. E non solo perché picchiano i lavoratori (Solidarietà e onore ai lavoratori dell'AST) ma perché subdolamente innalzano a valore assoluto la falsa libertà (in realtà vero e proprio libertinaggio) sacrificando la verità e la giustizia, che impongono per un governo la ricerca della giustizia sociale.

Offline aquilafelyx

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Re:Una data da ricordare
« Risposta #11 : Giovedì 30 Ottobre 2014, 10:05:36 »
Tra le tante eredità del fascismo a cui l'Italia repubblicana non volle rinunciare c'è anche il Codice penale del 1930, rimasto pressocché immutato da allora salvo i pochi aggiustamenti dettati dalla Costituzione del 48: Il Codice Rocco e il mutamento politico-istituzionale.
Ancora più antica è l'impostazione del Tulps che autorizza l'uso della forza nelle manifestazioni di piazza, anche quello ha avuto delle modifiche ma l'impianto rimane quello previsto dallo Stato preunitario.
Sulla questione della situazione economica tra il 22 ed il 36 dovrebbe essere considerata la situazione postbellica che continuò a produrre effetti per anni anche dopo la fine del conflitto, non solo in Italia ma globalmente sia per i debiti di guerra contratti che per quelli da esigere.
Il costo della I Guerra mondiale in termini di vite umane e risorse economiche fu per l'Italia gigantesco, si calcola che i debiti di guerra sarebbero stati estinti negli anni 80, quello però era il minimo, le conseguenze peggiori furono il deterioramento delle relazioni commerciali e di riflesso diplomatico anche tra ex alleati. 
Rapporti diplomatici che per l'Italia si inasprirono fin dal cessate il fuoco, pochi storici lo riconoscono, specialmente all'estero, ma la Battaglia di Vittorio Veneto fu decisiva per la fine della guerra, la disfatta austroungarica sul fronte italiano creò le condizioni per la resa tedesca sul fronte occidentale dopo pochi giorni, quello che seguì alla pace gettò le basi per l'avvento del fascismo e la questione Fiumana ne precorse il metodo. È vero che alle elezioni del '19 i Fasci di combattimento ebbero lo zero virgola di voti, è vero anche che il PnF fu fondato solo nel 21 e che nel frattempo c'erano stati avvenimenti di rilievo sia nella conferenza di Versailles che nella Russia post zarista. Mussolini andò a riempire un vuoto e dopo aver istituito la dittatura a seguito del delitto Matteotti vi prosperò tra alterne vicende fino all'abbraccio mortale col Caporale austriaco, tra quelle braccia però fu letteralmente spinto dagli avvenimenti. 
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Re:Una data da ricordare
« Risposta #12 : Giovedì 30 Ottobre 2014, 12:44:29 »
Non riesco a dare un senso all'espressione economia fascista.

L'Italia tra le due guerre era un paese in gran parte contadino, con isole di industrializzazione.

Dopo il 1945 c'è stata un'industrializzazione massiccia, sviluppatasi soprattutto intorno a meccanica, chimica, siderurgia, edilizia, e un abbandono di massa delle campagne. Molto tempo dopo la produzione agricola ha cambiato faccia, diventando una produzione di qualità. Molte più vigne e molto meno granturco, per fare un esempio. 

Se invece la parola fascista si riferisce alle relazioni industriali, mi pare che il peso dei sindacati nell'Italia repubblicana sia stato ben maggiore che in quella fascista.
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Re:Una data da ricordare
« Risposta #13 : Giovedì 30 Ottobre 2014, 20:33:30 »
Non riesco a dare un senso all'espressione economia fascista.
In effetti se accosti alla lettera l' aggettivo fascista al sostantivo economia di senso non è che ne abbia molto, ma se intendi l' espressione come "visione fscista dell'economia" il senso ce l'ha eccome.
Lo scopo principale di una dittatura è quello di mantenere il potere nella precisa maniera in cui lo detiene, ed uno dei mezzi per farlo è quello di pacificare la società. 
L'economia fascista quindi è un'economia che ha come unico scopo la realizzazione di una società pacificata ove non trovino posto le istanze rivoluzionarie.
L'idea di stato, di economia, di welfare, di polizia, di sindacato, sono fasciste quando obbediscono all'imperativo inventato dal fascismo (per proporsi alla borghesia come antidoto al comunismo e alle classi lavoratrici come alternativa pacifica al comunismo stesso), ovvero all'imperativo di produrre una società pacificata, ovvero una società ove tutte le istituzioni e le classi sono socialmente riconosciute e lavorano per evitare la lotta, il conflitto di classe e quindi la rivoluzione.


Se invece la parola fascista si riferisce alle relazioni industriali, mi pare che il peso dei sindacati nell'Italia repubblicana sia stato ben maggiore che in quella fascista.
Io penso che l'attuale sindacato sia invece l' esatta realizzazione dell' idea fascista di sindacato, con il risultato di avere lo stesso peso. Un discorso del genere lo abbiamo già fatto:

...
Nel mondo "di sinistra", il sindacato era un ente in lotta con il preciso scopo finale di espropriare la proprietà ed il plusvalore delle aziende a favore dei lavoratori, proponeva una forma cooperativa di gestione e soprattutto non prevedeva nessuna figura di "padrone", che era nemico per definizione, e contro il quale la lotta e la mobilitazione dovevano essere permanenti.
Non prevedeva nemmeno l'idea di pace o di convergenza di obiettivi tra "padroni" e "lavoratori" perchè l'idea di base era che la stessa proprietà dei mezzi di produzione, e l'appropriazione del plusvalore delle aziende fossero un crimine contro i lavoratori, che invece meritavano tutto il vantaggio economico dell'azienda.
E dal al momento che il sindacato era "rivoluzionario" , ovvero parte di una rivoluzione, si comportava come un ente clandestino, non era particolarmente interessato al riconoscimento da parte dello Stato, dato che lo considerava un ente destinato a subire l'immancabile rivoluzione.

Parallelamente il fascimo proponeva una sua idea: come il comunismo riconosceva l'esistenza della classi sociali (solo per il capitalismo tutti hanno un'opportunità e non esistono classi ma solo merito), ma a differenza di capitalismo e comunismo proponeva una società pacificata.
Le corporazioni, tra cui quelle dei lavoratori, dovevano lavorare per migliorare le condizioni di tutti SENZA lottare tra loro né produrre tensioni sociali o lotte, tantomeno scontri.
Esse venivano riconosciute dallo stato con il quale dovevano cooperare alla pacificazione sociale e qualsiasi cosa ottenessero doveva essere frutto di un accordo corporativo con le corporazioni degli industriali, delle quali accettavano la legittimità costituzionale.
Col fascismo le parti sociali comparivano come forma tipica di istituzioni pubbliche: NON erano enti rivoluzionari, erano riconosciute dallo stato, svolgevano una funzione riconosciuta dallo stato, e lavoravano a spegnere le tensioni sociali anziché alla lotta e alla rivoluzione.
Praticamente erano quello che è diventato il sindacato di adesso.

Se Cgil, Cisl e Uil NON parlano di rivoluzione, sono riconosciuti da leggi e costituzioni, riconoscono la controparte dei "padroni" e dialogano al fine di spegnere le tensioni, qualcuno potrà parlare di concertazione ed altri di socialdemocrazia, ma ciò che si sta facendo è di riapplicare, tale e quale, l'idea fascista di sindacato, ovvero la camera del lavoro, o corporazione che dir si voglia.
Nella sostanza, se il sindacato originale "di sinistra" appare oggi vecchio, con una terminologia obsoleta e rivoluzionaria, estremista e violento, è per la semplice ragione che il sindacato moderno è suo naturale nemico, essendo essenzialmente un sindacato disegnato dal fascismo per pacificare la società.
L'idea di dare legittimità ad ogni parte sociale chiedendo alle parti stesse di abbandonare propositi di lotta, violenza o rivoluzione per una pacificazione sociale è, essenzialmente, l'ideologia fascista.
...


E se ora un sindacato prova a fare qualcosa di diverso dalla pacificazione sociale accennando un abbozzo di alzata di testa come è appena successo, il governo di sinistra, forte di un PD al 41%, in perfetto stile fascista, procede a manganellate.
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Re:Una data da ricordare
« Risposta #14 : Venerdì 31 Ottobre 2014, 11:05:36 »
Bel topic storico aperto dal Giglic che competenze nel settore ce le ha e si vede.

Mi permetto dare il mio modesto contributo sottolineando che è notoria l'evoluzione del fascismo da un primissimo stadio in cui è una formazione rivoluzionaria praticamente di sinistra ma con scarsissimo seguito e una seconda fase in cui diventa un partito che mette a disposizione i suoi servizi d'ordine a favore dei potentati agrari e industriali.

Dalle mie modeste letture storiche la definitiva mutazione della natura di questa formazione politica avviene con una immagine. Estate del 1921, scioperi che bloccano l'intero paese, a Milano un balilla sale su un tram e comincia a guidarlo. Questa immagine per me rappresenta il momento in cui il fascismo si propone all'attenzione dell'opionione pubblica come partito che "rimette a posto le cose" e consente di far funzionare servizi pubblici, come anche le industrie e le attività economiche in generale. Ricordiamoci che siamo nel bel mezzo del biennio rosso, ossia di quando tra il 20 e il 21 l'attacco delle forze socialiste, comuniste e sindacali raggiunge il diapason e mette in scacco l'intero paese.

Poi arriva il 1922 ma allora il fascismo per diventare struttura di potere deve acquisire elementi politici, come anche gli uomini, che lo trasformano in partito d'ordine e di potere. Peraltro, il primo governo Mussoliniano ha una minima componente fascista che poi si amplierà con le elezioni del 1924. Poi ci sarà il primo banco di prova con il caso Matteotti, quando il Governo vacilla pesantemente di fronte ad uno scandalo di rilievo addirittura internazionale (ma riscuote la solidarietà inglese, tanto per dire). Da lì non incontrerà più ostacoli fino all'arrivo dell'ambulanza la mattina del 26 luglio 1943.

In ogni caso, quegli elementi rivoluzionari di sinistra, come anche alcuni esponenti, li ritroveremo nella Repubblica di Salò nell'estremo e disperato tentativo di rifarsi una verginità ormai perduta e non più proponibile.

Quanto alle realizzazioni del fascismo, ricordo l'IRI - di cui si torna a parlare seriamente proprio in questi giorni - opera dell'ingegno di un certo Beneduce, già socialista casertano, strumenti che consentirono il rilancio economico nel secondo dopoguerra.

Questi elementi di carattere socialista ispirano anche la politica prima missina e poi di ampi settori della destra italiana. Per dire, non sono il solo che da sinistra ha provato simpatia umana ma anche politica per un certo Teodoro Buontempo, detto er pecora, uno che si scazzottava con i "compagni" per la lotta all'ultimo manifesto, ma incontrava operai durante gli scioperi e le occupazioni e faceva le lotte per la casa. So di bestemmiare a sinistra, ma pacatamente e serenamente non me ne frega un cazzo.

D'altronde lo stesso padre della Buonanima morì comunque socialista, con il figlio al potere.
un uomo di una certà mi offriva sempre olio canforato, spero che ritorni presto l'era del cinghiale biancoazzurro
STURM UND DRANG
Ganhar ou perder, mas sempre com democracia