Autore Topic: Lettura in corso: Calcionomica  (Letto 1714 volte)

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RobCouto

Lettura in corso: Calcionomica
« : Domenica 19 Settembre 2010, 12:11:34 »
Sconvolto da un'estate terrificante (ma niente problemi di salute quindi so' tutte cazzate in fondo) e allontanato mio malgrado dalle connessioni a Internet, ho utilizzato i pochissimi ritagli di tempo per la lettura e la visione di qualche DVD - o financo VHS - che giacevano da tempo immemore in libreria in attesa di lettura/visione.

Un giorno m'è riuscito pure di andare da Feltrinelli e di frugare nella scarna sezione Sport alla ricerca di qualche novità interessante. C'ho trovato un libro di Simon Kuper, di cui già avevo un libro sull'Ajax (ancora da leggere pure quello) e l'ho preso, il titolo (Calcionomica appunto) mi pareva interessante. Mi pare tra l'altro che se ne sia già parlato su queste pagine.

La prima parte si divora perché esamina, con la "sola" forza dei numeri, alcuni luoghi comuni del calcio, confermandoli o smentendoli. La seconda è dedicata al seguito di pubblico del calcio, notevole anche questa ma un pochino stucchevole (i libri tradotti dall'inglese hanno la spiacevole tendenza ad apparire ripetitivi, nei paragrafi e anche nelle singole frasi).

L'elemento più interessante è la corrispondenza ferrea tra ingaggi pagati (il cosiddetto "monte") e posizione finale in classifica. Abbastanza indicativo in una singola stagione, diventa praticamente una legge se si prende in esame un periodo abbastanza lungo, diciamo un quindicennio. Non si sfugge alla regola "più paghi, più vinci", nel lungo termine. Se nell'arco di 15 anni hai pagato in media il quarto monte ingaggi della A, la tua squadra sarà quarta nella classifica media. Secondo l'autore, questo vuol dire anche che il mercato degli ingaggi - grazie ai procuratori? - è estremamente efficente: un calciatore che guadagna 2 milioni l'anno è senz'altro più bravo, in media, di chi ne guadagna uno e mezzo: non c'è modo per il "bidone" di fregare, a medio/lungo termine, il mercato. (segue)

RobCouto

Re:Lettura in corso: Calcionomica
« Risposta #1 : Domenica 19 Settembre 2010, 12:58:17 »
Insomma, i risultati dipendono strettamente (per il 92%, secondo l'autore) da quanto si pagano i calciatori. Tutti gli altri elementi che comunemente si chiamano in causa sono pressoché irrilevanti. Non conta quasi nulla l'allenatore; una tifoseria più o meno "calda" non sposta per niente la bilancia e nemmeno influiscono gli arbitri. Per la verità, nel periodo in cui Moggi imperversava, l'autore ha individuato un aumento "sospetto" di rendimento della Juventus, ma di certo è difficile stabilire un rapporto causa-effetto.

Insomma, per ottenere migliori risultati occorre spendere il più possibile in ingaggi e quindi occorre: 1) dedicare al monte-ingaggi una percentuale più elevata possibile dei ricavi; 2) incrementare i ricavi.


Offline jegue98

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Re:Lettura in corso: Calcionomica
« Risposta #2 : Domenica 19 Settembre 2010, 16:35:57 »
..in sostanza a noi ci serviranno altri 10 anni per incominciare a vincere qualcosa...  ;D
Never change the way you are...

POMATA

Re:Lettura in corso: Calcionomica
« Risposta #3 : Domenica 19 Settembre 2010, 17:26:18 »
Basterebbe dare 4 milioni a quelli che abbiamo :D :D :D

Offline Ataru

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Re:Lettura in corso: Calcionomica
« Risposta #4 : Domenica 19 Settembre 2010, 22:49:29 »
ma l'inter di moratti pre-calciopoli è stato volutamente ignorato o cosa?
osa c'è da psicolo propriono capisco.
qui sono un esempio di civilità e non solo per molti

CiPpi

Re:Lettura in corso: Calcionomica
« Risposta #5 : Domenica 19 Settembre 2010, 23:34:49 »
in attesa di comprare il libro, poi ti faro' sapere se la ripetitivita' e' causa traduzione o stile dello stesso autore, sarebbe da sottolineare che se un maggiore stipendio porta a migliori risultati, allora il merito andrebbe a chi decide quanto pagare i giocatori, perche' sembra chiaro che il rendimento degli stessi venga valutato molto bene, si pagano di piu' i giocatori che rendono di piu'. Se si pagava 10 meloni l'anno Maki, insomma, l'unica differenza sarebbe stata che manco in Gracia riuscivamo a mandarlo :)

RobCouto

Re:Lettura in corso: Calcionomica
« Risposta #6 : Lunedì 20 Settembre 2010, 07:01:38 »
Pare che il merito vada ascritto all'efficienza del sistema in tutte le sue parti. In sostanza, al libero mercato. Il quale, come è noto, è tutt'altro che libero se in mano a poche persone ma lo diventa nel momento in cui la concorrenza può esercitarsi liberamente. Ci sono tanti calciatori, tante squadre e tanti procuratori: se Eto'o pensa di valere 3 milioni l'anno, per esempio, il "sistema" tenderà ad adeguare il suo ingaggio al suo reale valore (molto di più evidentemente): saranno i procuratori a spingerlo a chiedere più soldi e/o i clubs ad offrirgli più soldi, per aggiudicarsene le prestazioni.

Per aumentare il monte-ingaggi, come detto, la strada più ovvia è quella di aumentare i ricavi. Il metodo "faccio una squadra forte così avrò più seguito e aumenterò i ricavi" NON funziona. Investire nel calcio non ha senso: col calcio NON ci si guadagna (o meglio: non si guadagna gestendo SOLO un club di calcio) e gli investimenti non producono ritorni significativi. Il metodo auspicabile è invece quello opposto: PRIMA aumentare i ricavi, QUINDI aumentare il monte-ingaggi. Come si fa ad aumentare il seguito di un club a prescindere dai risultati sportivi? Lavorando sul brand, a quanto pare: ma questo ai dirigenti calcistici pare non interessare: del resto, un club come la Lazio produce evidentemente già un ritorno bastante al suo proprietario, attraverso le sinergie con altre attività, quali che siano. Berlusconi ha ricavato abbastanza dal Milan: aumentare i ricavi di 20-30 milioni l'anno gli cambia ben poco. In realtà, la maggior parte dei club calcistici, secondo Kuper (e mi trova assai d'accordo) sono gestiti più o meno come negozietti di provincia, a volte il dilettantismo e l'improvvisazione sono desolanti. L'unico club che ha lavorato brillantemente sul "marchio", producendo ritorni significativi in termini di popolarità, e quindi di ricavi e quindi di successi, è il Manchester United. Secondo Kuper, gran parte delle decine di milioni di persone che si dichiarano tifosi del Manchester, ignorano persino che Manchester sia una città inglese: la deduzione che tentare di agganciare il proprio brand all'importanza di una città sia una grossolana fesseria è immediata e automatica. Nel mondo (e nel libro Roma viene definita "piccola capitale") dei gladiatori, dell'Impero e del Colosseo non gliene frega una mazza a nessuno: e del resto quando ci capita di incontrare il Panatinaikos, non credo ci sia qualcuno impressionato all'idea di avere di fronte una rappresentante di Atene e della sua importanza storica e culturale eccetera eccetera.

Offline Rupert

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Re:Lettura in corso: Calcionomica
« Risposta #7 : Lunedì 20 Settembre 2010, 08:21:50 »
ma l'inter di moratti pre-calciopoli è stato volutamente ignorato o cosa?

In quel caso c'era la variante Moggi che nel libro mi sa, non è presa in considerazione...
"...e gente giusta che rifiuti di esser preda
di facili entusiasmi e ideologie alla moda!"

LOTITO VATTENE!

Errare è umano, perseverare è da Lotito!

CiPpi

Re:Lettura in corso: Calcionomica
« Risposta #8 : Lunedì 20 Settembre 2010, 08:55:30 »
Pare che il merito vada ascritto all'efficienza del sistema in tutte le sue parti. In sostanza, al libero mercato. Il quale, come è noto, è tutt'altro che libero se in mano a poche persone ma lo diventa nel momento in cui la concorrenza può esercitarsi liberamente. Ci sono tanti calciatori, tante squadre e tanti procuratori: se Eto'o pensa di valere 3 milioni l'anno, per esempio, il "sistema" tenderà ad adeguare il suo ingaggio al suo reale valore (molto di più evidentemente): saranno i procuratori a spingerlo a chiedere più soldi e/o i clubs ad offrirgli più soldi, per aggiudicarsene le prestazioni.

Per aumentare il monte-ingaggi, come detto, la strada più ovvia è quella di aumentare i ricavi. Il metodo "faccio una squadra forte così avrò più seguito e aumenterò i ricavi" NON funziona. Investire nel calcio non ha senso: col calcio NON ci si guadagna (o meglio: non si guadagna gestendo SOLO un club di calcio) e gli investimenti non producono ritorni significativi. Il metodo auspicabile è invece quello opposto: PRIMA aumentare i ricavi, QUINDI aumentare il monte-ingaggi. Come si fa ad aumentare il seguito di un club a prescindere dai risultati sportivi? Lavorando sul brand, a quanto pare: ma questo ai dirigenti calcistici pare non interessare: del resto, un club come la Lazio produce evidentemente già un ritorno bastante al suo proprietario, attraverso le sinergie con altre attività, quali che siano. Berlusconi ha ricavato abbastanza dal Milan: aumentare i ricavi di 20-30 milioni l'anno gli cambia ben poco. In realtà, la maggior parte dei club calcistici, secondo Kuper (e mi trova assai d'accordo) sono gestiti più o meno come negozietti di provincia, a volte il dilettantismo e l'improvvisazione sono desolanti. L'unico club che ha lavorato brillantemente sul "marchio", producendo ritorni significativi in termini di popolarità, e quindi di ricavi e quindi di successi, è il Manchester United. Secondo Kuper, gran parte delle decine di milioni di persone che si dichiarano tifosi del Manchester, ignorano persino che Manchester sia una città inglese: la deduzione che tentare di agganciare il proprio brand all'importanza di una città sia una grossolana fesseria è immediata e automatica. Nel mondo (e nel libro Roma viene definita "piccola capitale") dei gladiatori, dell'Impero e del Colosseo non gliene frega una mazza a nessuno: e del resto quando ci capita di incontrare il Panatinaikos, non credo ci sia qualcuno impressionato all'idea di avere di fronte una rappresentante di Atene e della sua importanza storica e culturale eccetera eccetera.

non c'e' dubbio che una delle forze del cosidetto libero mercato e' proprio quella di auto-aggiustarsi nel lungo periodo, ma per i dettagli sulla discussione aspetto di leggere il libro, in quanto a mio riguardo interessante sarebbe vedere la corrispondenza tra spesa e probabilita' di vittoria.

cioe' e' indubbio che se spendi di piu', alla lunga vinci di piu', ma se spendi il doppio hai il doppio delle possibilita'?

la parte in grassetto poi evidenzia il motivo per cui mi infervoro con chi da consigli a Lotito sulla gestione del club, che include campagne acquisti per non perdere l'occasione (2007) e rinnovi a rotta di collo per svariati milioni come fossero noccioline, ma anche varie ed eventuali.

anche perche', e' si vero che il ManUtd e' maestro del marketing, ma e' anche vero che ha piu' buffi che Italpetroli. ma di gran lunga. cosi come tanti altri club vincenti.

credo che sia una variabile non di poco conto nell'assioma 'piu' spendi e piu' vinci'.

Offline franz_kappa

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Re:Lettura in corso: Calcionomica
« Risposta #9 : Lunedì 20 Settembre 2010, 10:36:35 »
cioe' e' indubbio che se spendi di piu', alla lunga vinci di piu', ma se spendi il doppio hai il doppio delle possibilita'?

Ti dico la mia, visto che su questi temi ci ragiono da anni.
Bisogna uscire dall'equivoco di considerare l'entità del monte ingaggi come un 'fine', per certi versi. Mi spiego meglio:
evidentemente pagare 100 milioni di stipendi lordi alla propria rosa non garantisce nulla se, come sottolinei tu opportunamente in un altro post, quei soldi li spendi male e per remunerare calciatori non sempre in grado di risolvere le partite decisive (il Maki della situazione).

Il monte ingaggi, dunque, è un 'mezzo' per vincere. In che senso: l'entità elevata dello stesso dovrebbe - in un mercato perfetto - assicurare al club che paga cifre elevate la disponibilità dei calciatori migliori. L'assunto, direi abbastanza condivisibile, è che i calciatori migliori sono in grado di spuntare ingaggi più elevati. Di conseguenza, chi paga di più complessivamente la propria rosa ha a disposizione un collettivo con le carte in regola per concorrere con solidissime chances per traguardi ambiziosi.

Ciò detto, concludo tornando alla tua domanda: se spendi il doppio ha il doppio delle possibilità?
Dipende, secondo me. Io non sono un 'analista', ma - a lume di naso - secondo me non è possibile stabilire una correlazione così automatica. Della serie: la Lazio, con 40 milioni di monte ingaggi, avrebbe meno della metà delle possibilità di vincere dell'inter che paga 100 milioni (sono cifre un po' a spanne e dunque imprecise, giusto per stabilire un termine di confronto non troppo lontano dalla realtà)? Non lo so se la probabilità di uno scudetto della Lazio è meno della metà rispetto alla probabilità che lo scudetto lo vinca l'inter.
So per certo che l'inter, disponendo di grandi giocatori che costano tanto più rispetto a quelli della Lazio, ha molte più possibilità dei biancocelesti di vincere. E lo so perché l'osservazione degli ultimi 20 anni di calcio-business me lo conferma.
Ma certezze non ve ne sono. Se spendi tanto rischi anche di non vincere mai, come dimostrerebbe l'esperienza dell'inter pre-calciopoli (dico dimostrerebbe perché, da evidenze successive, è stato ipotizzato che nell'era del Mi-To la concorrenza non era proprio perfetta tra i grandi club...).

anche perche', e' si vero che il ManUtd e' maestro del marketing, ma e' anche vero che ha piu' buffi che Italpetroli. ma di gran lunga. cosi come tanti altri club vincenti.

Attenzione, CipPi, sull'enorme debito del ManU si dimentica sempre un aspetto, che sono certo tu conosci: il ManU è stato rilevato dai suoi attuali proprietari con un'operazione 'a leva'. Semplifico moltissimo, rischiando di non descrivere perfettamente cosa accaduto (ma chi legge si può fare un'idea molto vicina a quanto accaduto realmente): chi ha acquisito la maggioranza del pacchetto azionario del ManU ha creato una società 'veicolo' per rilevare il club, ottenendo ingenti finanziamenti garantiti da vari finanziatori a questa società veicolo. Effettuato l'acquisto, la società veicolo è stata fusa con il ManU, che in pancia si è portato un debito colossale contratto dalla società veicolo per acquistare il ManU stesso.

Ecco che, paradosso, il Manchester è indebitato perché deve ripagare i capitali ottenuti per acquistarlo.
Paradosso della finanza, dirà qualcuno.

In realtà, l'operazione ha una sua coerenza se il club acquisito offre ingenti flussi di cassa annui in grado di ripagare la quota annuale di debito da rimborsare. Ma al primo errore (o alle prime difficoltà gestionali, che possono sempre esserci) la coperta inizia a diventare un po' corta. E così il ManU oggi presenta dei problemi di tenuta finanziaria non irrilevanti.

Ma il paradosso è che si tratta comunque di un club sano e ricco. Peccato che a rilevarlo siano stati imprenditori senza soldi che hanno deciso di spremere il ManU stesso per rientrare dell'investimento.
Buon viaggio, caro Piero.

CiPpi

Re:Lettura in corso: Calcionomica
« Risposta #10 : Lunedì 20 Settembre 2010, 13:41:50 »
dell'escamotage per l'acquisto del ManUtd ne ero al corrente, e fu il motivo per la forte contestazione di molti tifosi. (ed ancora oggi quando vedete tifosi del ManUtd con i colori verde-oro ;))

sarebbe interessante a mio avviso, visto il discorso dei ricavi, vedere quanto in realta la calcioeconomia sia drogata, ossia quanto piu' facilmente che in altri settori, viene permesso l'indebitamento crescente di club vincenti, pur di mantenere il circenses in funzione. (specialmente ora che il panem diventa sempre piu' caro)

(anche per il ManUtd, se il problema era solo un acquirente senza soldi, possibile che non ce ne fosse uno con i soldi, o c'e' molto di piu' che l'occhio non vede)

Offline franz_kappa

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Re:Lettura in corso: Calcionomica
« Risposta #11 : Lunedì 20 Settembre 2010, 14:35:18 »
dell'escamotage per l'acquisto del ManUtd ne ero al corrente, e fu il motivo per la forte contestazione di molti tifosi. (ed ancora oggi quando vedete tifosi del ManUtd con i colori verde-oro ;))

Sapevo che sapevi.  ;) E non volevo essere irridente nei tuoi confronti, sia chiaro.
Quando scrivi che il ManU è straindebitato dici il vero. E so anche che tu conosci l'origine di quel colossale debito.
Ma chi legge potrebbe essere portato a ritenere che il debito del ManU (circa 1 mld di euro, se non erro...) sia figlio di gestioni dissennate da parte di un club che, stagione per stagione, ha speso più di quanto incassato registrando un persistente deficit di gestione.

Non è proprio così. Come abbiamo spiegato gran parte del debito dei mancuniani ha altre origini.

sarebbe interessante a mio avviso, visto il discorso dei ricavi, vedere quanto in realta la calcioeconomia sia drogata, ossia quanto piu' facilmente che in altri settori, viene permesso l'indebitamento crescente di club vincenti, pur di mantenere il circenses in funzione. (specialmente ora che il panem diventa sempre piu' caro)
Bello spunto! Se ho due minuti posto qualche estratto da un indagine del Sole-24 Ore di domenica sul debito del
football Made in Italy.
Per inciso, faccio presente che uno degli elementi più caratterizzanti del metodo Lotito applicato al pallone, ovvero la riconduzione della gestione di un club di calcio entro i RIGIDI confini descritti dai criteri di sana ed economica gestione di un'impresa (CHE NON PUO' CHIUDERE SEMPRE IL BILANCIO IN ROSSO), se applicato in questo contesto assume valenze di assoluta rilevanzae, per certi versi, innovatività.

(anche per il ManUtd, se il problema era solo un acquirente senza soldi, possibile che non ce ne fosse uno con i soldi, o c'e' molto di piu' che l'occhio non vede)
Non so se ci poteva essere qualcuno con i soldi veri pronto a comprare il ManU. Credo che il valore del deal sia stato
comunque ingentissimo, a suo tempo. Difficile che qualcuno disponga di capitali così elevati da destinare a un investimento dai ritorni comunque incerti (calcio=attività imprevedibile).
Buon viaggio, caro Piero.