Il Messaggero
Questione di FilipLo chiamavano il “Messi dei Balcani”. Era ancora esile a Belgrado, s’è trasformato in toro sotto i Pirenei. E comunque anche le pulci hanno la tosse: in un soffio, Djordjevic scalza Mito Klose. Sua la maglia da titolare, già buona la prima della Lazio col Bassano. All’Olimpico Filip affila subito i suoi artigli d’aquila. Rapace, dunque, non solo sotto porta. Sette zampate nel precampionato, domani sera dovrà ancora farsi trovare al posto giusto nel momento giusto. Klose vuole donargli l’eredità, Djordjevic non si lasci sfuggire proprio ora il testamento. Sotto lo sguardo del panzer a Formello non ha sbagliato uno stop, un movimento. Ecco il fantasma all’opera: «Filip si nasconde sempre, scompare – racconta l’amico serbo Pejcinovic (Nizza) – salvo riapparire quando c’è da segnare. Sembra Inzaghi». E’ più elegante, ma come Super Pippo s’aggira furtivo in area, col corpo ruba l’aria e sfrutta ogni svista. E’ un killer spietato, spara e imbusta palle in rete. Un po’ come Klose, in fondo, pure Djordjevic è centravanti d’altri tempi. Solo che, a 26 anni, ha più fame del presente e del futuro.
SUBITO TITOLARE
Il primo duello, lo vince Djordjevic: rispetto a Klose, Filip ha iniziato subito a immergersi nei cubetti di ghiaccio. La moda dell’ice bucket challenge lo ha contagiato, ieri era zuppo sotto il ghigno di Keita. Tutto ripreso in video, col sorriso di Djordjevic già beniamino del gruppo biancoceleste. Sono profonde le orme del serbo in appena due mesi di Lazio. Le ha scavate soprattutto con la personalità: «Non mi sento la riserva di Klose», ha precisato subito. E Pioli s’è piacevolmente intimorito: «Non lo è». Filip ha sudato tanto e s’è guadagnato l’esordio. Ha messo su muscoli ed energia, dopo l’infortunio al ginocchio e la rottura col Nantes. Questo numero 9 ha già
fatto intravedere di che materiale è fatto: prende posizione, vede il gioco, lavora per la squadra e lo fa con intelligenza. Sfrutta lo scarico sugli esterni, presidia il campo. Non ha paura: «Le pressioni? Non mi spaventano». Così, chi lo ferma più?
UN CARATTERACCIO
Ricomincia la scalata: 65 gol in 191 gare col Nantes, niente male il passato. L’anno scorso 10 reti in 27 partite, nonostante l’esclusione. Djordjevic non voleva firmare il rinnovo, pena fuori rosa. Vendetta di Filip a fine stagione: boicottata la festa d’addio del club. E’ il carattere duro del serbo la vera incognita del suo destino. In Francia, famosi i suoi sbalzi d’umore, i suoi litigi in campo con gli avversari. Djordjevic non ama parlare, detesta le interviste. Ma, quando apre bocca, chiunque può tremare. Non è certo banale: «Sono al Nantes da cinque anni e vedo 50-60 persone che fanno finta di lavorare qui, ma vengono pagate per non fare nulla». Occhio, Lotito, ai giardinieri di Formello. Occhio, Filip, ai rossi in serie A: nel dicembre 2012 l’attaccante insultò a brutto muso un arbitro a più riprese. Ha un equilibrio instabile, ma di recente sembra cresciuto. Merito, forse, della sua ultima fiamma, la bella modella serba Jovana Svonja. «Regina di Roma», l’hanno già ribattezzata i laziali.
LA FORMAZIONE
La nuova Lazio partirà dal 4-3-3, ma non è escluso che Pioli possa provare nel tempo anche una formazione con due punte (4-3-1-2) o virare sul 4-2-3-1. A occhio la convivenza con Klose, almeno in certe partite, potrà essere possibile. La Lazio potrà danzare insomma su due punte: adesso però c’è solo Djordjevic al ballo dei debuttanti in Coppa Italia. Insieme al connazionale Basta e de Vrij in difesa. Pioli non scopre carte e dualismi. Ma, statene certi, ha più di qualcosa in “serbo”.
Alberto Abbate