Federsupporter: Tavecchio, Galliani, Lotito e il Patto della Pastasciutta sullo stomaco del calcio italiano
31 luglio alle 10:24
Caro Direttore,
è da molto tempo, ormai, che tutti invocano l’indifferibile esigenza di una radicale e profonda riforma del calcio nazionale.
Che cosa ha prodotto, attualmente, tale invocazione ? Una vera, seria riforma ? Per niente affatto, al posto di essa, è stato prodotto e presentato quello che potrebbe chiamarsi il “ Patto della pastasciutta”.
Patto che, infatti, è stato consacrato da un inedito triumvirato ( Galliani, Agnelli, Lotito) immortalato, in un ristorante milanese, a gustare, con evidente avidità e soddisfazione, succulenti piatti, per l’appunto, di pastasciutta.
Tale patto costituisce il programma del nuovo Presidente in pectore della FIGC, rag. Carlo Tavecchio, che, a propria volta, nel presentarlo, lo ha arricchito con la parabola di “Opti Pobà”, quel fantomatico calciatore “ che è venuto in Italia a giocare nella Lazio ( ndr. chissà, poi, perché nella Lazio, forse perché in ambito calcistico la Lazio ha assunto il posto che nelle barzellette avevano i Carabinieri ?) dopo aver mangiato le banane”.
Una innocente, anche se inopportuna, battuta, così come si sono affrettati a definirla i “ fan” del prossimo Presidente federale, non espressione di una cultura e mentalità discriminatorie , a sfondo razziale, bensì una “ goliardata”, una mera “burla”.
Chissà se lo stesso metro di giudizio verrà applicato nei confronti di qualche tifoso o di frange di tifosi che dovessero fare qualche “ buhu” , o peggio, verso calciatori di colore.
Ma, per tornare all’argomento “ Patto della pastasciutta” , la povertà e superficialità dei contenuti di quest’ultimo, in pratica un elenco di wishfull thinking o, peggio, di soluzioni autoritarie ed autoreferenziali che già connotano il sistema calcio, dimostrano che, in realtà, tale “Patto” altro non è se non la classica “ foglia di fico” di un bieco e rozzo accordo preconfezionato e preordinato alla spartizione, nell’ambito della FIGC, di poltrone e di potere.
Si pensi, a questo proposito che, nel “programma Tavecchio”, figura l’abbassamento del quorum deliberativo per le modifiche statutarie al 65%, cosicchè le quattro Leghe calcistiche, da sole, detenendo il 68 % , potrebbero modificare lo Statuto federale a proprio piacimento, con esclusione di tutte le altre componenti.
Stupisce, inoltre, ma non più di tanto, l’assoluta incoerenza di comportamento del dr. Andrea Agnelli, il quale, pubblicamente pronunciatosi contro la candidatura del rag. Tavecchio, ha, però, accettato di far parte del triumvirato per la redazione del programma del medesimo rag. Tavecchio.
Come se i programmi non camminassero sulle gambe di chi li deve attuare.
Altra perla di coerenza è l’atteggiamento del dr. Andrea Abodi, Presidente della Lega Calcio di Serie B, che, precluso dalla stessa cordata, che oggi sostiene il rag. Tavecchio, alla carica di Presidente della Lega Calcio di Serie A, in quanto ritenuto da tale cordata “ inadeguato”, oggi si schiera, con zelo e fervore, con quelli che così lo qualificarono, bocciandone la candidatura.
Per non parlare, poi, dei requisiti di onorabilità e dell’aderenza ai principi e valori di lealtà, correttezza e probità di non pochi ed autorevoli appartenenti alla predetta “ cordata”.
Esempi emblematici ne sono il Presidente del Genoa Calcio, Sig. Enrico Preziosi, protagonista del famoso episodio della valigia piena di soldi destinata a calciatori della squadra avversaria e riconosciuto ineleggibile alla carica di Consigliere della Lega Calcio di Serie A, nonché il vero “ maitre a’ penser” del “ Patto della pastasciutta”, “ guru” della cordata pro-Tavecchio, “demiurgo” della candidatura di quest’ultimo e suo “Grande Elettore.”
Vale a dire il dr. Lotito, come è noto, di recente definitivamente condannato per un reato finanziario e tenuto a risarcire i danni alla FIGC a seguito del reato di frode sportiva, sebbene dichiarato estinto per prescrizione.
Lo stesso dr. Lotito che, ammesso pure che, così come sancito dalla Federazione, non possa essere dichiarato decaduto dalle cariche sportive ricoperte, non essendo, secondo la Federazione, da ritenersi ancora definitiva la sentenza della Cassazione che lo ha condannato, restando esclusivamente da quantificare l’entità della pena, tuttavia, non si comprende perché, in attesa di tale quantificazione, non sia stato comunque e non sia sospeso dalle predette cariche, ai sensi e per gli effetti dell’art. 11 del Codice di Comportamento Sportivo del CONI e dell’art. 22 ter delle NOIF della FIGC.
Già nelle mie Note del 29 aprile scorso “ Moderni Catoni e moderni sofisti” ( cfr.
www.federsupporter.it), a pag. 4 , rilevavo che , pur volendosi ritenere non ancora definitiva – e lo è – la sentenza in parola, sarebbe dovuta, in ogni caso, scattare la sospensione cautelare dalle cariche, poiché il combinato disposto dell’art. 11 e dell’art. 22 ter sopra richiamati impone che tale sospensione si verifica, allorquando sia intervenuta, come nella fattispecie, una sentenza di condanna, anche se considerata non ancora definitiva, successiva al 30 ottobre 2012, per uno dei reati elencati nell’allegato A al Codice di Comportamento Sportivo del CONI, corrispondente ai reati elencati nell’art. 22 bis delle NOIF.
Ma, evidentemente, la FIGC e chi o coloro i quali ne detengono il potere, il controllo ed il comando hanno sempre pensato e vogliono continuare a pensare che le regole, per dirla come “ le grida” manzoniane, si applicano “ all’arbitrio di sua eccellenza” o, per dirla come il gatto “ che faceva er socialista” della composizione “ Er compagno scompagno” del Poeta romano, Trilussa, “ Fò er socialista quanno stò a diggiuno, ma quanno magno so conservatore!”
Sarebbe, altresì, singolare ed imbarazzante che il neo Presidente federale, prima o dopo la sua elezione, venisse deferito e sanzionato per l’illecito disciplinare di cui all’art. 11 ( Responsabilità per comportamenti discriminatori) del Codice di Giustizia Sportiva della FIGC.
L’art. 11, comma 1, stabilisce che “ Costituisce comportamento discriminatorio, sanzionabile quale illecito disciplinare, ogni condotta che, direttamente o indirettamente, comporti offesa, denigrazione o insulto per motivi di razza, colore, religione, lingua, sesso, nazionalità, origine territoriale o etnica”.
E ancora: “ Ai dirigenti, i tesserati di società, i soci e non soci di cui all’art. 1, comma 5 ( ndr. dirigenti, tesserati, soggetti dell’ordinamento federale), che contravvengono ai divieti ed alle prescrizioni di cui ai commi 1 e 2 si applica la sanzione della inibizione temporanea per un periodo non inferiore a tre mesi”.
Ed è alla luce di tutto ciò e di tutto quello che, probabilmente, seguirà, che mi corre l’obbligo, a titolo del tutto personale, di celebrare, qui e subito, l’elogio del dr. Lotito.
Devo, infatti, dargli atto che egli ha compreso, da tempo e meglio di tutti, come và il mondo del calcio, e non solo, e come ci si debba comportare.
Correttezza, lealtà e probità sono da considerare principi e parole vuote, “ ad usum stultorum” .
Quello che conta sono: le amicizie, più o meno “particolari”; le relazioni, più o meno “pericolose”; “i compagni di merende”; “ i compagnucci della parrocchietta”; il familismo; la mancanza di etica negli affari; l’onorabilità, non come “ praemium virtutis”, bensì come “ praemium arrogantiae ac metus”; l’imprenditorialità e la managerialità, non come volontà e capacità di far progredire ed arricchire l’impresa ed i suoi shareholder e stakeholder, bensì esclusivamente sé stessi; il disprezzo per gli altri, considerati “ subiecti” e “ minus habentes” e, in specie, i tifosi quali “ utili idioti” e “ plauditores” non pagati, bensì paganti.
Un’idea di sè stesso molto simile al “ superuomo” nietzschiano ( di se stesso Nietzsche disse : “ Io non sono un uomo, sono dinamite”).
Un uomo, il dr. Lotito, al quale, per l’uso che fa del linguaggio, parlato e scritto, ben si attagliano le parole che Platone, nel “Gorgia”, riferisce a Socrate: “ Il Retore e la Retorica si trovano in questa posizione rispetto a tutte le altre arti: non c’è alcun bisogno che sappia come stiano le cose in sé, ma occorre solo che trovi qualche congegno di persuasione, in modo da dare l’impressione, a gente che non sa, di saperne di più di coloro che sanno “.
Dunque “ Forza Tavecchio, Avanti tutta” ! Alla faccia degli “ Opti Pobà” e di tutti i “ mangiabanane” che sono o vengono in Italia, soprattutto alla Lazio: la Crocerossa del calcio nazionale, sulla quale si può impunemente ed allegramente “ sparare” e che si presta ad essere fatta oggetto di scherno e di derisione.
Quanto sopra, nonostante che il suo azionista di riferimento e Presidente del Consiglio di gestione si proclami il “dominus”, il “ monarca assoluto” del suddetto calcio:
oppure si tratta solo di “ pallone” ?
Avvocato Massimo Rossetti
Resposabile Area giuridico-legale Federsupporter