www.LaLazioSiamoNoi.itdi Marco Valerio Bava
Un Mago e un Comandante, un genio e un maestro. Che potessero subito non trovarsi era da mettere in conto. Uno tanto genio e qualche sregolatezza, l’altro ex bancario, maniacale studioso della tattica e con un codice di comportamento vecchio stampo: pane al pane e vino al vino. Sarri parla in faccia, davanti a tutti, non è uno psicologo, almeno non nel senso contemporaneo del termine, è un toscano anche un po’ burbero, preferisce il confronto diretto al paternalismo. Nella diversità, però, c’è un elemento comune, un trait d’union che ha permesso ai due di incontrarsi: l’intelligenza. L’ha detto Sarri ieri, bisogna credergli: “Il ragazzo è particolare e intelligente”, ha dichiarato al termine della sfida contro la Salernitana. Sarri ha fatto capire che le cose ora vanno meglio, che “la convivenza adesso è più facile”. L’ha testimoniato l’abbraccio tra i due. Luis Alberto aveva appena segnato il gol del 3-0, perla vera, rara, la seconda in campionato. Ha esultato, poi tornando verso il centrocampo s’è fermato ad abbracciare l’allenatore. Un gesto sentito, spontaneo, che vale più di mille parole e cancella qualche settimana turbolenta, di like fastidiosi e incomprensioni tattiche.
SCINTILLE - Sarri chiedeva intensità, abnegazione, voleva vedere una doppia fase in cui la qualità non cancellasse la quantità. Luis inizialmente ha faticato, forse anche per una questione di condizione, fatto sta che non trovava le misure per il nuovo calcio di Sarri. S’era innervosito, è un ragazzo istintivo, umorale, s’era intristito dopo qualche prestazione non all’altezza e le prime panchine. Non era abituato, col vecchio allenatore, a un determinato rapporto, più diretto, senza carezze. Sarri premia il merito, non guarda in faccia a nessuno. Luis Alberto s’è confrontato con tutti, pure coi dirigenti, aveva espresso dubbi e perplessità, ma l'allenatore è stato bravo a stimolarlo, a entrargli nella testa, l’ha caricato e tra i due è scattata la scintilla.
NUMERI - Dopo Verona è cambio il Mago ed è cambiata la Lazio. Era tornato titolare, a sorpresa, dopo la debacle del Bengodi, in un match fondamentale come quello contro la Fiorentina. Aveva dato segnali incoraggianti contro i viola, non è più uscito. Titolare sempre, sostituito solo nel finale di Marsiglia e in quello di Bergamo. In campo 90’ contro Salernitana e Fiorentina. Imprescindibile ormai uno così, per qualità e adesso anche per intensità. Quello che voleva il Comandante. I numeri del match contro la Salernitana sono emblematici: Luis Alberto è il primo per palloni giocati (101), il secondo per recuperi effettuati (7), dopo Cataldi e Acerbi (9). È il giocatore biancoceleste ad aver provato più tiri dopo Immobile, ma anche quello che più di ogni altro ha “rischiato” la giocata con un rate del 21,62%. Ed è soprattutto il laziale che ha corso di più: 11,01 km percorsi. Alle sue spalle Cataldi con 10,84 km messi nel motore. Insomma, un centrocampista totale. Uno capace di mettere tutto dentro al cocktail della partita. Impossibile oggi pensare a una Lazio senza Mago. Quasi incredibile se con la mente si torna indietro di 10 giorni. Gli screzi, le incomprensioni, la freddezza con Sarri sembrano ormai preistoria. Ieri l’allenatore l’ha elogiato, si stanno capendo, potrebbe davvero nascere un amore sportivo: “Se ho qualcosa da dirgli glielo dico in faccia, anche davanti a tutti. Probabilmente per lui questo era strano all'inizio. Ora lui sa come sono fatto e io so com'è fatto lui”. Perché se è vero che gli opposti si attraggono, allora due più diversi, ma altrettanto complementari non ce ne sono. E c’è un abbraccio a testimoniarlo.