Autore Topic: 19/07/1992 - 19/07/2014  (Letto 1820 volte)

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malacarne

19/07/1992 - 19/07/2014
« : Sabato 19 Luglio 2014, 16:40:33 »
Ventidue anni fa, oggi.
Una Fiat 126 imbottita di tritolo parcheggiata in Via d'Amelio a Palermo detonò.
Persero la vita il giudice Paolo Borsellino ed i cinque agenti di scorta Emanuela Loi (prima donna della Polizia di Stato caduta in servizio), Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Mi permetto di ricordare questi EROI con parole dello stesso Paolo Borsellino:

"Io accetto ed ho sempre accettato il rischio e le conseguenze del lavoro che faccio, del luogo dove lo faccio e anche per come lo faccio. Lo accetto perché ho scelto di farlo e potrei dire che sapevo fin dall'inizio che avrei dovuto correre questi pericoli. La sensazione di essere un sopravvissuto e di trovarmi, come viene ritenuto, perennemente in estremo pericolo, è una sensazione che non si disgiunge dal fatto che io credo profondamente nel lavoro che faccio e che è necessario che lo faccia e che lo facciano tanti altri. E so anche che tutti noi abbiamo il dovere morale di continuarlo a fare senza lasciarci condizionare dalla sensazione o dalla certezza, che tutto questo può costarci caro".




Mai dimenticare.


Offline pizzeman

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R: 19/07/1992 - 19/07/2014
« Risposta #1 : Sabato 19 Luglio 2014, 19:15:46 »
Mai dimenticare.
Tanti sono morti per provare a difendere questo paese dai mille cancri che provano a sbrabarlo.
E tutti noi dovremmo provare a pensare a loro quando vorremmo scappare.
Non il nome dietro, ma il simbolo davanti.

Offline MCM

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Re:19/07/1992 - 19/07/2014
« Risposta #2 : Domenica 20 Luglio 2014, 00:29:46 »
Martiri per la libertà della nostra Nazione dal giogo di chi, dentro e fuori lo Stato, vuole distruggerla.
Potranno anche farcela, ma non ne distruggeranno mai la gloria. Perché qui, più che in ogni altro dove, è stata scritta la Storia.

A noi tutti

W L'ITALIA, W LA LIBERTA'!



Offline Cliath

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Re:19/07/1992 - 19/07/2014
« Risposta #3 : Domenica 20 Luglio 2014, 01:08:14 »
Martiri per la libertà della nostra Nazione dal giogo di chi, dentro e fuori lo Stato, vuole distruggerla.
Potranno anche farcela, ma non ne distruggeranno mai la gloria. Perché qui, più che in ogni altro dove, è stata scritta la Storia.

A noi tutti

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Offline Er Matador

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Re:19/07/1992 - 19/07/2014
« Risposta #4 : Domenica 20 Luglio 2014, 02:23:47 »
Voglio ricordarlo con quella che ritengo la migliore trasposizione cinematografica: la miniserie Paolo Borsellino, nella quale a prestargli il volto è Giorgio Tirabassi.
Falcone - interpretato da Ennio Fantastichini - è caduto nella strage di Capaci, e se ne stanno celebrando i funerali.
Separato anche fisicamente dal cordoglio di massa, Borsellino vive appartato tutto il proprio dolore mentre sullo sfondo, lontano e straniante, risuona il vaniloquio roboante e fasullo della commemorazione ufficiale.
Non ho ovviamente conosciuto di persona il magistrato palermitano: ma l'uomo che ho sentito raccontare dalle persone a lui più vicine, tanto ricco di slanci interiori quanto parco e non a proprio agio con le parole, l'ho ritrovato negli intensissimi primi piani di quella scena.
Che dire a ventidue anni di distanza, in una fase simile per la transizione di poteri in atto, ma lontana anni luce da quel clima di speranza e di cambiamenti che sembravano a portata di mano?
Beato il popolo che non ha bisogno di eroi, a maggior ragione rispetto a chi di eroi ha bisogno non solo per circostanze straordinarie, ma anche per l'ordinaria amministrazione.
Ripensando a quanto emerso sul comportamento dello Stato - per il quale "ha dato la vita e avuto in cambio una croce" (semicit.) - in quelle e altre vicende, il motto più rappresentativo sembra però: dagli amici mi guardi Iddio...

Offline Frusta

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Re:19/07/1992 - 19/07/2014
« Risposta #5 : Domenica 20 Luglio 2014, 08:27:59 »
...dagli amici mi guardi Iddio...
Soprattutto da quelli diventati "amici" post mortem.
Diciamolo: Falcone e Borsellino in vita sono stati osteggiati, avversati, boicottati e a volte addirittura derisi dagli stessi che ora più di chiunque altro ne stanno sfruttando (si, sfruttando è la parola esatta) la memoria.
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Zapruder

Re:19/07/1992 - 19/07/2014
« Risposta #6 : Domenica 20 Luglio 2014, 09:12:24 »
Con il crollo del Muro, crollò anche tutto quello che vi era poggiato contro, e in particolare il complesso e radicato "sistema" italiano, che aveva la sua base in un partito come la DC che trovava la sua ratio soprattutto nel presidio anticomunista. Un sistema non certo immune alla malversazione e agli scandali, ma che tutto sommato era sempre stato in grado di sopravvivere a ogni urto che il potere giudiziario fosse riuscito a portargli: troppo radicato in ogni settore, nell'italica coscienza, il "sentire" democristiano.

Con la dissoluzione del PCI venne meno un dualismo quarantennale, col risultato che circa un terzo del corpo elettorale si mosse alla ricerca di nuove certezze, mentre buona parte dell'altro terzo aveva perduto molte delle proprie. E avevano perduto, entrambi i duellanti, i robusti appoggi ideologici (e non solo) che gli provenivano dall'esterno. Il sistema vacillò, e accadde che il potere giudiziario, non più impantanato nel melassone democristiano, partendo da una piccola crepa lo scardinò fragorosamente, colpendolo indisturbato fino ai massimi livelli.

"Altri" poteri non potevano certo stare a guardare. Intuirono che mezzo secolo di convivenza (e connivenza) con lo stato (minuscolo) fosse al termine: inviarono un primo, chiarissimo messaggio - l'omicidio di Lima - e poi tolsero di mezzo quei magistrati che forse stavano, come i loro colleghi milanesi, per far saltare in aria il tavolo, rivelando finalmente l'esistenza e il volto di quel "terzo livello": decisamente troppo, e così toccò a loro saltare in aria. Uno stato indebolito non trovò di meglio che tentare una "trattativa", ma questo non bastava: occorrevano nuovi referenti, certi, affidabili, che garantissero stabilità e che tenessero a bada il sistema giudiziario. Ancora nel 1993, in un contesto politico e sociale quanto mai "liquido" e dagli sbocchi imprevedibili, i "messaggi" continuarono ad arrivare.

Finché qualcuno non "scese in campo", e ogni sussulto cessò. I poteri "altri" avevano la loro nuova DC, col benestare di un 40% di italiani. E quel 27 marzo 1994 fu la certificazione sulla morte inutile di Falcone e Borsellino.

Offline benvolio

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Re:19/07/1992 - 19/07/2014
« Risposta #7 : Domenica 20 Luglio 2014, 09:36:23 »
Oltre alle ricostruzioni accurate fatte sopra, giova ricordare che Falcone e Borsellino costruirono le loro inchieste e la loro capacita' di pressione sul sistema politico con maestria e sagacia, competenza e perseveranza. E' interessante sentire Di Pietro quando racconta che dovendo fare una rogatoria internazionale si rivolse dritto dritto a Falcone il quale non solo lo aiuto' a capire i metodi, ma lo mise anche sull'onda di frequenza giusta a livello diplomatico giudiziario.
Piu' soggettivamente, su Borsellino e gli uomini della scorta, considerato come era stato ucciso Falcone e come egli comprese la terra bruciata che gli si stava facendo incontro, penso sia sacrosanto parlare di Eroi, anzi di imprescindibili come diceva B. Brecht.

Offline Er Matador

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Re:19/07/1992 - 19/07/2014
« Risposta #8 : Domenica 20 Luglio 2014, 12:41:54 »
Dissento nella sostanza dalla tua ricostruzione, a partire da un dato credo abbastanza oggettivo.
Falcone e Borsellino vengono sottoposti a un quotidiano lavorio di boicottaggio, accerchiamento, isolamento: "si muore quando si viene lasciati soli", recita la più amara e riuscita sintesi, e così accade anche per loro.
Le bombe di via dei Georgofili, del Velabro ecc. ritmano un momento di incertezza e di mancanza di punti di riferimento per determinati poteri.
Dove sarebbe la differenza qualitativa con gli omicidi Chinnici, Giuliano (Boris, naturalmente), Dalla Chiesa e gli altri di un elenco purtroppo assai lungo?
E dove sarebbe la differenza qualitativa con Piazza Fontana o con i recenti rigurgiti di strategia della tensione, come le bombole di gas piazzate nei pressi della scuola di Mesagne?
A me sembra - e siamo al dato secondo me oggettivo - che queste componenti disegnino una continuità nell'assetto del potere reale nel nostro Paese, non una specificità di quel periodo.

Fra l'altro, ci sarebbe una quantità di precisazioni sugli attori di quel dramma: Giovanni Brusca, ad esempio.
Un'analisi un po' più accurata della strage di Capaci ha evidenziato che:

1) tutto il piano di cui si parla da allora prevedeva che l'auto di Falcone passasse alla velocità di 170 kh/h. Passò a 110 km/h, rendendo matematicamente inapplicabile una trappola che forse non avrebbe funzionato comunque
2) I test attitudinali hanno dimostrato come i riflessi di Brusca III - dopo il padre Bernardo, il nonno Emanuele: quest'ultimo mandante, fra gli altri, dell'omicidio di Mario d'Aleo - siano sensibilmente più lenti della media: una referenza ideale per chi deve agire sul filo dei centesimi di secondo
3) Più di una testimonianza, scientificamente ignorata in sede processuale, aveva riferito di strani personaggi armeggiare sul luogo della strage nei giorni precedenti: e non c'erano lavori in corso da quelle parti

sembra ormai evidente un doppio livello persino nell'attuazione del piano omicida: mentre il verro di San Giuseppe Jato veniva lasciato a trastullarsi come un bambinone col telecomando dell'automobilina, credendo di premere chissà quale pulsante della Storia, altri e ben più preparati killer innescavano l'esplosione.
Altra domanda: è ormai chiaro come la criminalità organizzata costituisca una holding eccezionalmente ramificata nel muoversi fra vari settori dell'economia, fra aree del mondo anche molto lontane, fra illegalità e legalità infiltrando quest'ultima.
E chi sarebbero le menti a capo di un simile marchingegno, che richiede un know-how estremamente raffinato e diversificato, nonché i pianificatori delle stragi del '93?
Un semianalfabeta che per rispondere in italiano alle domande dei magistrati dovette avvalersi di un interprete.
Un altro che Luciano Liggio apprezzava perché "spara come un dio", ma premettendo "ha il cervello di una gallina", e divenuto nel frattempo "il ragioniere".
Questi sono i capi come Pacciani era il mostro di Firenze, né più né meno.
Tutto quadra con le recenti dichiarazioni di Francesco "Sandokan" Schiavone, formalmente figura di spicco della criminalità campana dai primi anni '90.
Per capirci, quando la camorra o chi per essa iniziò a interrare rifiuti, mentre classe politica e giornalai di regime coprivano il tutto parlando addirittura di "rinascimento napoletano".
Ebbene, il gentiluomo di cui sopra ha descritto la propria organizzazione come l'estrema propaggine di un grumo affaristico in cui confluiscono settori deviati del mondo economico, istituzionale e chissà che altro.
Chiarendo nero su bianco un concetto: venissero meno certi input, quella che chiamiamo criminalità organizzata si dissolverebbe all'istante.

E la caduta del Muro? Rappresenta certamente un fondamentale momento di discontinuità, ma a un livello un po' più elevato rispetto al nostro DC-PCI-PSI-nuntereggaepiù.
L'Italia, non dimentichiamolo, è dal 1945 uno Stato esistente solo sulla carta e dalla sovranità parecchio limitata.
Nel periodo della Prima Guerra Fredda, la sua particolare posizione geografica e la conseguente "valenza geopolitica negativa" - tipica delle aree che valgono poco o abbastanza nelle proprie mani, ma diventerebbero decisive alla rovescia in quelle del nemico - le ritagliano una discreta rendita di posizione.
Che si esaurisce col crollo di quegli equilibri, suggerendo il suo riciclo da base strategica a spazio economicamente depotenziato e meramente coloniale.
La rottamazione della marca di frontiera avviene spazzando via la classe dirigente che ne aveva garantito l'assoggettamento.
Sfruttando un malaffare diffuso in maniera pervasiva nel tessuto socio-economico del Paese, si sceglie la via giudiziaria per attuare un vero e proprio colpo di Stato.
Sulla falsariga dello scandalo dell'Agrokomerc, scoppiato quattro anni prima in Jugoslavia, che scalzò i residui del titoismo per innalzare al potere nelle varie Repubbliche i protagonisti dell'imminente conflitto.
Oppure come anticipazione di Calciopoli, col cinghialone nei panni di Moggi come sia pur colpevolissimo capro espiatorio e i vari Di Pietro e Borrelli degnissimi antesignani di Palazzi, Ruperto & c.
A scanso di equivoci: ci avevo creduto, come tutti.
Ma ormai siamo abbastanza adulti per sapere di chi siamo figli, e soprattutto di chi sono figli quei personaggi: prendendo atto di ciò che, volendo, sapevano anche allora.
Ad esempio che il CSM, alla faccia dei sacri valori di cui continua ad ammantarsi, aveva svenduto da anni la propria autonomia con logiche da manuale Cencelli, creando al proprio interno correnti direttamente riconducibili ai partiti.
Che la più agguerrita, per consistenza numerica e organizzazione, era Magistratura Democratica.
Che proprio il partito cui era collegata uscì indenne da quel terremoto, nonostante fosse organico come e più degli altri al sistema della Prima Repubblica e senza neppure raggiungere formalmente il governo del Paese.
In seguito, i gabinetti appoggiati o direttamente presieduti dagli indegni eredi di tale partito avrebbero varato, in ordine sparso:

- il prelievo forzoso sui depositi bancari, seguito all'attacco speculativo con cui Soros fece salire da 700 a 1000 la quotazione della Lira nei confronti del Marco tedesco
- la privatizzazione di Telecom, simbolo della liquidazione del settore pubblico e tuttora alla base del dissesto infrastrutturale del Paese in un settore vitale come quello delle telecomunicazioni
- la sciagura dell'ingresso a forza nell'Euro
- il progressivo strangolamento delle PMI per via fiscale, comprensivo di capolavori come gli Studi di settore
- la ratifica lato Italia dell'abrogazione del Glass-Steagal Act, che faceva cadere ogni separazione fra banche commerciali e banche d'affari

in questo elenco, che ho appena accennato per motivi di sintesi, si delinea in maniera abbozzata ma inequivocabile il percorso che ci ha portati alla situazione attuale.
Ora è chiaro cosa sia accaduto alla Bolognina: il giro di boa dal servire il comunismo del XX secolo al servire quello del XXI, vale a dire il neoliberismo e il gangsterismo finanziario.

E quello della discesa in campo? Credo che la ridicola sopravvalutazione di questa Valeria Marini contribuisca a ispessire la cortina fumogena sulla realtà degli eventi.
Già durante uno dei primi eventi cui partecipava da Presidente del Consiglio - la conferenza internazionale contro la criminalità organizzata a Napoli, nel novembre 1994 - venne raggiunto da un invito a comparire.
La tempistica con cui lo si andava a colpire mentre, piaccia o meno, rappresentava l'Italia davanti al mondo rende conto di una cultura eversiva, nonché di un delirio di onnipotenza ormai chilometricamente tracimato oltre i confini del ruolo.
Del resto, un magistrato che strilla a favore di telecamera "resistere, resistere, resistere" non lo si era mai visto neppure nell'Uganda di Amin Dada.
Il messaggio aveva comunque un significato inequivocabile: era la magistratura - oltre alle banche, ovviamente - a tenere a bada Berlusconi, non certo il contrario.
E di conferme al riguardo trabocca l'andamento della sua vicenda giudiziaria.
A scanso di equivoci: le accuse nei suoi confronti non sono affatto infondate, e in un mondo normale ne avrebbero stroncato la carriera politica ancor prima del suo inizio.
Il problema è che, quando il marcio è ovunque, perseguirne in maniera selettiva solo una parte configura logiche diverse dal fare giustizia: e al centro di tutto non vi sono più le imputazioni, magari ineccepibili, ma il loro uso strumentale.
Nel mazzo rientrano - e qui se ne facciano una ragione i suoi elettori - anche l'esasperante inconcludenza delle iniziative a suo carico o i tempi artatamente dilatati per sconfinare nella prescrizione.
Si è agito così quando il tipo serviva vivo al partito di cui la magistratura è una succursale, e ai poteri economici di cui il suddetto partito è a sua volta una succursale.
Si sono strette le briglie, al contrario, quando occorreva esercitare una pressione.
E si è addivenuti a una condanna per evasione fiscale - come Al Capone, forse il personaggio cui maggiormente somiglia - proprio nel momento in cui il ragazzo stava tralignando rispetto alla stretta osservanza finanziaria.
Dietro la sentenza ci sono i suoi pronunciamenti sul reale significato dell'austerità e il rischio che - per difendersi mettendo qualcosa sul piatto della bilancia, non certo per sopraggiunto patriottismo - si lanciasse in qualche iniziativa sensata, tipo mettere il proprio peso mediatico a disposizione di un referendum per l'uscita dall'Euro.
Doppio livello anche qui: da un lato la via giudiziaria; dall'altro quella politica, col golpe Napolitano-Monti e la consegna dei libri contabili al FMI per la definitiva liquidazione dello Stato sociale e del benessere di massa.
A chiudere il cerchio, ecco la recentissima assoluzione - con motivazioni fra lo scandaloso e l'allucinante - per il caso Ruby, evidentemente per premiarne il silenzio e la resipiscenza su determinati argomenti.

Ah, come noto i citati Napolitano e Monti, al pari di Letta, fanno parte del club finanziario Bilderberg.
Lo stesso che l'ex giudice Imposimato, difficile da liquidare come un complottista di mezza tacca, ha esplicitamente indicato fra i mandante di stragi, comprese quelle costate la vita a Falcone e Borsellino.
La cui "colpa" sarebbe quindi non la lotta ai frontman mafiosi da operetta, ma l'essere arrivati troppo vicini alla verità su appalti e faccende di economia varia.
La prima attestazione del nome Bilderberg compare fra le carte di un altro martire togato, Emilio Alessandrini: ucciso poco dopo da un commando di Prima Linea.
Ma a questo punto viene da dubitare che, anche dietro a questo spargimento di sangue, ci fosse ben altro.

Offline Frusta

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Re:19/07/1992 - 19/07/2014
« Risposta #9 : Domenica 20 Luglio 2014, 13:14:09 »
...

standing ovation


Ora è chiaro cosa sia accaduto alla Bolognina: il giro di boa dal servire il comunismo del XX secolo al servire quello del XXI, vale a dire il neoliberismo e il gangsterismo finanziario.

non so se di applausi non se ne possono dare due insieme, ma io ci provo lo stesso
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.

Zapruder

Re:19/07/1992 - 19/07/2014
« Risposta #10 : Domenica 20 Luglio 2014, 16:17:35 »
Dissento nella sostanza dalla tua ricostruzione, a partire da un dato credo abbastanza oggettivo.
Falcone e Borsellino vengono sottoposti a un quotidiano lavorio di boicottaggio, accerchiamento, isolamento: "si muore quando si viene lasciati soli", recita la più amara e riuscita sintesi, e così accade anche per loro.
Le bombe di via dei Georgofili, del Velabro ecc. ritmano un momento di incertezza e di mancanza di punti di riferimento per determinati poteri.
Dove sarebbe la differenza qualitativa con gli omicidi Chinnici, Giuliano (Boris, naturalmente), Dalla Chiesa e gli altri di un elenco purtroppo assai lungo?
E dove sarebbe la differenza qualitativa con Piazza Fontana o con i recenti rigurgiti di strategia della tensione, come le bombole di gas piazzate nei pressi della scuola di Mesagne?
A me sembra - e siamo al dato secondo me oggettivo - che queste componenti disegnino una continuità nell'assetto del potere reale nel nostro Paese, non una specificità di quel periodo.


La specificità è data dall'evidente rottura tra poteri segnata da quelle due stragi, e dai successivi attentati del '93. Nulla del genere era mai accaduto nella storia repubblicana: nemmeno paragonabile l'omicidio di Dalla Chiesa, che fu sostanzialmente "consegnato" a chi poi lo fece fuori. Né poteva considerarsi un "potere" l'eversione di sinistra, né tantomeno quella di destra, che certe parti del "sistema" guidarono e sfruttarono al fine del mantenimento dell'ordine costituito (quello USA, ovviamente).


Fra l'altro, ci sarebbe una quantità di precisazioni sugli attori di quel dramma: Giovanni Brusca, ad esempio.
Un'analisi un po' più accurata della strage di Capaci ha evidenziato che:

1) tutto il piano di cui si parla da allora prevedeva che l'auto di Falcone passasse alla velocità di 170 kh/h. Passò a 110 km/h, rendendo matematicamente inapplicabile una trappola che forse non avrebbe funzionato comunque
2) I test attitudinali hanno dimostrato come i riflessi di Brusca III - dopo il padre Bernardo, il nonno Emanuele: quest'ultimo mandante, fra gli altri, dell'omicidio di Mario d'Aleo - siano sensibilmente più lenti della media: una referenza ideale per chi deve agire sul filo dei centesimi di secondo
3) Più di una testimonianza, scientificamente ignorata in sede processuale, aveva riferito di strani personaggi armeggiare sul luogo della strage nei giorni precedenti: e non c'erano lavori in corso da quelle parti

sembra ormai evidente un doppio livello persino nell'attuazione del piano omicida: mentre il verro di San Giuseppe Jato veniva lasciato a trastullarsi come un bambinone col telecomando dell'automobilina, credendo di premere chissà quale pulsante della Storia, altri e ben più preparati killer innescavano l'esplosione.
Altra domanda: è ormai chiaro come la criminalità organizzata costituisca una holding eccezionalmente ramificata nel muoversi fra vari settori dell'economia, fra aree del mondo anche molto lontane, fra illegalità e legalità infiltrando quest'ultima.
E chi sarebbero le menti a capo di un simile marchingegno, che richiede un know-how estremamente raffinato e diversificato, nonché i pianificatori delle stragi del '93?
Un semianalfabeta che per rispondere in italiano alle domande dei magistrati dovette avvalersi di un interprete.
Un altro che Luciano Liggio apprezzava perché "spara come un dio", ma premettendo "ha il cervello di una gallina", e divenuto nel frattempo "il ragioniere".
Questi sono i capi come Pacciani era il mostro di Firenze, né più né meno.


Troppo complesso. Ci furono omissioni e contiguità, di certo. Non credo a sovrastrutture, peraltro mai più che ipotizzate.

E la caduta del Muro? Rappresenta certamente un fondamentale momento di discontinuità, ma a un livello un po' più elevato rispetto al nostro DC-PCI-PSI-nuntereggaepiù.
L'Italia, non dimentichiamolo, è dal 1945 uno Stato esistente solo sulla carta e dalla sovranità parecchio limitata.
Nel periodo della Prima Guerra Fredda, la sua particolare posizione geografica e la conseguente "valenza geopolitica negativa" - tipica delle aree che valgono poco o abbastanza nelle proprie mani, ma diventerebbero decisive alla rovescia in quelle del nemico - le ritagliano una discreta rendita di posizione.
Che si esaurisce col crollo di quegli equilibri, suggerendo il suo riciclo da base strategica a spazio economicamente depotenziato e meramente coloniale.
La rottamazione della marca di frontiera avviene spazzando via la classe dirigente che ne aveva garantito l'assoggettamento.
Sfruttando un malaffare diffuso in maniera pervasiva nel tessuto socio-economico del Paese, si sceglie la via giudiziaria per attuare un vero e proprio colpo di Stato.
Sulla falsariga dello scandalo dell'Agrokomerc, scoppiato quattro anni prima in Jugoslavia, che scalzò i residui del titoismo per innalzare al potere nelle varie Repubbliche i protagonisti dell'imminente conflitto.
Oppure come anticipazione di Calciopoli, col cinghialone nei panni di Moggi come sia pur colpevolissimo capro espiatorio e i vari Di Pietro e Borrelli degnissimi antesignani di Palazzi, Ruperto & c.
A scanso di equivoci: ci avevo creduto, come tutti.
Ma ormai siamo abbastanza adulti per sapere di chi siamo figli, e soprattutto di chi sono figli quei personaggi: prendendo atto di ciò che, volendo, sapevano anche allora.

Di Pietro telecomandato dagli USA per liberarsi di Forlani e Craxi?
Troppo complesso anche questo. Cominciò un'inchiesta e nessuno fu in grado di fermare la reazione a catena che ne conseguì. Il sistema era troppo indebolito per difendersi: l'equilibrio tra poteri era venuto meno: o, meglio, era venuto meno lo strapotere delle segreterie di partito su tutto il resto: diciamo che, per una volta, il potere giudiziario stava funzionando nella sua pienezza. Poi c'è lo sfondo, naturalmente: quello di un'economia che voleva sganciarsi, credendo di poter spiccare le ali, da una cultura sì assistenzialista, ma che aveva consentito a tanti italiani di "stare bene". Lo sfondo dell'Europa nascente, dei "nuovi mercati" dell'Est... E' andata bene? A me, a occhio, non pare... Forse l'Idea, la spinta ideale verso "qualcosa di migliore per tutti", seppure incartati dalla Pravda, non erano tanto sbagliati. Oggi cosa abbiamo? Tre partiti-persona, indistinguibili se non dai tratti somatici (inquietanti) dei tre leder, che predicano un liberismo che farebbe accapponare la pelle pure a Henry Ford, che infatti fu il primo a redistribuire, in un certo senso, i profitti, proprio per poterne avere altri in futuro; animati da qualunquismi da mercatino della frutta; pericolosamente orientati verso tutto il peggio che è scaturito dal pensiero (si fa per dire) di estrema destra nel corso dell'ultimo secolo e mezzo.

Offline Frusta

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Re:19/07/1992 - 19/07/2014
« Risposta #11 : Domenica 20 Luglio 2014, 20:08:01 »
Il problema è che, quando il marcio è ovunque, perseguirne in maniera selettiva solo una parte configura logiche diverse dal fare giustizia: e al centro di tutto non vi sono più le imputazioni, magari ineccepibili, ma il loro uso strumentale.
Che tradotto in volgare più o meno suona così: si sa che Ruby fosse minorenne al momento dell' affaire Berlusconi, ma si sa anche che faceva la prostituta da alcuni anni. Conoscendo le sue utenze telefoniche, non era così complicato risalire agli altri clienti della minore. Stranamente, la procura se ne impippa. Allo stesso modo, sembra strano che in una festa con centinaia di ospiti maschi, le ragazze a disposizione trombassero solo con Silvio, ma non è uscito nessun altro nome: nessuno.
Quindi quanto può essere credibile una procura che dichiara di combattere la prostituzione minorile?
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.