Autore Topic: La Lazio e i mondiali  (Letto 854 volte)

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ThomasDoll

La Lazio e i mondiali
« : Domenica 22 Giugno 2014, 15:01:58 »
Sto seguendo con alterna assiduità il mondiale e devo dire che ne esce fuori il calcio del 2010 e quello del 2006, né più né meno, riassorbita la novità del Tikitaka che mi pare si possa relegare al rango di ingannevole suggestione, portato al successo da una discreta quantità di grandi giocatori e senza adeguata concorrenza.

Resta, quindi, in ribasso il collettivo organizzato e in grande auge la squadra salda, che rischia poco e dispone di qualche fenomeno che risolve le questioni legate al risultato. Si sono visti gol bellissimi in partite noiose, che possono accendersi in fiammate improvvise ma ricadono, spesso, in un andamento lento, influenzato anche dal clima, che ricorda decisamente la Lazio.

Sì, perché la Lazio sembra più una squadra da mondiale che da campionato, e non solo per i molti protagonisti prestati alla rassegna. Reja gioca un calcio molto simile, fatto di bassi ritmi e attenzione difensiva più predicata che reale, visto che prevale, da noi come in Brasile, la tendenza allo svarione difensivo, e che nessuno schiera difensori di grande livello.

Klose ha dimostrato ieri che anche un calciatore anziano, se ben preparato e dotato di indiscutibile classe, può incidere in una rassegna superconcentrata e che relativizza la competitività al punto di mettere in copertina una squadra come il Costarica, priva di elementi inseriti nel Barnum internazionale, in un girone che annovera giocatori tra i più importanti in circolazione e 7 titoli mondiali divisi tra le tre avversarie.

Se la Lazio scegliesse di imitare il Costarica in campionato farebbe una brutta fine, perché il calcio che si gioca è diverso e ci sono altri elementi che prevalgono. I mondiali sembrano fatti apposta per scremare un pacchetto di campioni che fanno la differenza nel marasma indistinto del gioco troppo uguale e troppo finalizzato all'equlibrio. Così Robben, Messi, Neymar, Benzema, Suarez eccetera sembrano poter determinare da soli l'esito del campionato.

Ma un mondiale è più simile a una rassegna di calcio virtuale? Cosa cambia rispetto alla competizione di lungo respiro? Perché elementi decisivi come sembrano in nazionale Candreva, Klose, Onazi, in campionato faticano a trascinarti fuori dai pantani della mediocrità? Si sapesse, non sarebbe male, anche perché le prove dell'Italia sembrano mettere in ombra quella Juve che in campionato domina, e molti protagonisti della serie A paiono appannati e lontani dalla forma dirompente vista in campionato. Un nome su tutti: Higuain.

Dunque cos'è, un calcio diverso? E la Lazio farebbe bene a guardare alla vetrina mondiale, oppure a prendere le distanze, fare tutte le Tare e, semmai, monetizzare le valutazioni fuori registro che il contesto mundial autorizza?

Offline Barabba Terzo

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Re:La Lazio e i mondiali
« Risposta #1 : Domenica 22 Giugno 2014, 16:20:57 »
Coppe e campionato sono due sistemi incommensurabili già nelle squadre di club, figurarsi in un confronto incrociato tra campionato di club e coppa di selezioni nazionali.
Se poi il succo è: vendiamo di corsa Onazi perché è una pippa mascherata, dissento. Per me è forte, già abituato al calcio internazionale e soprattutto è uno che nelle partite decisive (a meno di cartellini per troppa foga) spicca sempre. Se invece usato da terza riservetta in campionato non dà il meglio di sé e alla lunga sparisce. Ma ce ne sarebbero infiniti di esempi del genere. Lo stesso Candreva è riuscito a sbocciare nuovamente solo quando ha ricevuto fiducia piena e titolarità.

Su Candreva in particolare, poi, io credo che pur essendo forse il giocatore più forte della Lazio vada venduto questa estate, quando raggiungerà lo zenit della sua possibile valutazione e tornerà inevitabilmente voglioso di palcoscenici più alti e prestigiosi.
Il rischio di ripartire come lo scorso anno col giocatore più in vista scontento e svogliato (con inevitabile influenza e ricaduta sugli altri medio-forti del gruppo) è grande.

Ad ogni modo un mondiale non fa primavera, competizione troppo secca, troppo irripetibile, che tira fuori valori più da battaglia che non da guerra di trincea come spesso finisce per essere il nostro campionato. Ma di certo non è che non conta niente.
Non ci costruirei una squadra con soli giocatori che hanno brillato al mondiale, questo sì, ma di converso non penserei neanche che chi ha brillato al mondiale debba per forza essere un lampo nel buio.


Offline Fabio70rm

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Re:La Lazio e i mondiali
« Risposta #2 : Domenica 22 Giugno 2014, 16:23:20 »
Concordo, troppo differente una competizione come i Mondiali dal campionato. In campionato puoi anche sbagliare qualche partita, ai mondiali no.
Polisportiva SS LAZIO, l'unica squadra a Roma che vince invece di chiacchierare!!

ThomasDoll

Re:La Lazio e i mondiali
« Risposta #3 : Domenica 22 Giugno 2014, 16:54:25 »
su Onazi sfondi un portone. Non si tocca!

Offline benvolio

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Re:La Lazio e i mondiali
« Risposta #4 : Domenica 22 Giugno 2014, 17:05:47 »
Ovviamente il Mondiale fa storia a se, vuoi per la contingenza del clima, il periodo della stagione, la variabile del caso 8su tre partite incide molto di più, è evidente). Però d'accordissimo che il mondiale è un banco di prova dello stile, delle mode. Il tiki taka la Spagna lo gioca da quando io sono piccolo ma fino alla nidiata di campioni degli anni duemila tutti lo liquidavano con " ecchepalle..."
Non credo possa essere un c.d. cambio di paradigma.
Alla lunga credo invece che il mondiale lo segneranno i grandi giocatori e per quanto le sorprese come il Costarica possano andare avanti non debbono costituire un riferimento per situazioni locali. Non avremo mai una Lazio di quel tipo. Paradossalmente, ma è roba vecchia, avemmo una Lazio che nel 1972 anticipò un po? il calcio totale degli orange. ma anche quella fu in qualche modo una coincidenza.
Bisogna continuare a soppesare i singoli, a valutare i pro e i contro e a fare gestione aziendale con un occhio al budget ed uno al sogno. Per dire di Onazi, se lo tieni ci punti e lo fai giocare; tenerlo un altro anno in panca lo svilirebbe anche come valore di mercato.

ThomasDoll

Re:La Lazio e i mondiali
« Risposta #5 : Domenica 22 Giugno 2014, 18:55:52 »
Parlavo di gioco sempre uguale, permettetemi una piccola chiosa, perché spesso ai mondiali s'è vista roba nuova o diversa: l'Arancia meccanica del '74, la Russia dell'86, l'ottima Corea di Hiddink, e anche l'Italia di Bearzot.

Offline benvolio

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Re:La Lazio e i mondiali
« Risposta #6 : Domenica 22 Giugno 2014, 19:03:49 »
Eri stato chiaro, infatti dei tre esempi che fai io lascerei solo l'Arancia meccanica che ha effettivamente sconvolto il gioco del calcio per i decenni successivi. L'Italia di Bearzot fu una alchimia perfetta e non ripetibile come dogma, la Russia e la Corea incroci di manici fenomenali e buona qualità dei giocatori. Gli spagnoli, fruendo di una serie di circostanza più che favorevoli (il boom spagnolo dello sport venne al traino del loro miracolo ritardato del post franchismo) hanno poi tirato su una generazione di fenomeni e se la sono goduta... cedo che ora ritorneranno al tic o toc dopo il tiki taka, roba rispettabilissima ma non cambierà la storia del calcio.

Zapruder

Re:La Lazio e i mondiali
« Risposta #7 : Domenica 22 Giugno 2014, 19:27:10 »
Non è un calcio diverso, è un contesto più che mai avulso dal resto. 32 squadre che devono prendere vita e mantenere un'identità per un mese, riunite in un luogo del pianeta, sottoposte a pressioni che vanno ben al di là del fatto calcistico.

Quanto all'ultima frase, si è già più volte detto che, dati alla mano, in genere conviene vendere chi ha brillato al Mondiale e comprare quelli che hanno deluso le aspettative, visto che i rispettivi prezzi salgono e scendono, dopo il torneo, in maniera sproporzionata. Il che testimonia, come non mai, dell'assoluta unicità del contesto.

Offline ML

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Re:La Lazio e i mondiali
« Risposta #8 : Lunedì 23 Giugno 2014, 11:50:51 »
Resta, quindi, in ribasso il collettivo organizzato e in grande auge la squadra salda, che rischia poco e dispone di qualche fenomeno che risolve le questioni legate al risultato. Si sono visti gol bellissimi in partite noiose, che possono accendersi in fiammate improvvise ma ricadono, spesso, in un andamento lento, influenzato anche dal clima, che ricorda decisamente la Lazio.

Stavo per scrivere che al mondiale finora ci si diverte da matti in una partita su due, mentre con la Lazio di Reja questo non succedeva. Poi mi sono chiesto: ma è davvero questione di stile di gioco? E mi sono risposto che no, che la differenza a favore del mondiale lo fa l'importanza della posta in palio. Che Usa-Portogallo di ieri sera non l'avremmo trovata altrettanto divertente se, anziché giocarsi la sopravvivenza in coppa del mondo, si fossero giocate un sesto o un quinto posto in Serie A.
Comunque il fattore che porta le squadre del mondiale a giocare in una certa maniera è invariabile, ossia il clima brasiliano, mentre quello che da anni (Reja o non Reja) vi costringe la Lazio sarebbe variabilissimo, essendo rappresentato dalle caratteristiche tecniche e dall'età media dei giocatori. Le squadre del mondiale devono giocare così, la Lazio vuole giocare così. Speriamo che le promesse di Pioli vengano mantenute...

Sì, perché la Lazio sembra più una squadra da mondiale che da campionato, e non solo per i molti protagonisti prestati alla rassegna. Reja gioca un calcio molto simile, fatto di bassi ritmi e attenzione difensiva più predicata che reale, visto che prevale, da noi come in Brasile, la tendenza allo svarione difensivo, e che nessuno schiera difensori di grande livello.

Questa è una grande verità, mancano i grandi difensori. La miglior difesa è quella del Brasile, ma nonostante l'ottima qualità non li ho visti benissimo, Thiago Silva per ora è tutt'altro che impeccabile. La Germania se ha un problema è dietro. L'Italia (come la Juve, ahimè) è aggrappata ai tendini di Barzagli. L'Argentina è abbastanza oscena, la Francia per ora poco giudicabile. E tra le nazionali di seconda e terza fascia finora non mi è sembrato di notare straordinarie individualità. Al massimo - parliamo sempre di reparto difensivo - grandi prestazioni collettive come le due dell'Iran.

Klose ha dimostrato ieri che anche un calciatore anziano, se ben preparato e dotato di indiscutibile classe, può incidere in una rassegna superconcentrata e che relativizza la competitività al punto di mettere in copertina una squadra come il Costarica, priva di elementi inseriti nel Barnum internazionale, in un girone che annovera giocatori tra i più importanti in circolazione e 7 titoli mondiali divisi tra le tre avversarie.

Se la Lazio scegliesse di imitare il Costarica in campionato farebbe una brutta fine, perché il calcio che si gioca è diverso e ci sono altri elementi che prevalgono.

Klose, al di là delle felicitazioni per il record, direi di giudicarlo alla fine. Contro il Ghana è andato benissimo in uno spezzone, ma forse ci sarà un motivo se Loew non lo fa partire titolare, se si è inventato Muller centravanti. Abbiamo scoperto che questo motivo non è la poca brillantezza del nostro, quindi devo credere che sia il timore di vederlo boccheggiare dopo un tempo. La variabile climatica sembra essere decisiva in questi mondiali. Soprattutto nelle partite della seconda giornata abbiamo visto quasi tutte le europee in difficoltà atletica contro le sudamericane e le africane. Costarica non ha fatto nulla di strano per battere l'Italia, a parte correre il doppio di noi. In un campionato di 38 partite non ha senso correre in quella maniera, ed è il motivo per cui Sacchi ha vinto tante coppe ma nessuno scudetto, mentre Capello con la stessa squadra ha fatto la collezione.

Ma un mondiale è più simile a una rassegna di calcio virtuale? Cosa cambia rispetto alla competizione di lungo respiro? Perché elementi decisivi come sembrano in nazionale Candreva, Klose, Onazi, in campionato faticano a trascinarti fuori dai pantani della mediocrità? Si sapesse, non sarebbe male, anche perché le prove dell'Italia sembrano mettere in ombra quella Juve che in campionato domina, e molti protagonisti della serie A paiono appannati e lontani dalla forma dirompente vista in campionato. Un nome su tutti: Higuain.

Dunque cos'è, un calcio diverso? E la Lazio farebbe bene a guardare alla vetrina mondiale, oppure a prendere le distanze, fare tutte le Tare e, semmai, monetizzare le valutazioni fuori registro che il contesto mundial autorizza?

Alla prima parte delle domande credo di aver risposto sopra. Per quanto riguarda l'ultima, come regola generale direi che oggi, nel 2014, è meglio usare il mondiale per vendere più che per comprare. Un tempo poteva servirti per scoprire talenti sconosciuti, a cui la tv aveva poco o nessun accesso, ma oggi il direttore sportivo che scopre un giocatore ai mondiali è da licenziare in tronco. Io posso scoprire il coreano Koo guardando la partita con l'Algeria, Tare già a maggio doveva sapere pure quanti peli ha sul deretano. Tare che però non può fare tutto da solo, andrebbe aiutato: oltre all'Academy (che i talenti li forma) andrebbe creata una squadra di scout che i talenti li scopra a getto continuo, in tutto il mondo.

Offline ML

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Re:La Lazio e i mondiali
« Risposta #9 : Lunedì 23 Giugno 2014, 12:46:20 »
Sacchi ha vinto tante coppe ma nessuno solo uno scudetto

Ovviamente.

ThomasDoll

Re:La Lazio e i mondiali
« Risposta #10 : Lunedì 23 Giugno 2014, 14:06:35 »
Sugli scout: mi sa che ci sono sul mercato fin troppe entità che monitorano giocatori per poi lucrarci sopra, difficile far loro concorrenza da dentro a una società di calcio. Il mercato è complesso, benché la compravendita sia un'operazione semplicissima, per i molti elementi in gioco tra società e calciatore. Che costano milioni. E qualche volta fanno comodo alle società, per vari motivi, quasi tutti confessabili.