www.calciomercato.comdi Luca Bedogni
Tre squadre italiane erano da Mattia Zaccagni e Mattia Zaccagni era per loro, solo per loro: il Milan, il Napoli e la Lazio. Pioli, Spalletti e Sarri. Dei tre allenatori però il più bisognoso in quella particolare funzione-posizione era il Comandante. Visto il cambio di sistema di gioco, il passaggio dal 3-5-1-1 di Inzaghi al suo 4-3-3. Gli servivano esterni, perciò la destinazione dell’ex pupillo di Juric era ‘tatticamente’ scontata. Ciononostante, durante la sessione estiva di calciomercato eravamo ancora tutti ansiosi di sapere dove sarebbe finito realmente Zaccagni, che è stato senza ombra di dubbio uno dei giocatori più incisivi dell’ultimo biennio. La squadra che l’avesse preso, perché era impensabile rimanesse ancora a Verona, si sarebbe aggiudicata non dico il colpo dell’estate qui da noi, ma insomma quasi. Di certo si sarebbe garantita un salto, a prescindere da tutto e da tutti.
Ma ora che Mattia è approdato alla corte di Sarri, questa sensazione appare rinforzata, potenziata, perché va a sommarsi alle promesse di bel gioco che il Sarrismo porta sempre con sé. DOVE GIOCHERÀ - Non credo che Sarri abbia voluto Zaccagni per variare o alternare i sistemi di gioco, come ho letto e sentito dire nei giorni seguenti all’annuncio ufficiale. Si terrà ben stretto al lavoro meticoloso che sta portando avanti, salvo contemplare poi qualche eccezione.
E non da bravo talebano quale alcuni pensano che sia, ma per il semplice fatto che dopo un anno di ‘inallenabilità’ e un altro di inattività, Sarri avrà certamente voglia di gustarsi un tridente come si deve. Qualsiasi riferimento all’atipicità di CR7, così intoccabile e aliena, è puramente casuale.
Ebbene Zaccagni dovrebbe andarsi a collocare a sinistra nel 4-3-3 della Lazio, dove contro lo Spezia, per citarne una delle due, ha giocato (e ottimamente) Felipe Anderson. Se da subito o meno contro il Milan, questo è un altro paio di maniche. Così come è prematuro e forse inopportuno parlare di una titolarità dell’uno rispetto all’altro, comprendendo soprattutto nel discorso l’amato (da Sarri) Pedro, che d’altra parte di solito gravita a destra, dove si suppone appunto dovrebbe finire lo stesso Anderson per far spazio a Zaccagni. Ma che bellina la combinazione che ha portato al raddoppio contro lo Spezia! Guardate le due mezzali come si muovono oltre il tridente...
IL PRESSING NELLE VENE - La Lazio di Sarri si è fatta subito notare per i 9 gol in due giornate (di cui tre contro quell’Empoli che di lì a poco avrebbe steso all’Allianz la Juventus), per il possesso palla (è già al comando in Serie A), ma anche per il pressing alto e la riaggressione immediata. Ecco, non si può certo dire che Zaccagni non sia un giocatore col pressing nelle vene, dopo la cura Juric. Trattasi di una qualità che stava iniziando a fruttare anche sotto Di Francesco, Handanovic ne sa qualcosa.
...E ALTRI MOTIVI SARRISTI - Le doti di Zaccagni sono evidenti appena tocca palla. Ma è anche quando non ce l’ha che il Sarrismo potenziale che c’è in lui può essere intravisto.
Sto pensando a un pattern tipico del Napoli del Comandante, quando Insigne convergeva da sinistra, scaricava dietro a un sostegno e via, si buttava subito oltre la linea difensiva avversaria, tagliando verso la porta per dettare al sostegno una palla filtrante o ‘sopra’. Proprio quello che fa qui sotto Zaccagni, ad esempio (lo scorso anno contro la Dea). Converge e scarica a Dimarco.
Poi taglia dentro per ricevere il filtrante dallo stesso. E si procura il rigore.
Oppure nella prima di quest’anno contro il Sassuolo, partita in cui ha segnato una doppietta. Nella ripresa ha mostrato due movimenti da candidato puro al tridente di Sarri. Partiamo subito dal secondo gol. Si apprezza il taglio interno-esterno, tra terzino (Toljan) e centrale (Chiriches) avversario. Lungolinea di Lazovic, col povero Magnanelli costretto agli straordinari.
Zaccagni percepisce il mismatch e si fa scorrere il pallone tra le gambe.
Si gira in un lampo e se ne va, semina Magnanelli e punta Chiriches.
Arrivato in prossimità dello spigolo dell’area piccola, si piega da un lato e sbam, forte e tagliata sul secondo palo, imprendibile per Consigli.
Già una ventina di minuti prima di questo gol al novantesimo, aveva infilato il portiere del Sassuolo. Dal dischetto. Anche stavolta si era procurato lui il rigore, beffando per ben due volte il suo diretto marcatore. Non più Magnanelli ma il più veloce Toljan. Ecco il movimento senza palla iniziale, opposto al precedente visto sopra: adesso è dalla massima ampiezza che prende le mosse, fregando il terzino neroverde con uno scatto in profondità. Palla alta di Lazovic.
E qui una qualità ulteriore di Zaccagni che va al di là della tecnica e della forza nelle gambe: l’astuzia. In vantaggio su Toljan, gli taglia la strada improvvisamente con un tocco d’esterno.
Gli si mette davanti e quello lo travolge in area.
STRAPPI E GIOCATE - Per concludere mi viene in mente un’altra giocata recentissima di Zaccagni. Ancora contro l’Inter di Simone Inzaghi, quella in difficoltà del primo tempo di Verona. Dobbiamo ricordare infatti che Zaccagni quando strappa palla al piede strappa davvero. Non è semplice starci dietro, specie se ti prende il tempo. C’è Ilic che si ritrova sui piedi un pallone in transizione, mentre i nerazzurri sono ancora un po’ troppo aperti, con due centrocampisti sopra la linea della palla. Ilic la passa a Zaccagni, Brozovic e Calhanoglu provano a stringere.
Ma Zaccagni con un tocco si incunea e ne salta due in un colpo. La difesa dell’Inter scappa, Barak si apre tra centrale e braccetto. Pensate a Immobile al posto del calciatore ceco.
Zaccagni attrae a sé De Vrij, attende il momento giusto e tocca d’esterno per il compagno libero, in vantaggio su Bastoni. Pensate a Immobile.