Non sia chi sia questo Massimo Zampini che scrive quest'articolo, ma io me lo stampo e lo attacco in ufficio...
DESTRO, OLIVERA E IL PROFETA POLLICELLI
Sono dinamiche complesse, che, nel nostro piccolo, cerchiamo di spiegare da qualche anno. L’ultima volta, giusto qualche settimana fa, per raccontare l’incredibile bufala del presunto coro anti Juve di Manchester, autoalimentatosi in piccole realtà antijuventine e assurto in poche ore al rango di dimostrazione mondiale dei furti della malvagia squadra torinese.
Stavolta ci risiamo, con l’aggravante della non sorprendente compartecipazione di gran parte dei media sportivi.
Per comprendere la vicenda in esame, occorre una breve introduzione. La Roma, nel 2006, era convinta che senza la cupola di Moggi avrebbe fatto razzia di trofei. Fino a quest’anno, tuttavia, solo misere coppe Italia, beffe nei finali di campionato contro l’Inter, stagioni molto deludenti fino all’ultima amarezza, la più grande: il derby perso in finale di Coppa Italia. Senza la cupola, cavolo, qui qualcosa non quadra. Quest’anno parte bene e infila dieci vittorie di fila. Partono le canzoni, le tabelline del 3 per i 10 successi consecutivi, le feste a Fiumicino, insomma tutto ciò che accade abitualmente quando la Roma si avvicina a qualche trofeo.
A questo punto, esattamente il 28 ottobre 2013, il nostro amico e collaboratore Giuseppe Pollicelli, giornalista romano e bianconero, sforna su twitter una immaginifica profezia: “Questo è il campionato più scontato degli ultimi anni. Ha infatti solo due esiti possibili: o lo vince la Roma o glielo ruba la Juve”.
Lo guardiamo tutti allibiti, increduli delle sue certezze: come fa ad ardire così tanto, fino a immaginare già l’esito di un campionato appena cominciato? Il vate non risponde, ripete la sua frase, si volta e ci saluta misterioso.
Purtroppo, a quel punto, la Roma infila una serie di pareggi e la Juve la sorpassa. Da lì, pian piano, prende incredibilmente piede la maledizione di Pollicelli: un campionato fino a lì meraviglioso, rischia improvvisamente di essere falsato. Lo scontro diretto, finito 3-0 per la Juve, alimenta la concreta possibilità che alla fine prevalga il male, e non venga coronata la grande rivincita giallorossa. Da lì in avanti, in poche settimane, si avvicina la certezza: ci stanno rubando il campionato. Breve stop a Catania e Genova, con gol regolari annullati ai bianconeri in match decisamente tesi, perché “ora che la Juve è troppo lontana, cominciano a danneggiarla per farci credere che sia tutto regolare”. Cervellotico ma attraente, poco da dire. Così viene giustificato anche il gol in fuorigioco della Roma contro il Toro, fino all’arbitraggio di Cagliari. Ogni episodio, in un senso o nell’altro, viene fatto rientrare nel medesimo palese disegno pro Juve.
Qui finisce la premessa, che spiega un po’ l’umore nell’ambiente giallorosso, e si va al punto.
I fatti sono semplicissimi: l’arbitro fischia una trattenuta di Destro ad Astori, non vede la manata del primo, ammonisce il secondo per le successive proteste. La partita finisce 3-1, con tre reti proprio dell’attaccante romanista. A parti invertite, seguirebbero tre giorni di polemiche sul “man of the match” graziato nonostante la manata, eccetera eccetera. Ma così non è, e lo scandalo prende corpo due giorni dopo, quando l’arbitro comunica al giudice di non avere visto la manata e quest’ultimo applica la prova televisiva, squalificando Destro per tre giornate (oltre a quella automatica per il cumulo delle ammonizioni).
Resa nota la squalifica, tra radio, siti e social network parte il tam tam che conosciamo, e abbiamo più volte già descritto: “così è troppo”, “stavolta la Roma deve reagire”, “viene cambiata la regola della prova tv per sfavorirci”, “non se ne può più”, “tocca fare qualcosa”, eccetera eccetera. Interviene ufficialmente la Roma, si unisce all’indignazione il direttore di Sky Sport, Fabio Caressa, che si scatena per 5 minuti in tv contro questo “nuovo” utilizzo della prova televisiva. Lo seguono diversi colleghi, cui (i social ci aiutano) chiediamo sommessamente in cosa consisterebbe la novità.
Seguono le risposte più variegate: affinché sia applicabile l’immagine, a loro parere, “l’arbitro deve guardare altrove”, “non deve avere visto l’azione nel suo complesso”, eccetera eccetera. Tutto, al solito, tranne la regola, semplice semplice, per la quale se l’arbitro non vede un gesto violento, scatta la prova tv: punto e basta, altro che guardare altrove e menate simili.
Tuttavia, ormai sappiamo come funziona: in serata la sanzione per Destro è una squalifica senza precedenti, la rivoluzione della prova tv fatta apposta contro la Roma. I giornali giallorossi (il Corsport con il caro vecchio “Così no!”, Il Romanista con un più elegante “da vomito”) si scatenano. “Non è mai successo”, dicono in coro. "E allora Chiellini?", si domandano compatti. Diventa un tormentone. Tirano fuori un improbabile contatto tra quest’ultimo e un giocatore livornese, che finisce in home page su Repubblica.it, ad attestare ulteriormente che un disegno, in fondo, c’è. Non sarà Moggi, ma questo Marotta è bello ammanicato pure lui, le cose purtroppo non sono cambiate.
Ognuno di noi, parallelamente, ricorda ai propri amici romanisti che anche in occasione della mitica squalifica di Krasic per simulazione (caso rimasto più unico che raro), l’arbitro aveva visto (male), ammonito il difensore, salvo poi venire smentito dal giudice sportivo. Non era girato dall’altra parte, e aveva giudicato l’azione nel suo complesso, eppure è stata applicata la prova tv. Eh ma non è proprio la stessa cosa, ribattono. Fino alla sera, quando qualche giornalista scrupoloso (mi riferisco in particolare a Massimilano Nerozzi de “la Stampa”, ma magari ce ne sono altri con cui mi scuso), tira fuori un caso esattamente speculare allo scandalo Destro: Olivera su Pjanic, due anni fa.
Ammonizione per il fallo, ma l’arbitro non aveva percepito la successiva condotta violenta (tacchettata): quindi, tre giornate di squalifica, come il nostro eroe. Cerchiamo informazioni, e troviamo questo link, guarda un po’, proprio del Corriere dello Sport, che ai tempi riteneva evidentemente corretta e non rivoluzionaria quella decisione (leggi qui).
Stessa identica situazione, senza che Caressa, il Corsport, gli amici romanisti e Formigoni (sì, è intervenuto a sostegno pure lui!) avessero alzato il can can di queste ultime ore. Dunque, nessuna novità sull’utilizzo della prova tv, si è sempre usata così.
In poche parole, che la squalifica venga cancellata o meno a seguito del ricorso, si possono trarre alcune conclusioni.
Anzitutto, è ormai ufficiale: le sentenze della giustizia sportiva sono da rispettare se condannano la Juve o un suo tesserato (vedi Conte): altrimenti, sono uno scandalo indirizzato dal Palazzo. Convincente.
In secondo luogo, il già mitico “e allora Chiellini?” rivela un altro bluff andato avanti per troppo tempo, dal periodo di calciopoli e delle telefonate sparite, quando ci veniva detto “anche se gli altri erano colpevoli e non sono stati puniti, voi lo siete e hanno fatto bene a punirvi, non potete lamentarvi per questo”: beh, sappiate che ora si può. Anzi, il fatto che altre volte non sia stato utilizzato lo stesso metro, autorizza Destro a sentirsi un martire. “Non potete dire ‘tutti colpevoli nessun colpevole’, non è una giustificazione”. Dicevano così, un tempo, ridacchiando beatamente. Oggi non più.
Infine. Non sappiamo come finirà il campionato, se la Juve reggerà o la Roma rimonterà, se il cannoniere sarà Tevez o Immobile, se Destro alla fine sarà squalificato o no: a oggi, l’unico certo di averci azzeccato, l’unico autorizzato a incassare già la sua giocata vincente di fine ottobre, è lui, il profeta Pollicelli.