Autore Topic: Silvano Martina, tra i primi 10 portieri laziali della Storia?  (Letto 939 volte)

0 Utenti e 1 Visitatore stanno visualizzando questo topic.

Offline LazioPolis

  • Bianco
  • *
  • Post: 25
  • Karma: +4/-1
    • Mostra profilo
Silvano Martina, tra i primi 10 portieri laziali della Storia?
« : Venerdì 4 Aprile 2014, 16:29:03 »
Un bel ritratto che piacerà ai "ragazzi" della generazione -9

Spesse volte, rievocando il periodo più drammatico della storia biancoceleste, si liquida con troppa disinvoltura il fatto che dopo la stagione più incredibile, letteraria e sofferta, neanche a dirlo, quella dei “menonove”, la Lazio ottenne immediatamente la promozione nella massima serie, dove poi sarebbe rimasta fino a oggi: unica squadra insieme all’Inter, al Milan e alla Roma a partecipare agli ultimi 26 campionati di serie A. Una promozione, si diceva, solo apparentemente facile.
Già, perché la serie cadetta in quel particolare periodo storico era un campionato tutt’altro che agevole. Non bastava, come oggi, avere cinque o sei elementi con un trascorso significativo nella massima serie per poter creare un vuoto alle proprie spalle o per poter, ragionevolmente, stare in pianta-stabile tra le prime tre-quattro posizioni per l’intera stagione. Non era così.
QUATTRO PROMOZIONI - Capita, tuttavia, di poter fruire di un bel vantaggio. Proprio dalla stagione 1987-’88, infatti, le promozioni nella massima serie diventano 4, in virtù di un campionato di serie A da allargare a 18 squadre per la stagione successiva. Niente male, visto il mucchio selvaggio in testa e in coda nella stagione precedente, con le 20 squadre raccolte in soli 13 punti (il Cagliari chiuse a 26, ma ebbe una penalizzazione iniziale di 5 punti) e con drammatici spareggi “vita o morte” in pieno luglio.
La Lazio parte come una della squadre favorite per la promozione, insieme alla retrocessa ma validissima Atalanta (arrivata in semifinale di Coppa delle Coppe in quella stessa stagione!), al Brescia anch’esso retrocesso, all’Udinese, scesa per via di una robusta penalizzazione nella stagione precedente. Ci sono, poi, le due squadre che l’anno prima contesero negli spareggi la promozione al Cesena, cioè a dire la solida Cremonese e soprattutto il Lecce, ancora Barbas& Pasculli-munito. C’è, quindi, il Bari di Catuzzi e l’agguerrito neo-promosso Catanzaro di Guerini, che a fine anno si rivelerà la vera grande sorpresa del campionato e la reale antagonista di Lazio e Atalanta, che alla fine avranno la meglio sulla compagine silana per un solo punto.
Rispetto alla stagione precedente la Lazio, non c’è dubbio, si rinforza. In luogo di Fiorini e Mandelli arrivano Galderisi e Monelli, due attaccanti con quasi 300 partite in serie A, nonostante i soli 24 anni (entrambi leva 1963), che fanno sognare i tifosi già dal ritiro estivo. Arriva un terzino rodato e affidabile come Beruatto, anche lui con una lunga militanza in serie A (oltre 200 partite), arriva un incursore di centrocampo col vizio del gol come Savino, arriva Muro, fresco campione d’Italia col Napoli come rincalzo sulla trequarti e nominato suo erede da Maradona (che, si sa, di esagerazioni ha sempre vissuto!) ma soprattutto, con sorpresa di larga parte della tifoseria, Calleri, Regalia e Fascetti decidono di affidare la porta a Silvano Martina, sceso anche lui dalla massima serie dopo 7 anni da protagonista trascorsi tra Genoa e Torino.
CAMBIO TRA I PALI - Giuliano Terraneo, titolare per tutta la stagione dei “menonove”, il fiore all’occhiello della precedente campagna-acquisti, passa al Lecce guidato da Carletto Mazzone dopo essere stato addirittura in prova col Manchester United. I Red Devils lo avrebbero anche ingaggiato ma erano altri tempi (e soprattutto era un altro Manchester United) e l’Inghilterra non offriva certo corrispettivi sensibilmente più vantaggiosi rispetto a una buona e ospitale provincia italiana. Il baffuto portiere brianzolo preferì, così, accasarsi in terra salentina.
Per molti fu una scelta azzardata quella di affidarsi a un altro portiere, sebbene tutti, anche i tifosi più perplessi, avessero maturato il convincimento che la stagione di Terraneo non fosse stata così indimenticabile. Punti veri, punti pesanti, arrivati con le sue parate, non ce ne furono in numero significativo. Si pensi, poi, anche al “giallo” dell’ultima di campionato, con un Terraneo dato in panchina con Ielpo titolare per via della sciagurata prestazione del portiere (ma in realtà dell’intera squadra) in terra toscana. La domenica prima, lo ricordiamo, il Pisa inflisse alla Lazio un sonoro 3 a 0, che costrinse la squadra di Fascetti a battere il Lanerossi Vicenza e a sperare in una serie clamorosa di incastri per potersi salvare all’ultima giornata senza passare per gli spareggi.
Poi, l’indiscrezione – chissà se davvero priva di fondamento – evaporò e Fascetti schierò Terraneo per la trentottesima domenica di fila. Ma qualcosa sembrò rompersi irreparabilmente.
IL PESO DI ANTOGNONI - Insomma, finiti i drammatici spareggi e pianificando la nuova stagione, la dirigenza laziale decide che sarà Silvano Martina l’erede di Terraneo. 34 anni, scuola Inter (dalla panchina nerazzurra vide la Lazio di Maestrelli vincere lo scudetto), una fama da cattivo. Purtroppo, sulla sua testa pesa il brutto infortunio subito da Giancarlo Antognoni, per via di una sua uscita scomposta, scoordinata, sciagurata, ma non certo intenzionale, in una maledetta domenica di novembre che lasciò l’Italia col fiato sospeso. Quell’episodio, inutile negarlo, fu una mannaia per il portiere di origine slava. Un episodio censurato dall’intera opinione pubblica. Martina diventa il mostro da prima pagina. E diciamolo chiaramente: quella faccia da duro non lo aiutava.
Già, la fisiognomica. Martina aveva (e ancora ha, oggi che è un procuratore di successo) una faccia da bounty killer. Gli occhi chiari, i capelli folti e spettinati, i solchi sul viso, la pelle rugosa. Ma i tifosi vogliono la serie A, poco importa la fama, poca importa un errore ampiamente scontato con un’indignazione pubblica forse eccessiva, poco importa le physique du rôle, più adatto a un western con James Coburn e Randolph Scott. I tifosi a quel portiere un po’ irregolare, l’esatto opposto di Terraneo che faceva della posata normalità la sua forza, si affezionano subito.   
PORTIERE DA PUNTI - Già nella prima parte di stagione si avverte la sensazione del “portiere da punti”, di quelli che alla fine ti tengono in partita quando non la prendi mai o che magari ti sfoderano le parate che servono per salvaguardare un risultato a tuo favore.
Cominciamo dalla fine della stagione della promozione, precisamente da Bari-Lazio. È la quartultima di campionato. Per il Bari è l’ultima spiaggia. O vince o sarà verosimilmente tagliato fuori dalla contesa. La Lazio gioca una partita di grande intelligenza tattica, ma al Bari all’ultima spiaggia doveva necessariamente concedere delle occasioni da gol e Martina, alla fine della partita, risulterà essere l’uomo decisivo, con una strepitosa parata su un colpo di testa di Rideout. Sarà probabilmente l’intervento più bello e significativo di tutta la stagione. Un gesto decisivo, al pari del gol di Gregucci al Genoa o di Monelli a Catanzaro, entrambi a tempo scaduto. Né più, né meno.
Martina si ripeterà anche la domenica dopo nella gara casalinga col Brescia. È la prima partita con la Curva Nord integralmente demolita per via dei lavori del nuovo stadio Olimpico. E proprio davanti a quella Curva, ancora sullo 0 a 0, Martina compie un doppio prodigioso intervento sulle conclusioni di Mileti e Mariani. Dopo sarà un monologo biancoceleste, ma con un Brescia tutt’altro che demotivato sarebbe stato assai complicato ribaltare lo 0 a 1. Era un calcio diverso, non lo si dimentichi. In quella stagione la Lazio andò in svantaggio per 8 volte e mai riuscì a ribaltare completamente la partita. Lo stesso accadde l’anno prima: 15 volte in svantaggio senza mai riuscire a effettuare una rimonta completa. Quando si passava in svantaggio, al massimo si pareggiava la partita ma non la si vinceva di certo. Era una legge non scritta della cadetteria italiana. 
PARATE D’AUTORE - Prima di Bari, un grande intervento su Pusceddu, nella partita contro l’Udinese di Sonetti che registrò probabilmente il primo tempo più bello di tutta la stagione. La partita finì 2 a 0 ma una Lazio svogliata e sonnolenta nel secondo tempo sembrava voler rimettere tutto in discussione. Per fortuna ci fu un Martina in grande vena, in quel pomeriggio di grande sole, a compiere un autentico miracolo sul terzino sardo trovatosi a tu per tu coi suoi guantoni.
Anche ad Arezzo, probabilmente nel più grande esodo di massa in serie cadetta, spareggi esclusi, con 10.000 laziali a gremire lo stadio comunale, Martina si rese protagonista di un intervento decisivo sullo scatenato furetto romano “Nippo” Nappi, poi divenuto un calciatore di buona serie A.
Ma anche nel girone di andata, gli interventi risolutivi non mancarono e, particolare curioso, i più belli li fece tutti su conclusioni di grandi glorie del passato (e una del futuro). Spettacolare la sua parata su una velenosa e ben calibrata punizione di Palanca nella gara interna col Catanzaro; altrettanto bello e complicato un intervento a Brescia, su un tiro potente e insidioso di Beccalossi; poi su Causio, nella gara interna con la Triestina; quindi su Schillaci trovatosi tutto solo davanti a lui: parata che, tuttavia, non servì a evitare la sconfitta in terra siciliana, un grande classico di quel biennio.
Certo, in tutto questo ci scappò anche qualche errore, ma davvero pochi, in relazione ai punti portati in dote. Ricordiamo un lungo sonno chandleriano sulla punizione di Fermanelli, nel pareggio interno col Padova e soprattutto, sempre col Padova ma in terra veneta, l’espulsione per via di reiterate proteste all’indirizzo di Rosario Lo Bello. Il motivo del contendere fu un calcio d’angolo. Insomma, una leggerezza che poteva costare molto caro e, in effetti, costò carissimo in quella stessa partita dove per via dell’inferiorità numerica e di un Salafia – il giovane portiere di riserva – probabilmente entrato a freddo e autore di un brutto errore che portò al gol di Da Re, la Lazio perse dopo 14 risultati utili consecutivi. Per fortuna nelle due partite successive, nonostante i balbettii di Salafia, i danni furono minimi e Martina fu perdonato per quel brutto episodio.   
IL SEGRETO PROMOZIONE - A distanza di più di un quarto di secolo da quell’ultima promozione in serie A, sovente ci si chiede, tra tifosi, quali giocatori abbiano dato in dote alla Lazio quei 5 punti in più (tantissimi in più in campionati così equilibrati e con i 2 punti a vittoria) rispetto al campionato precedente. E le risposte non sempre convergono. Chi dice gli 8 gol di Savino, chi sostiene il cambio di attaccanti (ma se guardiamo bene, Fiorini e Mandelli ne fecero 13 in due, Galderisi e Monelli solo uno in più), chi dice i cross di Beruatto (in effetti, tanti gol arrivarono dai suoi pennellati cross), chi dice – e non siamo pochi – che il vero up grading la Lazio lo ottenne con il cambio di portiere. Attenzione, anche Terraneo fu un portiere affidabile ma Martina ci mise quel quid in più, quel colpo di reni provvidenziale quando la palla sembrava già in fondo al sacco. Diciamo che Terraneo, il diplomatico, brerianamente, “parò il parabile”; Martina, il duro, riuscì ad andare oltre, soprattutto nel momento clou, quando una parata con le unghie, in gare combattute e coi primi grandi caldi dell’anno, significava successo o fallimento dell’intera annata.
La Lazio chiuse quella stagione con la miglior difesa tra le squadre neo-promosse e come quarta difesa in assoluto, dietro alla Cremonese e al Catanzaro, compagini molto speculative che, tuttavia, proprio in virtù di un assetto tattico molto prudente, segnarono sensibilmente di meno. 
IL SORPASSO DI FIORI - L’esperienza di Martina proseguì anche in serie A ma qualcosa non funzionò. L’inizio fu decisamente positivo. Pochissimi i gol subiti (solo 4) e squadra imbattuta nei primi 7 turni. Martina è protagonista dell’unica vittoria, quella casalinga col Verona, dove sfodera interventi significativi. Anche a Napoli, la domenica prima, Martina si esibisce in plastici interventi, tra cui una bella punizione di “Dieguito” Maradona che inchioda sul pari il fortissimo Napoli.   
Ma poi qualcosa comincia a prendere il verso sbagliato per la Lazio e anche per il portiere di Sarajevo, fino all’infortunio prima della trasferta di Firenze. Lo sostituirà e molto bene, per tre partite, l’esordiente 19enne Valerio Fiori, romano, scuola Lodigiani, che si toglie anche la soddisfazione di vincere un derby.
Martina rientra nell’impegno casalingo con la Juve ed esibisce un bell’intervento sul piccolissimo Rui Barros a mantenimento dello 0 a 0. La Lazio non sa più vincere ma Martina non ha grandi responsabilità: dal suo rientro dall’infortunio subisce un solo gol in 4 partite prima della bruciante sconfitta di Torino, contro una diretta concorrente. La partita finisce 4 a 3 per il Torino di Claudio Sala. Martina non commette errori evidenti ma la sensazione è che non sia più quel giocatore lasciato in primavera. Qualcosa sembra scricchiolare. La Lazio fatica maledettamente a segnare ma non subisce granché anche per via di un assetto tattico molto prudente. Solo 4 gol subiti nelle successive 5 partite.
Ma la vera svolta che conduce Mister Materazzi a (ri)lanciare il giovane Fiori è la disfatta di Bergamo. Martina non è molto reattivo sui tre gol orobici, in particolare sulla conclusione dalla lunga distanza di Pasciullo che con un missile dai 25 metri mette in cassaforte il risultato.
Nella sorpresa generale, contro il Lecce in casa, nella gara successiva, Materazzi schiera Fiori dal primo minuto e Martina si accomoda in panchina. Quella di Bergamo resterà, quindi, l’ultima partita di Martina con la maglia biancoceleste. La scelta è fatta, la porta viene affidata a Fiori, che in quella porta resterà per altri 4 anni.
Del resto, Materazzi fin dall’esordio di Cesena, dove nella sorpresa generale schiera Di Canio e Monti titolari in luogo di Muro e Marino fa intendere da subito la sua predilezione per i giovani. E così fa anche con Rizzolo, sacrificando Dezotti al ruolo di tornante destro. Ma quella del tourbillon di attaccanti e mezzepunte di quella stagione è un’altra storia.
NEL GOTHA LAZIALE - Silvano Martina, il duro di Sarajevo, con ogni probabilità non sarà ricordato neanche tra i primi 10 portieri della storia della Lazio, chissà. Ci sono stati dei giganti, in quel ruolo: da Sclavi a Sentimenti IV, da Lovati a Pulici, da Marchegiani a Peruzzi, così come ci sono stati portieri più importanti, se non per bravura, almeno per militanza: da Cei a Ballotta, da Gradella a Orsi.
Però, chi scrive non ha dubbi che sia stato un giocatore determinante in uno snodo decisivo della nostra storia. Fu uno degli artefici di un campionato molto spesso snobbato che nel ricordo e nelle evocazioni è diventato una sorta di “atto dovuto”. Non fu affatto così. La stagione fu dura, complicata, complice anche la mancata resa di quelle che dovevano essere le due “stelle”: Galderisi e Muro, soprattutto del primo, invero. Muro, se non altro, portava punti con le sue magnifiche punizioni.
Occorrerebbe rivalutarla quella stagione, analizzarla nelle sue pieghe, ricordare i giocatori che quell’anno giocavano in quella categoria: ai già citati Causio, Beccalossi, Barbas, aggiungerei Dossena, Cowans, Bordon, Pecci, Stromberg e altri ancora.
E nel rivalutare quella stagione, non sarà possibile non ascrivere grandi meriti a Silvano Martina, che con impegno, abnegazione, esperienza e quella sana follia che l’ha sempre contraddistinto, ha messo il suo pesante e riconoscibile mattone per quell’ultima (e confidiamo definitiva) promozione.     
Oggi Silvano Martina è per la grande massa di tifosi “il procuratore di Gigi Buffon”, nella migliore delle ipotesi, o “quello che stava per mandare dal Creatore Giancarlo Antognoni”, per chi ha qualche anno in più. Io credo, però, che per i laziali dovrebbe essere ricordato per essere stato un vero protagonista con la nostra maglia, maglia che ha onorato dal primo all’ultimo giorno. Non di certo una vecchia gloria venuta a svernare all’ombra del Colosseo.
Fabrizio Sapia

http://www.laziopolis.it/ritratti--silvano-martina-il-duro-di-sarajevo.aspx

Offline ML

  • Power Biancoceleste
  • *
  • Post: 5703
  • Karma: +498/-36
  • Sesso: Maschio
    • Mostra profilo
Re:Silvano Martina, tra i primi 10 portieri laziali della Storia?
« Risposta #1 : Venerdì 4 Aprile 2014, 16:46:51 »
Che memoria, 'sto Sapia  :)

Offline WombyZoof

  • Power Biancoceleste
  • *
  • Post: 6769
  • Karma: +249/-17
    • Mostra profilo
Re:Silvano Martina, tra i primi 10 portieri laziali della Storia?
« Risposta #2 : Venerdì 4 Aprile 2014, 17:11:50 »
Quanti portieri che cominciano con Mar !

Martina, Marigo, Marchegiani, Marchetti.
«Per un centimetro Beppe, per un centimetro»

Offline Zio Sergio

  • Bianco
  • *
  • Post: 23
  • Karma: +7/-0
  • Sesso: Maschio
    • Mostra profilo
Re:Silvano Martina, tra i primi 10 portieri laziali della Storia?
« Risposta #3 : Venerdì 4 Aprile 2014, 19:12:50 »
Ottima ricostruzione. Aggiungo alcune considerazioni personali.

1) Originale il fatto che in un bel pezzo lungo del genere non ci sia stata neppure mezza riga di menzione per il Bologna, vero stradominatore del campionato 1987-88. Sarebbe stato facile citare, anche solo in un passaggio tra le virgole, Maifredi, il calcio champagne, Poli e Marronaro, etc etc. Una virtuale stretta di mano a Fabrizio per aver glissato il tema.

2) Dove concordo con l'autore. In tutto l'articolo, ma sicuramente sulle parate contro il Brescia. Spettacolare all'andata su Beccalossi e al ritorno quando ancora il punteggio era 0-0.

3) Dove non concordo con l'autore. Secondo me fece due cappelle non indifferenti in Genoa-Lazio e Taranto-Lazio. E in entrambe l'errore fu lo stesso e si può dire che era il principale difetto di Martina: la respinta del pallone. Diciamo un "Marchetti ante litteram". Quella di Genoa la ricordo bene perché nel girone d'andata i grifoni erano ancora considerati una "grande" e andare a Marassi e tornare indenni non era di poco conto. La Lazio riesce ad andare in vantaggio, risultato preziosissimo, e poi ecco la "marchettata" di Martina che non trattiene una punizione, s'avventa un altro genoano e pareggia. Una "ics" a Marassi meglio di niente, però intanto si poteva tornare a Roma con i due punti vittoria. L'altra "marchettata" la fece nell'epico 3-3 di Taranto (secondo me, una delle giornate chiave di quel campionato. Recuperare quella partita fu fondamentale dal punto di vista psicologico per il resto della stagione). Il gol dell'1-0 tarantino scaturì da un'altra palla non trattenuta da Martina.

4) Partite da ricordare non menzionate nell'articolo. Citerei una grande parata su Nicoletti a Cremona. I grigiorossi a inizio girone di ritorno non erano ancora tagliati fuori dal giro promozione. La Lazio strappò un importante 0-0 in trasferta e decisivo fu Martina a pochi minuti dal termine sul centravanti cremonese. E poi in Serie A, l'anno dopo, protagonista nell'assedio di San Siro contro il Milan a inizio campionato. Si ricorda sempre lo 0-1 con l'autogol di Maldini del 1989-90. Ma una partita simile si svolse l'anno precedente. E la Lazio, contro il Milan degli Olandesi fresco campione d'Italia, mantenne la porta inviolata grazie anche alle parate di Martina bombardato per 90 minuti.

Bel pezzo di Fabrizio che mi piacerebbe seguitasse a sfornare articoli simili.

Offline lollapalooza

  • Power Biancoceleste
  • *
  • Post: 5312
  • Karma: +202/-3
  • Sesso: Maschio
    • Mostra profilo
Re:Silvano Martina, tra i primi 10 portieri laziali della Storia?
« Risposta #4 : Venerdì 4 Aprile 2014, 19:30:24 »
Splendido.

 ;)

(Terraneo che rifiuta lo United mi mancava.)