Il pezzentone (cit.), dopo la partita, è sceso dalla macchina su cui era appena salito per aggredire fisicamente un tifoso napoletano che gli chiedeva conto della sconfitta o chissà di cos'altro...
Che roba...
Per essere precisi: il tono del tifoso, nel dirgli più o meno "Presidente, non voglio vincere solo con la Juventus", era del tutto garbato.
Il Dela ci ha pensato su un attimo e quindi è passato al contrattacco con assai meno pacatezza.
Così, almeno, è stata raccontata alla DS: la quale ha subito un diretto ostracismo, col divieto ai tesserati del Napoli Soccer di comparire davanti alle sue telecamere, per aver documentato l'episodio a video e con la testimonianza dell'inviato.
Raptus? Cafonaggine al cubo? La seconda può darsi, ma continuo a non credere alla spontaneità di certi comportamenti.
La fuga in motorino - in due e senza casco, vabbè - gridando "siete delle merde" dopo la compilazione dei calendari; il leggendario "a Napoli non funziona un cazzo"; quest'altra esibizione di violenza non solo verbale: a me sembrano piuttosto messaggi in codice ben ponderati, di grana grossa nella forma ma non privi di sottigliezza a livello strategico.
Quanto alla squadra, credo che i suoi limiti siano fondamentalmente due: un'organizzazione difensiva insufficiente, che è cosa diversa da un atteggiamento troppo offensivo; una mentalità "da evento", che rende conto sia delle serate da ricordare - ma con riscontri concreti pressoché nulli - in CL sia della mancanza di continuità in partite meno stimolanti con le piccole.
In più mi sembra di cogliere un divenire in negativo sotto questo profilo
una squadra totalmente basata sulla qualità individuale degli avanti, se toppano partita loro non ha altre risorse nè piani alternativi
Se ci si riferisce alla sola gara di Parma, è la perfetta sintesi della loro serata: ma non è andata così dall'inizio della stagione, quando non mancavano affatto convinzione e applicazione nei movimenti d'insieme.
C'entra l'involuzione amletica di un elemento chiave come Hamšík, un altro al quale Mazzarri manca parecchio.
C'entra l'involuzione caratteriale di Higuaín, che forse sta realizzando di aver speso tesori di energie come trascinatore per metterli a disposizione di una causa persa.
Ma la sensazione generale è quella di un calo di tensione, di uno scollamento nel quale ogni giorno di più ciascuno si fa gli affari propri, al limite dell'autogestione.
Il tutto innestato su un progetto che di crepe ne aveva mostrate anche nella prima parte della stagione, fallendo tutti i salti di qualità ed evidenziando un gioco strutturalmente adatto più alle Coppe che al campionato.
Per essere precisi: se il nostro calcio premiasse quel modo di stare in campo, anziché il miserabile cinismo tattico imperante da queste parti, sarebbe più bello e attraente da tanti punti di vista.
Ma la realtà per ora è un'altra, e Benítez sembra colpevole di non averlo capito, per giunta con l'aggravante della recidiva.
Si sarà capito dal mio commento che nel Napoli Soccer di quest'anno leggo in filigrana la Lazio di Petković.
Forse per le tante analogie nei pregi (eleganza nel modo di porsi, cultura calcistica di respiro europeo, vocazione al bel gioco) e nei difetti (limiti caratteriali, scarsa presa sullo spogliatoio, comprensione imperfetta del calcio italiano) che caratterizzano i due tecnici.