Autore Topic: Esonerato dagli ultras: "Mi ha salvato lo studio"  (Letto 685 volte)

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Offline Ceres

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Esonerato dagli ultras: "Mi ha salvato lo studio"
« : Martedì 4 Febbraio 2014, 17:28:45 »

Un articolo tratto da La Repubblica datato 2 febbraio, che meriterebbe delle riflessioni.


La mia avventura più importante con il calcio, quella che mi ha portato sui giornali, purtroppo è anche stata la più amara della mia vita professionale. Senza volervo sono diventato un caso nazionale: "Fabio Gallo, il primo allenatore in Italia cacciato dagli ultras" .

Premetto che chi vi scrive è un uomo che ha avuto tanto dal mondo del calcio. Cresco nel settore giovanile dell'Inter con la volontà di poter diventare calciatore. Nel frattempo studio poco e male. Grande errore. Ma lo capirò più avanti. Perché in fondo corono il mio sogno. Alla fine saranno 20 gli anni da calciatore. Con poca lega Pro e tanta serie B e serie A . Chiudo a 38 anni e intraprendo subito la carriera da allenatore, settore Giovanile dell'Atalanta. Dopo 3 stagioni ecco la chanche per una prima squadra vera in seconda divisione. Il calcio è tutto, mi da soddisfazione , mi piace , mi gratifica , sembra il normale proseguimento di una buonissima carriera. Il sogno questa volta dura poco. Progetto di un anno che va a naufragare dopo 6 mesi di duro lavoro ma con la certezza di essere ancora in linea con gli obbiettivi  iniziali.

Passano pochi mesi  e l'amarezza lascia spazio alla praticità. Mi viene fatta una proposta lavorativa che niente ha che vedere con il calcio: tutela, sanità, pensioni. Rimango incuriosito , decido di iniziare un percorso di formazione con l'azienda. Non mi fermo ma mi formo. E mi rimetto a studiare. Con molta fatica. D'altronde il cervello, come le gambe, è un muscolo che andrebbe allenato come si deve. Prendo consapevolezza che la cosa mi da soddisfazione sia economica ma soprattutto professionale. E comincia a farsi strada l'idea che il calcio non sia tutto.

Però i grandi amori non si dimenticano e ricevo la proposta da un grande allenatore, Giampaolo, (e grande uomo) per andare a collaborare con lui alla guida del Brescia. Accetto, con la volontà pero di non buttare via quello che ho imparato. Sensazione azzeccata. Non ho fatto i conti con la tifoseria (?) bresciana, in grande rivalità con l'Atalanta, squadra dove ho militato per 6 anni. Un manipolo di gentiluomini "maitre a penser" tira fuori anche mie presunte dichiarazioni passate anticlub. E mi consiglia caldamente, con parole efficaci, di non accettare l'incarico. Mi abbasso addirittura a portar loro la prova su carta che certe cazzate io non le ho mai dette. Poi però scatta un click. Mentre li ascolto, dico tra me e me. "Ma cosa ho fatto io per meritarmi questi? E soprattutto loro, perché dovrebbero meritare uno come il sottoscritto?" Rinuncio a quel contratto economico e alla possibilità di crescita calcistica e mi tuffo a tempo pieno nella mia nuova professione. Che mi gratifica e mi offre il raggiungimento nel giro di pochi mesi di una competenza che quotidianamente mi consente ora anche di fare formazione. Anche ai ragazzi. Come quelli della Giovane Italia.

Tutto questo per dirvi cosa? Intanto che rincorrete il sogno più bello del mondo, non pensiate esista solo il calcio. Perché questo calcio, da un giorno all'altro vi può portare su strade che non immaginavate mai di dover percorrere. Nel bene e nel male. Ma se avete le basi scolastiche e motivazionali possono rivelarsi un mondo altrettanto gratificante.
Per la Lazio, Giordano!