Autore Topic: Rassegna stampa 1.2.2014  (Letto 1173 volte)

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Offline Matita

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Rassegna stampa 1.2.2014
« : Sabato 1 Febbraio 2014, 08:19:09 »
Lazio, Felipe Anderson e Mauri Due soluzioni per il dopo Hernanes (Corriere della Sera – ed. locale)

Reja spera che esploda il brasiliano, finora una grande delusione
Il vecchio, il giovane e l’enigma. Nell’ordine: Stefano Mauri, lunedì al rientro dalla squalifica per il calcioscommesse; Felipe Anderson, il fantasma da 9 milioni di euro; e Gaël Kakuta, 22enne fantasista francese di radici congolesi, che la Lazio ha preso in prestito (con diritto di riscatto a 2 milioni) dal Chelsea nell’ultimo giorno di mercato. Considerato che Ederson è stato appena operato e lo rivedremo d’estate, loro sono i tre che dovranno colmare il vuoto lasciato dalla cessione di Hernanes all’Inter.
Impresa mica da ridere, anche la società ne è consapevole (sennò perché tentare un ultimo disperato assalto a Biabiany?). Nei cuori dei tifosi il vuoto è al momento incolmabile, l’aria di smobilitazione ha rinforzato una contestazione già veemente prima dei saluti al «Profeta», figuriamoci adesso che il brasiliano ha indossato la maglia nerazzurra davanti ai fotografi. Così i laziali si danno appuntamento per riempire l’Olimpico in Lazio-Sassuolo (il 23 febbraio) e per disertarlo in Lazio-Milan (il 23 marzo) con lo stesso obiettivo: quello di protestare contro l’operato della gestione Lotito. Da un punto di vista ambientale ormai la frittata è fatta. Sotto il profilo tecnico, invece, Reja cercherà di fare necessità virtù, come ha sempre fatto. «Se va via Hernanes? Faccio con Mauri», aveva annunciato Edy.
E quindi è Mauri, di certo non un nuovo giocatore, la prima soluzione per dare alla squadra quel po’ di fantasia che serve, soprattutto con la difesa così bloccata. Del resto il ruolo è quello e il capitano della Lazio ha già dimostrato di avere la testa del campione, l’intesa con Klose è stata sempre perfetta. Il problema è che Stefano Mauri ha appena compiuto 34anni e che, dopo due anni trascorsi a combattere nelle aule dei tribunali sportivi (c’è ancora un procedimento penale in corso a Cremona, tra l’altro), ha davanti solo sei mesi di contratto in biancoceleste, almeno fino a quando riprenderanno i dialoghi con Lotito. Ma come sarà la sua tenuta atletica? E quella mentale? E poi: sarà disposto a fare da chioccia al 20enne Felipe Anderson,?
Perché le speranze sono tutte sul giovane brasiliano, acquisto più oneroso dell’estate di Lotito e terzo della sua era dopo Zarate e Hernanes. Finora, però, il gioco non è valso la candela. Nel senso che Felipe ha giocato poco e quasi mai bene, ancora non ingrana. «Questione di ambientamento», giustificano in società. Ma ora che il «Profeta» non c’è più e che sono passati sei mesi dall’arrivo a Roma, Felipe Anderson è chiamato alla svolta, ora il cambio di passo della Lazio è più che mai legato alla sua esplosione. Una fase che, però, Lotito e Tare avevano programmato per la prossima stagione.
Così è nato il colpetto last-minute Kakuta, classe ‘91 di proprietà Chelsea che negli ultimi due anni ha giocato 29 volte nel Vitesse, in Olanda, segnando 1 gol. «È forte», dice Tare. Ma basterà a riaccendere la Lazio e la passione dei tifosi?
Andrea Arzilli
«La decisione è mia a Milano per vincere» (Corriere dello Sport)

Hernanes spiega: «Ho pianto perché lascio un posto che amo Non mi ha obbligato nessuno ma aspiro sempre al meglio»
di Daniele Rindone
ROMA – Se n’è andato lui: «E’ una scelta mia». Se n’è andato senza gli scarpini famosi, con una Coppa Italia e la medaglia del 26 maggio in valigia. Se n’è andato perché non pensava di poter vincere di più, il Profeta Hernanes. E questo, per i laziali, è un altro pugno nello stomaco: «Quando sono arrivato volevo vincere lo scudetto, ho dato tutto per raggiungere questo obiettivo, anche se non era facile. Vincere la Coppa Italia è stato davvero importante, ma ho capito che forse è quello il massimo traguardo che posso raggiungere». E’ una scelta sua, l’ha detto e ridetto: «E’ una scelta per seguire le mie esigenze interiori, la volontà di raggiungere livelli ancora più alti calcisticamente. Volevo spiegare questo dopo gli episodi di ieri (giovedì, ndr)».
LA RESPONSABILITA’ -
Se n’è voluto andare e l’ha dovuto dire, Lotito gli aveva chiesto di uscire allo scoperto. E’ stato il Profeta ad assumersi la responsabilità della cessione, era una condizione necessaria affinché partisse. Ha scritto un messaggio su Facebook ieri mattina ed è intervenuto a Lazio Style Radio. Ha preso la parola: «Vorrei spiegare le mie lacrime perché ho visto che non sono state capite. Non ho pianto perché la società, nelle persone di Igli Tare e del presidente Lotito, mi stava obbligando ad andare via! Non ho pianto per questo! Ho pianto perchè c’era la trattativa tra le due squadre e io avevo la possibilità di lasciarvi, la possibilità di lasciare Roma, il posto che amo, i tifosi che amo, la gente che amo». La Lazio, economicamente e sportivamente, ormai gli stava stretta. L’Inter, quest’Inter, non è quella del Triplete. Ma Hernanes l’ha preferita alla Lazio, che dolore: «Ho chiesto io al presidente di andare perché credo di migliorare a livello professionale nonostante i suoi tentativi di trattenermi con ottime offerte economiche come quella fatta dopo la partita con il Napoli. Ci ha provato sino all’ultimo. Mi piange il cuore, so che tante persone saranno tristi per queste parole. Ragazzi, grazie dell’amore che mi avete dimostrato dal primo giorno ad oggi, sappiate che vi amerò per sempre, non vi dimenticherò mai».
LE PAROLE -
Saudade laziale, sospiri, pianti, voce interrotta, mani sugli occhi, scarpini famosi slacciati, confessioni dolorose. Hernanes ha provato a ingoiare le lacrime anche ieri, non ce l’ha fatta. Ha spiegato il senso del suo addio prima di raggiungere Milano, ha provato a placare la rivolta anti-Lotito, non è bastato: «Sono ancora un po’ emozionato, ieri non è stata una giornata facile da gestire. Non ho dormito per niente stanotte. I tifosi mi hanno amato in maniera incredibile» e giù le lacrime. Vederlo raggiungere un’Inter dimessa, sentirgli dire che la Lazio non può andare oltre certi traguardi ha fatto infuriare ancora di più i tifosi: «Fin da bambino ho avuto voglia di rendere la mia vita speciale, di fare qualcosa di speciale. La mia scelta non ha niente a che fare con i soldi o la fama, da bambino avevo sempre la palla tra i piedi, io voglio giocare a calcio. Voglio fare qualcosa di importante, questo è il senso della mia scelta». Ha ringraziato Lotito dalla radio: «Con me è stato sempre corretto, la società mi ha sempre trattato bene. Ringrazio il mister, i compagni, nella Lazio ho tanti amici. Ringrazio i magazzinieri, il cuoco Giocondo, tutti. Grazie ai tifosi, vi porterò sempre nel cuore. Mi hanno scritto più di duemila messaggi, ho risposto solo ad alcuni. Sapevo che la gente mi voleva bene, ma non credevo fino a questo punto. Non ho parole». Hernanes e i saluti, Hernanes e i ricordi: «Sono due le immagini che ricorderò per sempre. Una è l’esultanza sotto la Nord dopo la vittoria in Coppa Italia con le braccia tese, il tabellone dietro e i tifosi. L’altra è il gol che ho fatto nel derby». I laziali gli hanno chiesto di ripensarci sino all’ultimo: «Quando mi metto una cosa in testa voglio portarla a termine. Mi dispiace, grazie per questi anni passati insieme, ringrazio ancora tutti, abbiamo fatto delle belle cose insieme». Se n’è andato donando 80 kit da calcio al gruppo degli Ercolini di Don Orione, raccoglie oltre 90 bambini e bambine dei campi nomadi. Il cuore a Roma, gli scarpini a Milano.



Così disse Lotito al San Paolo: «Non ripeterò un caso Pandev» (Corriere dello Sport)

Nei giorni scorsi aveva deciso: rinnovo o cessione
di Fabrizio Patania
ROMA – C’è una profonda differenza tra il caso Hernanes e le precedenti cessioni eccellenti della Lazio, l’ultima risaliva all’estate 2011, quando Lichtsteiner era passato alla Juve. L’anno precedente Lotito aveva resistito e alzato per due mesi il prezzo di Kolarov prima di mettere le firme sui contratti con il Manchester City. Erano i giocatori a chiedere la cessione, non la società a ipotizzarla, sino al punto che si rischiava di perdere a parametro zero cartellini importanti e di valore commerciale elevato (da Muslera a Pandev passando per Behrami) perché l’imprenditore di Villa San Sebastiano è stato sempre geloso dei suoi gioielli. La sorpresa dei giorni scorsi è stata proprio questa. A Milano erano convinti che l’operazione Hernanes si potesse concretizzare, a Roma (noi compresi) serpeggiava uno scetticismo suggerito dai tempi. Di sicuro sarebbe partito a luglio, difficilmente a fine gennaio. Questo si pensava. In realtà Lotito stava conducendo Hernanes verso una scelta precisa, richiamandolo di fronte alle proprie responsabilità. Poteva restare sino alla fine della stagione solo firmando il rinnovo, ecco la linea di condotta emersa nell’ultima settimana del mercato. In caso contrario (niente firma sul rinnovo) la società biancoceleste avrebbe dovuto valutare le offerte per Hernanes, che in cuor suo credeva di cambiare città (e squadra) a luglio, dopo il Mondiale e non subito, magari trovando un club capace di garantirgli subito la Champions. Difficilmente ci potrà arrivare prima di un anno e mezzo con l’Inter.
RESPONSABILITA’
– Ecco il punto cruciale. Martedì sera, dopo aver incontrato Thohir a Milano e con l’offerta dell’Inter sul tavolo, Lotito aspettava Joseph Lee, manager di Hernanes, a Villa San Sebastiano per proporre un rinnovo con clausola di rescissione. La Lazio non poteva e non voleva scavalcare il limite del 31 gennaio, perché ci avrebbe rimesso tanti soldi, troppi. All’inizio di luglio, a un anno dalla scadenza del contratto e dopo un Mondiale da protagonista in Brasile, il Profeta e il suo agente sarebbero stati avvicinati da tanti club decisi a prenderlo a costo zero, oppure spendendo pochissimo. «Non ripeterò un caso Pandev» ha ripetuto Lotito negli ultimi giorni come un disco incantato.
SVOLTA
– Mercoledì all’ora di pranzo l’incontro con Lee. «Riferirò a Hernanes il rilancio della Lazio. Da parte mia, ho consigliato al giocatore di cambiare perché è arrivato il momento di affrontare un’altra esperienza» avrebbe spiegato l’agente a Lotito, in serata piombato a Napoli per i quarti di Coppa Italia. Negli spogliatoi del San Paolo è avvenuto l’ultimo colloquio tra il presidente ed Hernanes, che aveva già deciso di andare via. Lotito ha alzato la posta, ha stanziato la cifra massima che potesse offrire la società, ha cercato di farlo sentire importante. Lo ha invitato a decidere, a prendersi le responsabilità di una scelta, a dare una risposta per non restare nell’incertezza degli ultimi mesi. «Grazie per l’offerta importante. Ci penso. E domani darò una risposta» le parole del Profeta, che rientrando da Napoli non è riuscito a chiudere occhio. Una notte insonne per decidere in poche ore se lasciare o meno la Lazio. Giovedì mattina, dopo l’ultimo allenamento, ha tolto gli scarpini dall’armadietto e ha raggiunto gli uffici di Formello per comunicare la propria decisione al ds Tare, che lo aspettava sperando ancora nel prolungamento di contratto. «Ho scelto, non rinnovo. Lasciatemi andare». Lotito, che entrava nella fase più dura della trattativa per definire il prezzo e le modalità di pagamento con l’Inter, ha preteso l’ultima condizione. «Ti cedo, ma non volevo. E qui mi contestano. E’ una tua scelta, devi dirlo. Almeno la gente sappia la verità».
Si er papa te donasse tutta Roma
E te dicesse lassa anna’ chi t’ama
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Lotito deve fa' come dico io (quito cit.)

Offline Matita

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Re:Rassegna stampa 1.2.2014
« Risposta #1 : Sabato 1 Febbraio 2014, 08:22:32 »
Biabiany: Rifiutate tre offerte in soli otto giorni (Corriere dello Sport)

di Paolo Grossi
PARMA – In otto giorni sono passati tre treni sotto casa di Jonathan Biabiany. Prima il Guangzhou, poi il Milan, infine la Lazio. Il francese però è rimasto nella tranquilla stazione di Parma, lasciandoseli passare davanti. in un modo o nell’altro tutti e tre avrebbero dato una svolta alla sua carriera, e una boccata d’ossigeno alle casse del Parma e della Samp, che condividono il suo cartellino.
IDENTIKIT
- E’ nato a Parigi nel 1988, Biabiany, da genitori originari della Guadalupa. Quando aveva 16 anni l’Inter lo portò in Italia, e lo fece giocare negli Allievi e nella Primavera, dove assieme a Balotelli faceva sfracelli. La sua evidentissima caratteristica è la straordinaria velocità. Nel panorama internazionale c’è forse solo Cristiano Ronaldo in grado di esprimere la stessa velocità di corsa. Un anno e mezzo al Modena, in serie B, gli consente di mettersi in evidenza, in particolare nella seconda stagione segna con inusitata, e mai più ripetuta, continuità: ben 15 reti in 38 presenze. Già, perché se la velocità appare evidente è palese anche il suo scarso senso della porta. Troppe volte a tu per tu con i portieri dopo spettacolari sgroppate si dimentica di fare la cosa giusta.
Il Parma, che in B lo ha incrociato da avversario. lo ingaggia appena tornato in A: Guidolin apprezza la sua capacità di ribaltare rapidamente il fronte di gioco. E la prima stagione non è male: 29 presenze e sei reti, quanto basta per entrare nel mirino dell’Inter. Mourinho se ne è appena andato, c’è Benitez, uno che al Liverpool ha sempre avuto grandi ali. E infatti Biabiany ha qualche chance, ma non la sfrutta a fondo: 14 presenze, neanche un gol, e via che a gennaio rifà la valigia, destinazione Sampdoria. L’ arriva quando partono Cassano e Pazzini e non può frenare il crollo dei blucerchiati che li porterà in B. Segnerà il primo e unico gol a giochi ormai fatti, di testa su corner, all’ultima giornata.
Ecco allora che il Parma si rifà sotto, acquisisce la metà del suo cartellino e lo rilancia: 38 gare e 6 gol. meno bene l’anno dopo, 34 gare e appena 2 reti, mentre nella stagione in corso ha giocato 19 volte segnando un solo gol, anche questo di testa, che aveva fatto tremare per mezz’ora alla Roma al Tardini. Dovrebbe essere un uomo-assist, vista la sua capacità di liberarsi palla al piede e puntare al fondo del campo, ma in realtà non riesce ad essere così propizio per i compagni. L’ultima sua rifinitura vincente è arrivata a Livorno l’1 gennaio. Dopo appena 2′ ha crossato da destra e Palladino ha incrociato un sinistro al volo per il gol dell’1-0. E’ comunque un giocatore con 150 gare di serie A alle spalle e una grande duttilità dato che ha fatto l’esterno nel 3-5-2, l’esterno alto nel 4-4-2, la punta esterna nel 4-3-3 la seconda punta nel 3-5-2 e nel 4-4-2 e anche, con Guidolin, in alcune circostanze, la prima punta. Insomma, corsa, fisico, colpo di testa: a chi saprà far uscire dalla lampada di Aladino il suo senso del gol Biabiany potrà regalare grandi imprese.


Presidente lotito per noi tifosi quante delusioni (Corriere dello Sport)

Michele PlastinoCaro direttore,
approfitto dello spazio che mi concede per esternare qualcosa che arriva dal profondo del mio cuore. Racconto calcio da tanti anni, con passione. Racconto Lazio, con amore. La Lazio fa parte di me così come per migliaia di appassionati. E’ con me da quando ero bambino, colonna sonora del film della mia vita. Non andavo ancora a scuola quando papà mi portò a vedere un Lazio-Roma del campionato riserve. Si giocava nel nuovissimo Olimpico e la Lazio perse 7 a 1. Con quella sofferenza e delusione nacque il mio amore per i colori biancocelesti. Perché chi è laziale ha nel Dna il disagio delle avversità e l’amarezza dei dolori, ma la forza della speranza nell’attesa del sole dopo una tempesta.
Ultimamente ho provato la tristezza del disamore e con me tanti altri. Un giorno Pasolini scrisse e descrisse il disamore per troppo amore e questa è la fotografia di questo momento. Non sono né la questione di Hernanes, né i risultati la causa di tutto questo. Il laziale non si riconosce in chi la rappresenta. Il presidente Lotito ha un carattere roccioso teso alla sfida continua con giocatori, allenatori e tifosi. Ognuno ha il diritto di gestire la propria azienda come vuole, a volte anche con rigidità. Ma una squadra di calcio è una azienda atipica, composta sì da professionisti, numeri, conti, gestione amministrativa, ma non può fare a meno dei sentimenti. Senza l’amore dei tifosi una società di calcio non vive. E’ una macchina senza benzina, una pianta senza linfa. Una società di serie A non può avere una curva autochiusa, unica al mondo. E la curva si chiama Maestrelli. Un uomo d’amore, un passato che il laziale non vuole dimenticare. Il laziale vive della sua storia, fatta di successi, ma anche di dignitose sconfitte e tanti dolori. Ma è la sua appassionata storia. Tutto questo non può né deve essere cancellato.
Caro direttore, promuova un incontro, se può, del presidente con giornalisti e comunicatori che trattano Lazio. Che si chieda a Lotito un profondo cambiamento o, ancor meglio, molto meglio una disponibilità a trattare una eventuale cessione a cifre accettabili ma che comunque lo soddisfino, con un adeguato profitto finale. Un augurio signorile, come l’essere laziale impone. Caro direttore, le chiedo un summit d’amore. Per una volta non sia una sfida, ma un gesto per ridare anima alla nostra cara Lazio. Solo con questo si potrà mitigare la rabbia e l’esasperazione del momento che sono sempre elementi pericolosi per una violenta strumentalizzazione. Forza Lazio, la Nostra Lazio. Grazie di cuore.

L’ultima spinta da Lotito: «Devi dire che vuoi andar via» (Gazzetta dello Sport)

DAVIDE STOPPINI
ROMA
L’ultima telefonata di Lotito a Hernanes, ieri mattina, sapeva tanto di preghiera: «Oh, lo devi dire che sei voluto andare via tu, dillo a tutti che non sono stato io a volerti cedere». Una telefonata privata, quasi disperata, perché il giorno prima 500 tifosi avevano duramente contestato la società per la cessione del Profeta. Tra l’altro, il presidio davanti al quartier generale del presidente è andato avanti per buona parte della notte tra giovedì e venerdì. Insomma, la situazione era pesantissima. Ecco spiegato il perché della lettera di Hernanes ai tifosi della Lazio, pubblicata su facebok poco prima delle 10. Ecco il perché di un intervento telefonico del brasiliano all’ora di pranzo a Lazio style, la radio ufficiale del suo ex club. Era una richiesta della società, alla quale Hernanes non si è sentito di sottrarsi in virtù del buon rapporto che lo lega a Lotito. Ma la mossa si è rivelata un boomerang.
Punture e retroscena
Boomerang per la Lazio, ovvio. Perché se nella lettera Hernanes si era limitato a spiegare il perché delle sue lacrime («Sono state mal comprese, non ho pianto perché la società mi spingeva ad andare via, ma perché c’era una trattativa in corso e la possibilità di lasciare Roma, il posto che amo. Non vi dimenticherò mai»), nel successivo intervento alla radio il Profeta ha messo a segno anche una stoccata nei confronti della Lazio. «Vado via perché voglio fare qualcosa di ancora più speciale nella mia carriera — ha detto —. Alla Lazio ho capito che più della vittoria della Coppa Italia non avrei potuto vincere». Eccola la stoccata, poco gradita dalla società, che non ha fatto altro che aumentare la rabbia dei tifosi, scatenati via etere e sul web contro Lotito per tutta la giornata di ieri. E pensare che la notte precedente era stata pure romantica: «Non ho dormito tutta la notte», ha raccontato Hernanes. Il retroscena risale alla giornata di giovedì: un tifoso, entrato in possesso del numero di telefono personale del Profeta, l’aveva fatto circolare. Il passaparola ha portato Hernanes a ricevere oltre 1.000 messaggi sul cellulare: in molti gli chiedevano di restare alla Lazio, a diversi il brasiliano ha anche risposto.
Biabiany e Kakuta
La risposta della Lazio sul mercato è invece stata tiepida. È arrivato in prestito con diritto di riscatto fissato a 3,5 milioni Gael Kakuta, classe 1991, esterno offensivo di proprietà del Chelsea ma negli ultimi mesi in Olanda, al Vitesse. Una scommessa. La certezza doveva essere Jonathan Biabiany: Lotito aveva raggiunto un accordo per la metà del Parma a 4,5 milioni, ma il francese ha rifiutato. Un’altra trattativa al fotofinish saltata, ormai un classico della gestione Lotito. E così quello che doveva essere il dolce dopo l’amaro Hernanes, si è rivelato un ulteriore motivo di delusione per i tifosi, che hanno già preannunciato una dura contestazione per Lazio-Sassuolo del 23 febbraio. C’è Lotito nel mirino, preso in mezzo nelle ultime ore tra una lite con l’agente di Mbaye e un’altra con Preziosi per l’affare Sculli. E come se non bastasse, il promesso sposo Djordjevic ieri si era pure messo a trattare col Cardiff: lo scippo è scongiurato. Anche se l’aria intorno alla Lazio resta pesante.


Via Hernanes Niente paura d’ora in poi è pronto Keita (Gazzetta dello Sport – ed. locale)

MARCO CALABRESI
ROMA
E adesso che succede? La domanda, Reja e Bollini se la sono fatta, ma quando Lotito ha comunicato loro i termini dell’affare Hernanes, se ne sono fatti una ragione, mettendosi a lavorare senza darsi una risposta o piangersi addosso. Di sicuro, domani a Verona mancherà un talismano, che al Chievo, al Bentegodi, aveva segnato tre gol nelle ultime due partite. Fosse solo quello, però. Senza Hernanes, sarà una Lazio che dovrà inventarsi qualcosa di diverso, ma forse non da subito.
Coppia argentina
Ieri, colpa della pioggia, sono rimasti tutti in palestra, prove tattiche rimandate alla rifinitura di oggi. Dias non è al 100%, Radu sta meglio e la difesa a tre non è andata male né sabato scorso con la Juve né in Coppa Italia contro il Napoli. Tre indizi fanno una prova: il modulo dovrebbe essere quello, a centrocampo Cavanda tornerà a destra visto il rientro di Lulic e l’assenza di Konko. In mezzo, ancora Biglia e Ledesma: se la cessione di Hernanes fosse arrivata un paio di mesi fa, in piena incompatibilità tra i due argentini, Reja avrebbe avuto un problema in più, anche psicologico. Ora che le azioni di Lucas e Cristian sono in rialzo, meglio così, con Gonzalez e Onazi pronti a dare una variante qualora si tornasse al centrocampo con tre centrali.
Occasione Keita
Contro la Juventus, dietro Klose, c’erano Candreva e Hernanes: il Profeta è partito, nei minuti finali (al posto dell’azzurro) era entrato Keita, che per poco non ci lasciava il segno. Può essere davvero arrivato il suo momento, senza più pause: Felipe Anderson è un fiore che non sboccia, Ederson ha finito la stagione in anticipo. Resta la carta della speranza, dei tifosi feriti dal mercato e di tutta la Lazio. Proprio un girone fa, contro il Chievo, Keita giocò i suoi primi minuti in Serie A: in 4 mesi e mezzo è cresciuto e maturato. Anche grazie ai consigli di Klose, recuperato pure lui per domani, a differenza di Helder Postiga, arrivato a Roma con una contrattura al polpaccio. Per pensare al modulo a due punte, ci sarà tempo. Dove probabilmente giocherà Keita, avrebbe giocato anche Biabiany, ma niente da fare.





A certi articoli manca la musichetta di Benny Hill .
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Offline DinoRaggio

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Re:Rassegna stampa 1.2.2014
« Risposta #2 : Sabato 1 Febbraio 2014, 08:42:01 »
Grazie Matita.

In queste situazioni di mercato, come direbbe il saggio franz_kappa, meglio attenersi ai fatti. I retroscena ognuno li può immaginare a modo suo, dal tifoso al giornalista.
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

Offline carpelo

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Re:Rassegna stampa 1.2.2014
« Risposta #3 : Sabato 1 Febbraio 2014, 10:30:59 »
Mi pare di capire che avremmo reinvestito circa metà dei soldi presi con Hernanes per acquistare Biabany ("Lotito aveva raggiunto un accordo per la metà del Parma a 4,5 milioni").
Alla fine possiamo dire che la tragica sessione di calciomercato è finita benissimo, grazie a Biabany!

Offline Fulcanelli

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Re:Rassegna stampa 1.2.2014
« Risposta #4 : Sabato 1 Febbraio 2014, 12:58:13 »
Mi pare di capire che avremmo reinvestito circa metà dei soldi presi con Hernanes per acquistare Biabany ("Lotito aveva raggiunto un accordo per la metà del Parma a 4,5 milioni").
Alla fine possiamo dire che la tragica sessione di calciomercato è finita benissimo, grazie a Biabany!

In effetti sarebbe stato pazzesco Biabany valutato 9 milioni.
Quanto agli articoli citati, mi sembra che ai firmatari sia sfuggito (spero solo leggerezza di pensiero e non allineamento ai dettati di Formello) il nocciolo della questione. Ovvero: sai che devi cedere Hernanes per evitare di perderlo per fine contratto. OK. Ci hai pensato per più mesi Ma perché non hai pensato in quei mesi a come usare una parte di quei soldi per coprire i 2 buchi più evidenti della rosa? Fosse stato fatto, oggi solo i malfidati spernacchierebbero Lotito. Invece, ecco il tentato sperpero per Biabany, un giocatore e un ruolo che non erano emergenza. Lotito e Tare hanno mostrato di essere o tanto sprovveduti o tanto paraculi (si è già vista la sceneggiata della toppa sfumata al suono della campanella, e quindi "ho provato a reinvestire ma non ho fatto in tempo"). 

Offline carpelo

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Re:Rassegna stampa 1.2.2014
« Risposta #5 : Sabato 1 Febbraio 2014, 13:50:14 »
:) Però, si fosse trattato di sceneggiata, potevano almeno scegliere un nome decente per farci mandare giù la pillola.
Invece no, Biabany, Giovinco.
Bah!

Offline cuchillo

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Re:Rassegna stampa 1.2.2014
« Risposta #6 : Sabato 1 Febbraio 2014, 14:53:54 »
:) Però, si fosse trattato di sceneggiata, potevano almeno scegliere un nome decente per farci mandare giù la pillola.
Invece no, Biabany, Giovinco.
Bah!

Applausi.
Invidio tanto Massaccesi. Ossia Jooooooe D'Amato.

Offline Eagles71

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Re:Rassegna stampa 1.2.2014
« Risposta #7 : Sabato 1 Febbraio 2014, 14:58:23 »
In effetti sarebbe stato pazzesco Biabany valutato 9 milioni.
Quanto agli articoli citati, mi sembra che ai firmatari sia sfuggito (spero solo leggerezza di pensiero e non allineamento ai dettati di Formello) il nocciolo della questione. Ovvero: sai che devi cedere Hernanes per evitare di perderlo per fine contratto. OK. Ci hai pensato per più mesi Ma perché non hai pensato in quei mesi a come usare una parte di quei soldi per coprire i 2 buchi più evidenti della rosa? Fosse stato fatto, oggi solo i malfidati spernacchierebbero Lotito. Invece, ecco il tentato sperpero per Biabany, un giocatore e un ruolo che non erano emergenza. Lotito e Tare hanno mostrato di essere o tanto sprovveduti o tanto paraculi (si è già vista la sceneggiata della toppa sfumata al suono della campanella, e quindi "ho provato a reinvestire ma non ho fatto in tempo").

100%

inadeguati o in malafede sempre a capocchi stai, e intanto dellà te stanno a perculà come non mai...
il razzismo ci fa schifo, Forza Lazio è il nostro tifo!

borgorosso

Re:Rassegna stampa 1.2.2014
« Risposta #8 : Sabato 1 Febbraio 2014, 14:59:56 »
100%

inadeguati o in malafede sempre a capocchi stai, e intanto dellà te stanno a perculà come non mai...

c'hanno ragione e fanno bene.
ma andassero a fanculo anche loro.

geddy

Re:Rassegna stampa 1.2.2014
« Risposta #9 : Sabato 1 Febbraio 2014, 15:06:07 »
Michele PlastinoCaro direttore,
approfitto dello spazio che mi concede per esternare qualcosa che arriva dal profondo del mio cuore. Racconto calcio da tanti anni, con passione. Racconto Lazio, con amore. La Lazio fa parte di me così come per migliaia di appassionati. E’ con me da quando ero bambino, colonna sonora del film della mia vita. Non andavo ancora a scuola quando papà mi portò a vedere un Lazio-Roma del campionato riserve. Si giocava nel nuovissimo Olimpico e la Lazio perse 7 a 1. Con quella sofferenza e delusione nacque il mio amore per i colori biancocelesti. Perché chi è laziale ha nel Dna il disagio delle avversità e l’amarezza dei dolori, ma la forza della speranza nell’attesa del sole dopo una tempesta.
Ultimamente ho provato la tristezza del disamore e con me tanti altri. Un giorno Pasolini scrisse e descrisse il disamore per troppo amore e questa è la fotografia di questo momento. Non sono né la questione di Hernanes, né i risultati la causa di tutto questo. Il laziale non si riconosce in chi la rappresenta. Il presidente Lotito ha un carattere roccioso teso alla sfida continua con giocatori, allenatori e tifosi. Ognuno ha il diritto di gestire la propria azienda come vuole, a volte anche con rigidità. Ma una squadra di calcio è una azienda atipica, composta sì da professionisti, numeri, conti, gestione amministrativa, ma non può fare a meno dei sentimenti. Senza l’amore dei tifosi una società di calcio non vive. E’ una macchina senza benzina, una pianta senza linfa. Una società di serie A non può avere una curva autochiusa, unica al mondo. E la curva si chiama Maestrelli. Un uomo d’amore, un passato che il laziale non vuole dimenticare. Il laziale vive della sua storia, fatta di successi, ma anche di dignitose sconfitte e tanti dolori. Ma è la sua appassionata storia. Tutto questo non può né deve essere cancellato.
Caro direttore, promuova un incontro, se può, del presidente con giornalisti e comunicatori che trattano Lazio. Che si chieda a Lotito un profondo cambiamento o, ancor meglio, molto meglio una disponibilità a trattare una eventuale cessione a cifre accettabili ma che comunque lo soddisfino, con un adeguato profitto finale. Un augurio signorile, come l’essere laziale impone. Caro direttore, le chiedo un summit d’amore. Per una volta non sia una sfida, ma un gesto per ridare anima alla nostra cara Lazio. Solo con questo si potrà mitigare la rabbia e l’esasperazione del momento che sono sempre elementi pericolosi per una violenta strumentalizzazione. Forza Lazio, la Nostra Lazio. Grazie di cuore.


Mi sono commosso.