Autore Topic: Finalmente il messaggio di fine anno che volevo sentire!  (Letto 624 volte)

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Offline Frusta

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Finalmente il messaggio di fine anno che volevo sentire!
« : Giovedì 2 Gennaio 2014, 01:21:21 »
Non so voi ma io ieri sera Napolitano me lo sono visto.
Egli ho sentito dire esattamente quello che avrei voluto sentirmi dire.

“L’anno che sta per terminare è stato tra i più pesanti e inquieti che l’Italia ha vissuto da quando è diventata Repubblica …" 

-ma qui, lo confesso, ho avuto un principio di abbiocco- 

… ed il prossimo lo vedo pure peggio, ma mai quanto quello successivo.
E vado a spiegarvi il perché.
Come tutti voi dovreste aver saputo, la BCE, nel dicembre del 2011 e nel febbraio 2012, ha lanciato due massicce operazioni di rifinanziamento a lungo termine per un totale di 1.040 miliardi in favore di circa 800 banche europee (alle banche italiane ne sono toccati 239), ottenendo come garanzia  un collaterale di titoli molto ampio (i curiosi possono andare a scaricarselo qui http://24o.it/links/?uri=http://www.ecb.europa.eu/paym/coll/assets/html/list.en.html&from= ) moltissimi dei quali  nei due anni appena strascorsi hanno perso percentuali enormi di valore, al punto da essere considerati oggi poco più che titoli-spazzatura.
(Guardate quel che riguarda noi, per esempio: http://www.ecb.europa.eu/paym/coll/assets/html/dla/EA/ea_it_131220.txt  ci sono anche alcuni pezzi pregiati, come titoli industriali tipo Eni, ma il grosso è rappresentato da titoli di stato "Central government: Italian Republic IRIT" e poi banche, banche, e ancora banche..!)
Potrei tediarvi, cari ed amati concittadini, soffermandomi sul fatto che la BCE abbia di fatto stampato denaro prestandolo ad un costo molto inferiore a quello del periodo e fungendo da prestatore di ultima istanza http://it.wikipedia.org/wiki/Prestatore_di_ultima_istanza a banche molto indebitate che lo hanno usato per comprare debito pubblico, facendo scendere lo spread sino a 200 punti (che non sono una bella cosa, ma dopo una tumore una polmonite doppia sembra quasi rilassante) ma non lo faccio, perché preferisco stringere ed arrivare al dunque: indirettamente la BCE, visto che quei soldi hanno finanziato debito pubblico, ha prestato soldi agli Stati.
Il che, di per sé, non sarebbe stata nemmeno una operazione esageratamente aberrante, dal momento che, nelle intenzioni, serviva essenzialmente agli Stati per respirare e prendere un po’ di tempo (sappiamo che quel tempo sarebbe uscito tutto dalle vostre tasche, dato che le banche pagano l' 1% alla BCE e in cambio ricevono dal 3% al 6%,  ma meglio che affogare subito…), se non ci fosse stato il fatto che i prestiti hanno il brutto vizio di scadere.
Ed allora, amatissimi italiani, andiamo un po’ ad esaminare cosa succederà alla scadenza di questo prestito.
Che durava tre anni.
E che doveva permettere agli Stati, e soprattutto ai PIIGS (Portogallo Italia Irlanda Grecia Spagna), di darsi le riforme necessarie per rientrare di quel debito.
Considerato che l’Irlanda e la Spagna lo hanno fatto e la Grecia (recalcitrando e con enormi sacrifici) lo sta facendo, cosa abbiamo riformato noi negli ultimi due anni?
Lo ammetto serenamente: niente.
Ci siamo solo adoperati (frugandovi in tasca) quel tanto che bastava per avere dell’ avanzo con cui dare una parvenza di credibilità al bilancio e con cui comperare i titoli di un’asta pubblica (tanto per reggere una o due aste di btp, eh?) nel caso salissero troppo di interessi.
Ma il debito sta per scadere: la prima trance il 22 dicembre 2014 e la seconda il primo marzo 2015, ed in quei tre mesi 1.040 miliardi di debito pubblico verranno venduti (di cui quasi 400 posseduti dalle banche italiane) e quel che potrà succedere, adorati concittadini, non sono in condizioni di prevederlo. 
E inviterei chi spera in un nuovo rifinanziamento a lungo termine da parte della BCE a non contarci troppo, stante l’abisso in cui sono caduti gli asset precedentemente dati in garanzia,  quindi non mi resta che prendere insieme a voi tristemente consapevolezza che dei tre anni di tempo che avevamo ce ne resta soltanto uno.
Purtroppo gli altri due li abbiamo sprecati a discutere di quant’è brutta sta legge elettorale, di Renzi, di quanto siano state strafighe stavolta le primarie, di Grillo, di Civati che invece rappresenta la sinistra e di Cuperlo che invece di più, di come russa bene Crimi, delle mignotterie di Berlusconi e di altre stronzatelle se possibile più sceme di queste.
Emmò ce ne resta solo uno. Anzi, pure meno, dal momento che e che le banche inizieranno a vendere in anticipo per non far scoppiare la bolla mentre ce l'hanno in mano.
Quindi preparatevi a porgere la giugulare.
Comunque nell'anno (che poi manco sarebbe un anno intero) che ci resta, per fare le riforme necessarie per provare a stare al livello degli altri vi prometto che mi impegnerò per far si che:
1)vengano aperti gli occhi gli occhi sull’inefficienza del nostro sistema fiscale  (normalmente chiamata evasione per far credere che il problema stia dall'altra parte) per riformarlo radicalmente.
2) vengano aperti gli occhi gli occhi sull’inefficienza del nostro sistema creditizio. Ai grandi marchi dal brand consolidato l'ossigeno bene o male arriva, ma i piccoli stanno morendo asfissiati giorno per giorno: le eccellenze danno migliaia di posti di lavoro, non milioni, e i milioni di posti persi non venivano dalle eccellenze, ma dalle mediocrità.
3)venga incentivata la grande distribuzione: i nostri concorrenti stranieri sono in grado di far arrivare qui da noi qualsiasi quantità di prodotti alimentari a prezzo da discount. Qui ci sono Coop, Esselunga e Conad. Nessuna delle quali internazionale.
4) Venga condotta una lotta feroce alla corruzione.
Ce la faremo, italiani cari? Io ci vorrei provare, anche se qualche dubbio sul fatto che ci si possa riuscire più o meno ce l’ho.
E perdonatemi un’altra piccola postilla.
Nel 2015 finisce il sistema delle quote agricole, quello che i forconi e i leghisti odiano tanto, ed ogni paese sarà libero di coltivare quanta roba vuole e di immetterla nel mercato unico.
Edèassolutamente necessario che siate consapevoli del fatto che senza le riforme di cui sopra l’agroalimentare italiano non sopravviverà.
Non con il nostro sistema di credito.
Non con il nostro sistema di distribuzione.
Non con una pressione fiscale di gran lunga superiore a quella francese, spagnola o tedesca.
Non con la logistica ed i trasporti che nelle nazioni concorrenti risultano più efficienti e sviluppati proprio attorno alle regioni agricole mentre il nostro sud è rimasto ai tempi de Peppe er carettiere.
Non (eccoci arrivati al punto 4) se nei paesi concorrenti per un contadino raddoppiare stalle e trattori non comporta nessuna burocrazia o permesso. O tangente. 
E scusatemi, infine, italiani, se per la prima volta nel mio ottennato non parlo di ripresa; mi sono stufato di ripetere per l’ottava volta la recita del Presidente ottimista e benevolmente paterno.   
In chi parla di ripresa vedo solo uno sciocco, irresponsabile ottimista temporeggiatore. O un imbroglione.
Auguri.”


Poi mi sono svegliato, deve essere partito il primo tappo di spumante.
Lazio, ti amo con tutta la feniletilamina, l’ossitocina, la dopamina e la serotonina che mi circolano nel cervello, che rendono il mio pensiero poco logico e che mi procurano strane sensazioni in tutta l’anatomia e battiti sconclusionati nell’organo principale del mio apparato circolatorio.