Una cosa non mi sarei aspettato da lui: la continuità in fase realizzativa.
Pensavo più a prodezze da copertina, ma centellinate con la sua proverbiale discontinuità.
Un capolavoro di Conte e, beninteso, della ferrea organizzazione societaria senza la quale qualsiasi spogliatoio lo espellerebbe come una tossina.
Tévez e Higuaín hanno in comune il fatto di aver fuso qualità indubbie con una chimica ambientale assai favorevole, che li ha trasformati in veri trascinatori.
Uno spettacolo piacevole, ma al tempo stesso indice del baratro qualitativo in cui è precipitato il nostro calcio.
Per motivi culturali, molto prima che economici, legati a una crasi fra il peggio dell'italianismo e il peggio del sacchismo: in concreto non si lavora sulla tecnica e sulla qualità, ma si insegna quasi esclusivamente a distruggere.
E anche male, a giudicare dal livello dei difensori.