Autore Topic: Laziomania: questo Benevento ci sia da lezione  (Letto 541 volte)

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Laziomania: questo Benevento ci sia da lezione
« : Lunedì 19 Aprile 2021, 10:00:16 »
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di Luca Capriotti

Allora, la Lazio vince, la Roma perde, per il tifoso semplice è tutto, grazie. Purtroppo mi si richiede maggior complessità, e socraticamente non so bene cosa dire su Lazio-Benevento. Non so bene come vederla: chiaramente i 3 punti continuano ad essere una manna, in un momento delicatissimo e complesso. Il punto di partenza è questo: la Lazio ottiene un'altra vittoria soffrendo terribilmente. Si tiene vicina alla zona Champions League, allontana la Roma, mette giù un primo tempo sereno, forte, giocato bene. Poi è successo di tutto: comincia una sequela tragica di episodi, arbitro che va al VAR, ci va ancora, e ancora. E il Benevento rientra in partita, in quello spazio indefinito tra le nostre coronarie e un groppo in gola. Sempre lo stesso, oramai la chiamiamo per nome questa specie di angoscia che ci prende quando la Lazio si piccona a poco a poco, si dimentica di giocare a calcio, di essere viva. E poi alla fine segna, ma non è solo una vittoria, questi sono i dolori del parto.

IMMOBILE FINALMENTE - Questa partita ci ha regalato il ritorno al gol di Immobile, decisivo e fondamentale. Poteva risparmiarci un calvario, si è fatto parare il rigore da Montipó ma ha anche chiuso il match 30 secondi prima. Era meglio 30 minuti prima, ma accogliamo con gioia il suo ritorno alla rete, nota positiva di un primo tempo molto buono, di un secondo molto angoscioso. Gioia e dolore di ogni allenatore di Fantacalcio, questo Ciro, questa Lazio. Immobile, finalmente.

MURIQI FATALMENTE - Muriqi è riuscito ad entrare peggio di un Correa qualunque. Ha aiutato un pochetto in difesa (ma quasi niente dai) Tare ha speso soldi prima e belle parole di recente su di lui, grazie Igli amiamo la tua coerenza, molto meno la grande difficoltà del nostro di stoppare un qualsivoglia pallone, aiutare in qualche modo la squadra. Non voglio prendermela con lui, ma non è colpa mia se l'hanno pagato così tanto.

MA PEGGIO GLI ALTRI - Una parentesi doverosa, ma non è lui nel mirino oggi. Vorrei sottolineare che è tutta la squadra ad aver abbassato non solo il baricentro, non solo i nostri battiti, ma in generale la percezione di essere squadra, di essere viva, di avere una qualche nozione di sport e calcio. Non è colpa di Muriqi se questa domenica pomeriggio l'abbiamo passata in questo modo così strano, perverso, ansiogeno. Più questa corsa Champions rimane, più mi si forma in testa l'idea che questo gruppo l'anno prossimo abbia veramente bisogno di qualcosa a livello di carattere, testa, forza mentale. Questa squadra ha un gap strutturale - dalla panchina non entrano REALI alternative - ma anche mentale. Alterna prove di estrema capacità di recupero e di tensione massima fino all'ultimo secondo - la zona Caicedo - a momenti di totale scollamento dal gioco del calcio. E non è colpa di Muriqi: se tutti smettono di giocare a calcio, non ci si può aspettare che lo faccia chi ancora non ha cominciato. 

ANSIA DA VAR - L'ansia che riesce ad inocularmi il Var poi non ne parliamo. Non conta più per me se sia a favore o contro, ma queste interruzioni mi cagionano battiti accelerati, voglia di spegnere la TV e una certa propensione a foraggiare un team di psicoterapeuti. Quando l'arbitro si trova davanti a quello schermo mi sento comunque colpevole, in qualche modo in fallo, come se fosse colpa mia. E tutto questo robusto utilizzo di Lazio-Benevento forse lo smaltiró a fine campionato. Ma sospetto che, da qui alla fine della stagione, avremo molti motivi per viverla così, in questa maniera serena. Con la serenità del condannato al Var.

PER FORTUNA CI SONO I COSPIRATORI -
In una corsa Champions così serrata, è una fortuna che ci allietano le notizie delle cospirazioni dei Bruto e dei Cassio contro la Uefa. Qualcuno fa notare che, altro che valori del calcio: qui è money contro money, ovviamente. Ciò non toglie che le elite del calcio fanno quello che gli riesce meglio: salvarsi le terga elevandosi ancora più in alto, irraggiungibili e infischiandosene dei mediocri appassionati. Se vi piace tanto il modello NBA, consiglio vivamente di rivolgersi al basket. Detto ciò, per quanto io trovi detestabile pretesa dei club nostrani e d'Europa, e avrei un piacere perverso nel vederli precipitare in pesanti squalifiche, d'altro canto la Uefa negli anni è stata debole, succube, gli ha permesso, ha concesso, si è prostrata ai piedi di imprenditori, sceicchi, magnati, russi, Qatar e affini. A furia di presentarsi debole e manovrabile, non ci si deve sorprendere che alla fine sia stata manovrata a dovere, spremuta, e ora gettata via. Ha ragione il signor Neville: questi non hanno nulla a che fare con il calcio. Ma ce ne siamo accorti troppo tardi, è già successo praticamente, e agitare squalifiche non credo che aiuterà la situazione. 

LEZIONE - Ma torniamo a Lazio-Benevento. Questa partita può essere una lezione? La Lazio ha il merito di continuare a crederci, insegue tante competitor, approfitta del passo falso Juve, insegue l'Atalanta, non c'è margine di errore, il Napoli stesso - prossimo avversario - ha dimostrato di essere ancora forte, viva, in tensione. E nemmeno margine di un altro secondo tempo così duro. Siamo in un momento in cui siamo la nostra stessa lezione: questa squadra può fare, picconarsi, rifare, correre e fermarsi. Può fare tutto da sola, sulle sue forze e sulla sua anima. Perderla e vincerla, arrivare in Champions o farsela soffiare. È una cosa genetica, è una cosa di questo gruppo, è una punizione e una gioia e una liberazione. È la squadra che i tifosi della Lazio hanno scelto, si vede che ce la meritiamo.

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