Autore Topic: Ultimatum a Petkovic, Lotito: squadra ferma dopo la vittoria di Coppa Italia  (Letto 621 volte)

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di Daniele Magliocchetti
ROMA Una posizione delicata. Un filo sottile. Per adesso abbastanza resistente, ma potrebbe assottigliarsi sempre di più. Il rapporto tra Petkovic e la Lazio non è più saldo e robusto come un anno fa. E questo è un dato di fatto. Per il momento l’allenatore resta in sella e proverà a dare la scossa necessaria per far riprendere la squadra. Tanto rumore per nulla, dunque? Non proprio. La sconfitta con l’Atalanta brucia e ha di nuovo riaperto la crepa che si era creata subito dopo il pareggio con il Sassuolo. Ora il compito della società è che non diventi una voragine. Il rischio è alto. L’andamento di Hernanes e compagni preoccupa Lotito. Che è furibondo con i giocatori, ma al tempo stesso vigile sulla situazione dell’allenatore. Nonostante le dichiarazioni di rito, il feeling con il tecnico di Sarajevo è un vero e proprio saliscendi. Una montagna russa, per intenderci. Già dalla pesante sconfitta con la Juve in Supercoppa sono cominciate le prime severe riflessioni della società nei confronti del tecnico. Che rispetto all’anno scorso è completamente trasformato. Un altro. Da sereno, pacato e quasi sempre sorridente a confuso, insicuro e nervoso, soprattutto nei confronti delle critiche e a volte pure nello spogliatoio. C’è la sensazione che Petko, visti i risultati ottenuti al suo primo anno nella capitale, con la storica conquista della Coppa Italia, si senta troppo più bravo rispetto alla realtà laziale. La colpa maggiore che gli viene attribuita è il non esser stato capace di stimolare di nuovo il gruppo dopo la vittoria sulla Roma.
IL CONFRONTO
Elementi che non fanno presagire niente di buono. Per questo oggi Lotito andrà a Formello per rimbrottare la squadra, ma anche per incontrare l’allenatore. Lo vuole guardare negli occhi e capire se ha ancora la situazione sotto controllo. Il campo sembrerebbe dire il contrario, visto che solo nell’ultima partita a Bergamo Petko è riuscito a cambiare per ben tre volte l’assetto tattico, senza portare a nulla e mandando in confusione più di qualche giocatore. Non solo. La squadra non gioca più come sapeva fare e quel che più mette ansia con poca cattiveria e poca convinzione, anche questa una responsabilità di chi guida i giocatori. Per il patron lo svizzero non è in discussione, l’ha anche ribadito domenica sera dopo la partita e pure ieri mentre era in Lega, ma al tempo stesso deve fare i conti con un momento delicato. Sembra quasi di rivivere il periodo di Ballardini, quando si è trascinata una situazione per troppo tempo. Basti pensare che un anno fa esatto, il 20 ottobre del 2012, la Lazio batteva il Milan per 3-2 e rispetto alla classifica attuale aveva sette punti in più e un entusiasmo contagioso. I dirigenti vorrebbero rivedere quella Lazio, almeno in parte. Certo è che se nelle prossime partite, soprattutto le due con l’Apollon e con il Cagliari, le cose dovessero restare così o peggiorare, allora partirà il timer. Di nomi ne girano già diversi, come Reja e la suggestiva new-entry Di Matteo.
IL TRACOLLO
Che la discesa dei biancocelesti sia inarrestabile lo sostengono i numeri. Nelle ventisette partite giocate nel 2013, la Lazio ha ottenuto appena nove vittorie, subendo dodici sconfitte e sei pareggi. Degli ottantuno punti a disposizione, la formazione allenata da Petko ne ha conquistati solo trentatrè. Una disastrosa media di 1,2 punti a partita. Uno score da serie B. Senza pensare poi alle 14 gare lontano dall’Olimpico: 1 vittoria, 9 sconfitte e 4 pareggi. Un vero incubo. La scossa è necessaria.

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