"Con questa norma le società sono ostaggio degli ultrà, che possono far chiudere lo stadio facendo 50 cori". Lo ha detto il presidente della Lazio Claudio Lotito a Radio 24 parlando delle norme che regolano, nel calcio, la discriminazione territoriale e razziale e che stanno portando, di giornata in giornata, alla chiusura di alcune curve. "Se un settore di migliaia di persone assume un comportamento di un certo tipo è giusto che vada censurato - spiega il numero uno del club biancoceleste - Ma 20 o 30 persone non rappresentano la tifoseria: bisogna distinguere i tifosi-delinquenti dai delinquenti-tifosi. Nelle curve, attraverso la tifoseria organizzata, si compiono atti di delinquenza. Queste gente, che passa dallo stadio alla strada, è la stessa che si trova nei cortei anti-Tav o contro la scuola e non hanno nulla a che vedere col tifo. La norma sulla discriminazione territoriale così com'è stata impostata fa solo danni, è un boomerang".
NESSUNA DIFESA — Come Lazio, ha ricordato Lotito, "abbiamo un rapporto di collaborazione 24 ore su 24 con le forze dell'ordine, un'azione di prevenzione nelle scuole e negli ospedali, un sacco d'iniziative come la maglia "No Racism", ma non è che posso mettere un poliziotto al fianco di ogni spettatore per registrarlo con un microfono: 'Scusa cos'hai detto?'. Non possiamo vietare ai tifosi di proferire parola. Oggi le società non hanno i mezzi per prevenire il fenomeno".
PUNTURA A PLATINI — "La Figc - prosegue Lotito - è una delle federazioni più importanti della Uefa dove il nostro rappresentante, Giancarlo Abete, è il vice-presidente. Bisogna che il presidente Platini capisca queste situazioni. Non è che Platini è diventato il vangelo, bisogna adattare le norme agli usi e costumi dell'ambiente". Il numero uno del club biancoceleste poi torna sulla squalifica dello stadio Olimpico per la prossima partita di Europa League con l'Apollon: "Con il termine razzista oggi viene inglobata una serie di comportamenti maleducati e campanilistici. Nel caso della Lazio la Uefa ha chiuso tutto lo stadio perchè alcuni spettatori della curva intonavano il coro "polacchi puzzate di cioccolata" (slavo puzzi di m..., ndr) dopo che i polacchi hanno messo a ferro e fuoco la città: al Legia Varsavia non è successo niente, alla Lazio hanno chiuso lo stadio. E questi cori da chi sono stati rilevati? Nè dalle forza dell'ordine, nè dall'arbitro, nè dal delegato Uefa ma dai rappresentanti di un'associazione chiamata Fare (Football against racism in Europe). Ma chi dice che le rilevazioni del Fare sono tali da giustificare la chiusura dello stadio? È la devianza di questo sistema".
Avrei parecchi commenti da esprimere, ma mi fermo qui. Sfruttare una battaglia giusta per secondi fini, però, è proprio l'impressione che da. Una delle peggiori uscite in assoluto del pres.