Vittoria meritata dello Zambia in un torneo dalla modestia tecnica imbarazzante sia sul piano della qualità sia su quello della manovra, a tratti quasi a tamburello.
A proposito dei freschi trionfatori, è il caso di ricordare come gran parte del tragitto che li ha portati a simili livelli sia stato compiuto da un allenatore italiano: Dario Bonetti, esonerato senza una plausibile ragione tecnica dopo aver centrato la qualificazione alla fase finale.
La sua vicenda ricorda quella di Romano Matté, tecnico con buona esperienza nella nostra terza serie che sbarcò una decina di anni fa in Mali alla guida della Nazionale locale.
L'ottimo impatto con l'ambiente e il lavoro svolto sull'attività calcistica nel suo insieme portarono un decisivo salto di qualità, grazie al quale le Aquile - semifinaliste anche in questa edizione - sono passate nella parte sinistra della graduatoria fra le rappresentative del Continente Nero.
Il ringraziamento? Un esonero, comunicatogli dai dirigenti locali quasi con le lacrime agli occhi e con l'ammissione di essere stati praticamente costretti a un provvedimento così assurdo.
La ragione va cercata in un paese (rigorosamente con la minuscola) confinante, ma non col Mali.
In Francia, infatti, l'assegnazione delle panchine nei club viene gestita all'interno di una sorta di circuito chiuso.
A chi non ne fa parte non rimane che cercare lavoro all'estero, ma non per questo viene abbandonato a sé stesso: ci pensa la Federazione a trovargli il posto, imponendone la presenza altrove.
Ovvio che a farne le spese come ufficio di collocamento passivo siano soprattutto le ex (?) colonie, l'Africa in generale e qualunque altro angolo del pianeta in cui tale marciume riesca a mettere radici.
Ci hanno provato anche in Georgia, col risultato di scatenare un tifo sfegatato pro-Azzurri nella finale del 2006: a Tbilisi era bastato assaggiare un paio di loro raccomandati, per non parlare di certi loro ben noti atteggiamenti, per trasformare lo scetticismo in qualcosa di prossimo all'odio.
Ora, da chi è stato immeritatamente sostituito Dario Bonetti? Neanche a farlo apposta da un francese, tale Hervé Renard, al quale era subentrato e che ora gode da vincitore i frutti del lavoro altrui.
La merde de Paris, come sempre.