(Corriere della Sera ed. Roma)
Klose leader spiega alla Lazio come si vince Più della tecnica e della condizione atletica, in una finale conta saper vincere, solo quello. E chi meglio di Miro Klose può insegnare a farlo? Il derby è la partita dell’anno, contiene accesso all’Europa e supremazia cittadina, strategie future e tranquillità ambientale, dentro c’è tutto. L’avversario è la Roma, ma il nemico della Lazio è soprattutto la paura di vincere, il famoso «braccino» corto del tennista. E Petkovic ha chiesto a Miro di dare lezione alla squadra, di spiegare ai compagni (e forse anche a lui) come si fa a superare la tensione, ad incanalarla invece nel furore agonistico necessario a conquistare una vittoria storica quanto vitale. Così, nell’eremo di Norcia, di giorno si allenano i muscoli e di sera tutti nei salotti dell’hotel Salicone ad ascoltare le avventure di Miro il Grande, altro che psicologo e psicologo. Finali su finali, in Champions come ai Mondiali, il tedesco sa come si affrontano questo tipo di partite, è l’unico biancoceleste a cui non tremano i polsi. Si sa, è di ghiaccio e se n’è avuto più di un assaggio da quando è arrivato alla Lazio, due anni fa. Allora il derby era il tabù di Reja, grazie a Klose è diventato il terrore della Roma: quattro partite, tre vittorie ed un pari, l’ultimo, che si spiega con le condizioni approssimative del tedesco, imballato e fuori forma per colpa dell’infortunio al ginocchio. Perché negli altri tre derby Klose è stato sempre decisivo, con un gol al 93’ che ancora mette i brividi, con una rete sotto il diluvio alla prima stracittadina di Petkovic e con un rigore più espulsione con cui Miro ha gabbato Stekelenburg e i giallorossi. Il quinto è il derby più importante e Miro deve ancora rompere il ghiaccio in Coppa Italia, competizione nella quale non ha mai segnato, uno stimolo in più. È l’ultima frontiera per salvare la stagione della sua Lazio, poi, da lunedì, il tedesco sarà in nazionale ad inseguire la leggenda Gerd Muller: gli manca una rete per raggiungerlo. Ma prima la Roma. Del resto Floccari è bello ma non balla, su Kozak meglio non contare: la Lazio e «Petko» sono ai piedi di Klose. Come sempre. (Andrea Arzilli)
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