Fortitudo, niente radiazione Giocherà in prima divisione
La squadra di Bologna, campione d'Italia appena cinque anni fa, estromessa dai campionati nazionali per la grave situazione debitoria. Out anche Vigevano. In Legadue ripescate Forlì e San Severo
di DIEGO COSTA
BOLOGNA - Non c'è stata la radiazione, per la Fortitudo basket Bologna. E non è detto che sia il male minore. Dopo la decisione della Comtec che ha bocciato i conti della società escludendola, per il secondo anno consecutivo - stavolta dopo una promozione conseguita sul campo - dalla LegaDue, oggi la Federazione ha costretto la società bolognese a ripartire dalla Prima divisione regionale (stessa sorte è toccata a Vigevano, al loro posto ripescate in Legadue Forlì e San Severo). Infliggendole il massimo della pena "tecnico" alla fine di una stagione per molti versi sconcertante. La "Effe" infatti, mai come in questo caso, sconta i peccati del suo presidente, Gilberto Sacrati, condannato oggi come ieri a rincorrere scadenze non rispettate, stipendi non versati, contratti non ottemperati. Perché sconcertante? Ma perché il primo dirigente è stato da tempo abbandonato. Dai tifosi, in primis, che da lunghi mesi lo hanno costretto a disertare il palasport; dalla squadra, in secundis, che proprio quando la stagione di A dilettanti entrava nel vivo, ha stilato un comunicato in cui annunciava di andare avanti solo per "spirito di corpo".
Quello stesso spirito di corpo che non è stato garanzia sufficiente dinanzi alla Federazione per rispettare il risultato sportivo; quello spirito di corpo che, cifre alla mano, conferiscono alla società ora sbattuta in fondo allo Stivale della palla a spicchi una media spettatori-incassi tra le più elevate d'Italia. Tutto inutile. La tifoseria ci ha provato, ha persino tentato di dare vita all'azionariato popolare, raccogliendo centinaia di migliaia di euro. Cifra impossibile da definire giuridicamente, in sede federale, evidentemente. Anche perché, di sicuro, non messa nelle mani bucate dell'attuale reggente societario. Mentre i giocatori ora saranno liberi di accasarsi dove preferiscono, i tifosi si spaccano: c'è chi ha da lungo tempo invocato il fallimento come unica via d'uscita, in uno sport dove il mercato dei titoli sportivi spinge in cima anche chi è finito all'inferno, in un battibaleno. Il calvario, invece, continua. Perché Sacrati resta inchiodato alle sue responsabilità, ai debiti da saldare, lui che ha messo in vendita il club a un euro, ma ben dopo la linea del traguardo sportivo della promozione. Avrebbe fatto bene dopo essersi distinto, un anno fa, come il presidente che ha firmato la doppia retrocessione, dalla A1 alla A dilettanti.
La storia del club più finalista degli anni '90, arrivato pochi anni fa al titolo di vicecampione d'Europa, comincia il suo declino allorché la bandiera Gianluca Basile, vinto lo scudetto a Milano (stagione 2004-2005), chiede di essere ceduto al Barcellona. Un anno ed è Seragnòli, il proprietario dei record, che si fa da parte. E' il primo segnale di un club "larger than life" come dicono gli inglesi. Arriva Martinelli, avventuriero abruzzese, l'uomo del fallimento a Roseto. Promette mari e monti, resta pochi mesi, se ne va dopo aver cacciato per bestemmia (!) il viceallenatore della Nazionale Frates ed essersi esibito in tagli a tutto spiano. Cede a Sacrati, immobiliarista... lo potete trovare seduto a molti tavolini dei bar più eleganti del centro. La gestione Martinelli è assai discutibile. Ma ha il pregio di "tagliare" una società troppo articolata (non ce ne voglia l'amico Pellacani... ma di un art director il basket può fare a meno). Bene, con Sacrati, sia pure con contratti a progetto, il club aumenta di dipendenti anziché mantenere un regime tornato sobrio. La disinvoltura con cui il presidente "esce la grana" fa persino pensare a "padrini" miliardari (come Consorte). Arrivano però secche smentite. E il pozzo-Sacrati si scopre che ha un fondo. Non prima di scelte scellerate, soprattutto il contratto al coach fantasma (cioè mai visto allenare a Bologna) l'israeliano Drucker.
Arrivano sponsor "finti", cioè marchi di persone che hanno la delega a trovare sponsor con i soldi. Non arriva invece "il parco delle stelle" avveniristica struttura sportiva ma non solo che Sacrati indica come l'oggetto per fare grande anche la Effe. Che, a un certo punto, diventa persino un "ramo d'azienda"...
Molte altre se ne potrebbero raccontare. Basti come chiosa, amarissima beffa, raccontare della vigilia dell'ultima stagione di A1. Quando in Lega si discusse sull'eventualità di disputare una stagione senza retrocessioni, indovinate quale fu la società ad opporsi... (17 luglio 2010)