Uno dei miei cineasti preferiti, da sempre.
Forse l'unico che abbia saputo coniugare l'impegno civile all'action movie, sempre con l'occhio attento alle legittime esigenze di cassetta, però.
Ho visto circa l'80% dei suoi film per il cinema (quelli per la televisione, manco li considero) e debbo dire che la maggior parte mi sono piaciuti.
Darei alle fiamme "Strega in amore", "Una ragazza piuttosto complicata" e "Perché si uccide un magistrato?" ma vi sono almeno una dozzina di titoli che a giusto titolo (scusate il bisticcio lessicale) sono (o dovrebbero diventare) patrimonio comune della cinematografia italiana.
Tra i film meno citati, menzionerei "Io ho paura", "L'istruttoria è chiusa: dimentichi" (con un grande Ferruccio De Ceresa) e "Confessione di un commissario di polizia al procuratore della Repubblica" che anticipò la stagione del poliziesco italiano poi definitivamente decollato due anni dopo grazie a Steno.
Quale film, in assoluto, più anarchico, citerei "Il sorriso del grande tentatore" con lo sfortunato Claudio Cassinelli, Glenda Jackson, Arnoldo Foà e la bellissima e conturbante Lisa Harrow. Visto da poco, oltretutto. Non un granché ma è comunque la testimonianza di un autore che ha cercato anche temi fastidiosi, pigiando, tuttavia, sul pedale del grottesco.