Quasi come il salto al fischio finale, con ricaduta su seggiolino scivoloso, volo a gambe all'aria che ha fatto girare tutti anche dalla Tevere e polso slogato. Sto tutto fasciato (addio tennis e Ruzzle per un po') ma con un sorriso da ebete che quanno me passa...
Oh, noooo!!!
Per ciò che mi riguarda, ripenso ora a quei sette minuti in cui è successo di tutto, una partita condensata in un tempo minuscolo, come un romanzo del Reader's Digest.
Io, da sola a casa con il mal di gola e probabilmente la febbre (ormai con i nuovi termometri senza mercurio è praticamente impossibile sapere la temperatura corporea, che se te la misuri dieci volte vengono dieci risultati diversi. Io ho rinunciato e vado a occhio
) e non allo stadio come sempre. Peccato...
Posso solo dire che quei sette minuti sono durati un'eternità, come tutto il secondo tempo, che sembrava non finire mai, con l'incidente di Hernanes letto anche negli occhi spauriti di Lulic che lo vedeva uscire in barella, la preoccupazione che aveva giustamente assorbito la nostra (i tifosi) e la loro (giocatori) attenzione, con la squadra che sentiva psicologicamente e tatticamente la perdita.
In quei sette minuti c'è stato di tutto, dalla paura, alla rassegnazione ai supplementari, alla felicità, al timore di una sconfitta, al terrore puro di una palla vista dentro e invece...
So solo che parlavo da sola e che ho urlato così tanto, di rabbia ma soprattutto di gioia, con la gola che già mi faceva male, da avere oggi una voce da basso.
E ancora un po' di febbre, suppongo
Ma che me ne importa?