Autore Topic: Chiedilo ar Matador  (Letto 940 volte)

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Offline DinoRaggio

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Chiedilo ar Matador
« : Martedì 22 Gennaio 2013, 09:18:31 »
Ovvero Tutto quello che avresti sempre voluto sapere sul calcio, ma non hai mai osato chiedere.
Oggi, la tua sete calcistica può essere dissetata, visto che su BC.org abbiamo la fortuna di avere un pozzo di scienza e conosc(i)enza calcistica come Er Matador.

Comincio io con uno stimolante argomento: Jugoslavia 1990, squadra ricchissima di individualità di alto spessore tecnico come Prosinecki, Savicevic, Suker, Boksic, per non parlare degl'immensi Stojkovic e Susic. Il cammino ad Italia '90 si fermò ai rigori contro l'Argentina, ultima occasione prima della disintegrazione territoriale jugoslava.
Che cosa mancò a quella generazione di campione per essere campioni? Solo la testa?
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

Offline Reflexblue

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Re:Chiedilo ar Matador
« Risposta #1 : Martedì 22 Gennaio 2013, 10:58:34 »
Ovvero Tutto quello che avresti sempre voluto sapere sul calcio, ma non hai mai osato chiedere.
Oggi, la tua sete calcistica può essere dissetata, visto che su BC.org abbiamo la fortuna di avere un pozzo di scienza e conosc(i)enza calcistica come Er Matador.

Comincio io con uno stimolante argomento: Jugoslavia 1990, squadra ricchissima di individualità di alto spessore tecnico come Prosinecki, Savicevic, Suker, Boksic, per non parlare degl'immensi Stojkovic e Susic. Il cammino ad Italia '90 si fermò ai rigori contro l'Argentina, ultima occasione prima della disintegrazione territoriale jugoslava.
Che cosa mancò a quella generazione di campione per essere campioni? Solo la testa?

Lo spogliatoio coeso, come direbbe il nostro presidente.  ;D
Però nei rigori c'è sempre una forte componente di casualità, insomma sono stati pure un po' sfigati in quell'occasione.

Offline cuchillo

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Re:Chiedilo ar Matador
« Risposta #2 : Martedì 22 Gennaio 2013, 12:36:02 »
Io, invece, al Matador chiederei di parlarmi un po' della Danimarca del periodo 1984-1992. Una squadra che ho molto amato.
Quando si dice che il calcio dà e toglie...La Danimarca fece un Europeo fantastico nel 1984 e un Mondiale, quello messicano, dove, accreditatasi quale una delle Nazionali possibili vincitrici del titolo per via - soprattutto - di un girone a punteggio pieno in cui ridicolizzò Uruguay e Germania Ovest, perse con una leggendaria débacle quell'incredibile ottavo di finale contro la Spagna.
La stessa Spagna che con un mezzo furtò li buttò fuori dall'Europeo transalpino di due anni prima.
Il calcio dà e toglie, dicevo, perché una Danimarca che oramai sembrava aver definitivamente chiuso un ciclo storico (dopo il brutto Europeo tedesco e dopo non essersi neppure qualificata ai Mondiali italiani) vinse, come ripescata, quell'incredibile Europeo in terra di Svezia con una formazione, obiettivamente, lontana anni luce da quel fantastico 11 di 8 anni prima.

Insomma, fu semplicemente la classica generazione di fenomeni (Elkjaer-Larsen, Olsen, Arnesen - che fenomeno! - Lerby, ovviamente Laudrup) o ci fu altro? Per esempio, un'organizzazione particolarmente efficace, dei metodi che consentivano di capitalizzare al massimo le competizioni nazionali, etc.?

Grazie.
 
Invidio tanto Massaccesi. Ossia Jooooooe D'Amato.

Offline Eagleman

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Re:Chiedilo ar Matador
« Risposta #3 : Martedì 22 Gennaio 2013, 13:22:43 »
er go de turone era bbono?  :)
9/01/1900  24/09/1958  12/05/1974  21/06/1987  19/05/1999  27/08/1999  14/05/2000  26/05/2013

Offline Er Matador

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Re:Chiedilo ar Matador
« Risposta #4 : Martedì 22 Gennaio 2013, 19:56:01 »
Addirittura la rubrica personalizzata?! 8) Spero di essere all'altezza, piuttosto...

Parto dalla domanda di DinoRaggio sulla Jugoslavia 1990: cosa le impedì non solo di arrivare più avanti, ma anche di opporre una resistenza un po' meno blanda ai tedeschi allora dell'Ovest (4-1 il finale nella gara di esordio per entrambe) e di procedere con un minimo di sicurezza?
Già, perché il risultato più significativo - il 2-1 ai supplementari contro la Spagna negli ottavi - dipese da una leggendaria doppietta di Stojković che vinse praticamente da solo.
Mentre i suoi compagni, letteralmente mangiati dal caldo bolognese, opponevano barricate allo sconclusionato assedio delle Furie Rosse.
Perché una cifra tecnica così modesta nonostante un potenziale tecnico impressionante (e mancava Boban, squalificato dopo gli incidenti di Dinamo Zagabria-Stella Rossa)?
Alcune concause:

1) lo spogliatoio, come ricordato da RB. Contrapposizioni etniche? No, quelle nel calcio - a parte il precedente di Zvone citato pocanzi - non sono mai arrivate.
Casomai furono i nazionalisti delle varie repubbliche, persino nella relativamente quieta Macedonia, a minacciare le federazioni locali se avessero concesso i giocatori a ciò che restava della Nazionale jugoslava.
Clan di altra natura? Nemmeno quelli, l'organizzazione necessaria per crearli e contrapporli era già troppa per quegli splendidi e folli solisti.
Personalismi forti, e con una quantità di galli nel pollaio superiore persino a certe storiche edizioni della Seleção: non la premessa migliore per formare una squadra, che infatti non fu mai tale fino in fondo

2) L'allenatore, categoria che, a differenza di quanto accaduto nel basket, non ha mai potuto contare su una scuola di successo.
Con un gruppo del genere non serviva un genio della strategia, che non avrebbe trovato seguito.
E neppure un Maestrelli, poiché si trattava di canalizzare contraddizioni e clamorosi alti e bassi, non tanto energie selvagge ma autentiche.
Chissà, forse ci sarebbe voluto un eretico di un'altra scuola calcistica, abbastanza matto per relazionarsi con quel contesto ma anche in grado di portarvi qualcosa di culturalmente complementare.
Non a caso, quanti fra quei campioni si sono confermati all'estero lo hanno fatto in Paesi con una mentalità piuttosto diversa in ambito pallonaro: ad esempio non nella Liga, troppo permissiva con chi gigioneggia palla al piede, ma in un campionato agli antipodi per cinismo tattico come il nostro.
Ivica Osim, pur tenendo conto delle non facili condizioni in cui si trovò a lavorare, non riuscì ad essere nulla di tutto questo, limitandosi a un grigio ruolo di selezionatore.
Dall'autogestione di fatto nello spogliatoio - che si trasformava in un caleidoscopio di autogestioni individuali - alle epurazioni che seguirono il disastroso debutto con la Germania Ovest, non vi fu mai il modo di creare un collettivo né in campo né fuori.
L'anarchia tattica era tale che le individualità, anziché trovare spazi incontrastati, vennero penalizzate: pagando, fra l'altro, lo scarso possesso palla che un centrocampo informe in fase di recupero palla riusciva a garantire

3) Il differente grado di maturità fra i singoli. A rileggerli nell'elenco siglato da DinoRaggio sembrerebbero costituire un undici di mostri, ma l'illusione ottica è generata dal fatto che i loro nomi evocano prodezze successive a quel Mundial.
Bokšić e Šuker, per dire, erano ventenni o poco più ancora lontani dai fasti di Francia '98 con la Croazia o da certe prestazioni dell'alieno in maglia biancoceleste

4) Lo squilibrio fra i reparti. Da metacampo in su si è detto; in difesa il teorico punto di forza era tale Predrag Spasić, passato alla storia per un demenziale autogol in un Clásico che lo spietato commento di Massimo Marianella e la riproposizione a Mai dire gol resero popolarissimo anche in Italia.
Se è vero che i tornei si vincono anche con la difesa, con quella difesa - sia per i singoli sia per concentrazione e atteggiamento tattico - anche Pelé e Garrincha si sarebbero trovati costretti agli straordinari

5) La discontinuità mentale. Prendiamo una Jugoslavia che ha vinto, la Stella Rossa della Coppa dei Campioni.
Nella semifinale d'andata a Monaco di Baviera la Crvena Zvezda fu semplicemente immensa; si dimostrò all'altezza anche al ritorno, pur ricordando che in quella gara - fra le più belle nella storia del calcio - le note epiche vennero soprattutto dall'infinito orgoglio con cui il Bayern compensò, sfiorando il colpaccio, l'evidente inferiorità tecnica.
Nell'atto conclusivo al San Nicola di Bari, Savićević e compagni si convinsero di essere più scarsi del forte ma non invincibile Marsiglia e improvvisarono un'assurda difesa a uomo con annesso catenaccio, che contribuì in maniera decisiva allo scempio di 120 minuti soporiferi.
Certi labirinti mentali hanno un loro fascino: ma se i tedeschi arrivano quasi sempre in fondo è perché, forse, nel calcio di alto livello serve altro

6) Il dilettantismo organizzativo, almeno in certi aspetti. Incredibile che un calcio di quel livello non avesse alcuna nozione di medicina sportiva, mandando in campo atleti affetti da stiramenti con un plantare o una fasciatura.
Si spiegano così, con la cronicizzazione di infortuni mal gestiti, i muscoli di seta che penalizzarono non poco fisici di per sé corroborati da una straordinaria forza sulle gambe, non secondaria nel rendere letali i loro scatti e dribbling.
Altro dettaglio: nella serie dei rigori contro l'Argentina, un bisticcio o un qui pro quo cambiarono all'ultimo momento il quarto rigorista.
Toccò a Brnović, che si avviò verso il dischetto con la stessa concentrazione di un turista in infradito favorendo la parata di Goycoechea (neppure parente di quello attualmente in forza alla xxxx): impensabile quando si punta ai vertici

7) Limitatamente al quarto di finale contro l'Argentina: l'arbitro Roethlisberger.
Venne radiato qualche anno dopo per un tentativo di corruzione, ma anche all'indomani di interviste in cui aveva minacciato di vuotare il sacco coinvolgendo in primis il suo mandante di sempre: Sepp Blatter.
Maradona e soci dovevano andare avanti: non troppo avanti, come confermò la direzione di Codesal Méndez in finale - e la fine della sua carriera all'indomani di quella partita -, ma più di quanto meritasse una rosa modesta e lacera.
Dopo il mani non visto dallo svedese Fredriksson contro l'URSS - lo svedese aveva già "segato" gli uomini di Lobanovsky quattro anni prima, nell'ottavo vinto dal Belgio -, l'altra mano tesa arrivò dal fischietto elvetico con l'espulsione di Šabanadžović, inventata a colpi di doppio giallo in poco più di un quarto d'ora, e una direzione di gara a senso unico.
Non bastò per chiuderla prima dei rigori, a conferma del divario fra le due squadre


Più tardi rispondo a cuchillo, promesso. :)

feiez

Re:Chiedilo ar Matador
« Risposta #5 : Martedì 22 Gennaio 2013, 21:32:35 »
Secco secco, Mazzola o Rivera? Insomma, chi era il più forte ?
Mi metto in coda  :)

Offline DinoRaggio

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Re:Chiedilo ar Matador
« Risposta #6 : Giovedì 24 Gennaio 2013, 14:14:53 »
Prendo il numeretto e chiedo lumi sul Bologna maifrediano  ;D
E ra gisumin all'ùart!

La serie A è un torneo di limpidezza cristallina, gli arbitri non hanno alcunché contro la Lazio e si distingueranno per l'assoluta imparzialità, non ci saranno trattamenti di favore o a sfavore nei confronti di alcuno. Sarà un torneo di una regolarità esemplare. (19-8-2016)

Offline carpelo

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Re:Chiedilo ar Matador
« Risposta #7 : Giovedì 24 Gennaio 2013, 16:10:10 »
Tutto bellissimo, si parla poi di due tra le squadre che ho più amato.
Non ho competenze, allora propongo una piccola nota di colore e chissà se sarà vera.
La leggenda narra che la incredibile Danimarca dell'86 non fosse una squadra di santarellini, tanto che la sera prima del match con la Spagna, i danesi fossero tranquillamente ubriachi. E questa è la motivazione con cui alcuni spiegano il crollo avuto il giorno dopo: in vantaggio per 1-0, raggiunti su rigore a fine primo tempo, non scesero mai in campo nel secondo e vennero surclassati per 5-1.
Qualcun altro ha sentito questa storia?