Autore Topic: Presidente Lega Serie A  (Letto 1895 volte)

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Offline Fulcanelli

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Re:Presidente Lega Serie A
« Risposta #20 : Sabato 19 Gennaio 2013, 14:50:43 »
Esemplare la prima pagina de il corriere dello sport.
"Tre club votano Beretta presidente della Lega e quattro si oppongono inutilmente". Salvo poi aggiungere "Con i vincitori altre 11 società".
Poiché, com'è noto, è la somma che fa il totale, la zuppa finale è che 14 società su 20 hanno votato Beretta, come dire circa il 75%.
Si chiamerebbe democrazia, anche se il corriere non lo sa e lascia intendere che una minoranza (tre) con un colpo di stato ha sconfitto la maggioranza (quattro).
La democrazia non la conosce nemmeno Andrea Agnelli, la cui dichiarazione è riportata su il corriere più sotto: "Questo governo rappresenta solo il 30% del calcio".
Bocciato in matematica, oltre che in democrazia? Certo, ma promosso a pieni voti in presunzione. Infatti quel 70% che lui e compagni di merende (Inter e merdacce) rappresenterebbero credo alluda alla percentuale di tifoseria che pretendono di avere tutti insieme. Si sa, se degli sfessati di trigoria hanno 230 milioni di tifosi in tutto il mondo, juve e inter ne avranno almeno 1 miliardo a testa. E dunque perchè arrendersi al principio per cui "una testa un voto"? Perché i parvenu capeggiati da Lotito non vogliono capire che il 70% dei diritti TV se li deve pappare il trio monnezza?
E sempre lì che si va a finire. Con l'appoggio degli ascari dell'informazione.
L'editoriale del corriere, sempre in prima pagina, a firma Antonio Maglie (e mi dispiace per lui, che ritengo persona preparata) parla di "Ritorno al passato". No, caro Maglie, gli direi: il ritorno al passato sarebbe avere 3-4 club che fanno e disfano a piacimento, ma sempre a proprio vantaggio, "mascalzonando" a spese di tutti gli altri.

Teo

Re:Presidente Lega Serie A
« Risposta #21 : Sabato 19 Gennaio 2013, 15:23:21 »
E' interessante notare come la democrazia e la voglia di progresso sarebbero state rispettate, nel caso avesse prevalso la linea di Gobbi-as-Inter-Florenzia: mentre il disprezzo regna sovrano tra i commentatori, visto che ha prevalso la linea Milan-Lazio, appoggiata anche dai Soreta.

Sicome i commentatori non capiscono nulla, va da sé che dicano solo quello che gli conviene: e quindi stanno rosicando perché la Pressofusion è uscita con le ossa rotte da questa "tornata" elettorale.

Offline chinaglia

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Presidente Lega Serie A
« Risposta #22 : Sabato 19 Gennaio 2013, 18:20:25 »
E' un trigoriota....che pretendete?

Veramente è milanista

Offline mazzok

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Re:Presidente Lega Serie A
« Risposta #23 : Domenica 20 Gennaio 2013, 14:24:27 »
20 gennaio 2013
Lotito: «Né padroni né vassalli la nuova Lega è di tutti» (Corriere dello Sport)

Più di otto anni fa, appena entrato nel mondo del calcio e cominciando a conoscere gli altri presidenti, diventò subito scomodo, perché interrompeva la liturgia silenziosa e fatta di piccole opportunità in cui si trasformavano spesso le assemblee di Lega. Da una parte i forti a dettare legge, dall’altra i deboli a limitare i danni oppure a vivere di amicizie e protezioni. Lotito si mise in mezzo, a volte litigando furiosamente, in altre occasioni facendosi scudo. Da antipatico ad ascoltato, in quanto temuto, infine contestato due giorni fa perché capace di ribaltare, o forse solo riequilibrare, i rapporti di potere all’interno della serie A con la forza di altre 13 società al suo fianco. C’è voluto del tempo, qualche battaglia dolorosa (si ricordi su tutte il contratto di lavoro dei calciatori e l’abolizione del Collegio Arbitrale dopo il caso Pandev), un percorso tracciato per provare a cambiare il mondo del calcio, come reclama da tempo e oggi con la condivisione dello stesso progetto da parte di molti altri presidenti. Questo era un passaggio delicato, forse epocale. Il numero uno della Lazio era il più deciso sostenitore della candidatura di Beretta, rieletto al vertice della Lega. Il calcio italiano si è spaccato. Alcune big (Juve, Inter, Roma, Fiorentina) sono rimaste fuori dall’accordo. Ci sono state tante polemiche. Ieri pomeriggio, in viaggio verso Palermo, Lotito ci ha raccontato tutto.

Alla fine l’ha spuntata Lotito… Politicamente è stato il suo successo.

«Non l’ha spuntata Lotito, non è stato il successo di Lotito, ma di tutti quei presidenti che volevano essere artefici e protagonisti del progetto della Lega e di un’opera di rinnovamento del calcio italiano. Noi abbiamo condiviso un programma basato sui meriti, sulla pari dignità di ogni club. C’è, invece, chi voleva dipingere un calcio italiano, figlio del passato, con i padroni delle ferriere e i vassalli».

Il calcio è italiano s’è spaccato, 14 società da una parte. Juve, Inter, Roma, Fiorentina dall’altra. Sarà facile governare?
«Non è vero che si è spaccato il calcio italiano: 14 voti significa prendere i due terzi dei voti, la maggioranza era a 11. Beretta è stato eletto democraticamente. Ognuno è libero di scegliere. La differenza è che una volta i voti si “pesavano”, oggi invece si contano, perché tutti hanno pari dignità, pari rispetto, pari considerazione. I voti sono uguali, non hanno pesi differenti. Nessuno vuole depauperare il ruolo delle società, che viene esercitato in assemblea. Il Consiglio esprime la rappresentanza di chi ha vinto le elezioni e rappresenteremo tutti. Ci sono stati diversi presidenti che già due giorni fa a Milano sottolineavano come si respirasse un’aria nuova».

Andrea Agnelli sostiene che questo governo rappresenti soltanto il 30% del calcio italiano.
«E’ totalmente falso e destituito di ogni fondamento. Dovrebbe ricordarsi quando in cinque società (Napoli-Juve-Inter-Milan-Roma) non erano riuscite a trovare un accordo per i diritti televisivi e le altre 15 tesero una mano. Oggi Milan e Napoli si sono schierate dall’altra parte. Questo Consiglio di Lega ha una rappresentanza geografica e territoriale che in precedenza non si era mai vista. Il ruolo di presidenti di club si esercita in assemblea. Nel Consiglio cercheremo di sviluppare i progetti e le idee per migliorare il calcio italiano e riformarlo sul serio».

Fenucci, ad della Roma, ha parlato di spartizioni delle cariche. Cosa risponde?
«Una volta in Consiglio andavano le prime cinque società per fatturato. Vi sembra giusto? E le altre? Oggi c’è la rappresentanza effettiva del territorio. E il criterio dell’alternanza. Un criterio democratico. Sino in fondo abbiamo cercato di raggiungere la condivisione più ampia possibile. Volete sapere la verità? Non si è spaccata la Lega, abbiamo spaccato noi qualcos’altro e chi ha orecchie ascolti… E per qualcos’altro intendo il piano che era già stato delineato, con certe cariche ripartite. Ma pensate che non avessero già stabilito un organigramma, come peraltro è giusto? Certo che sì. Ma ha vinto il programma per riformare davvero il calcio. Sui meriti. Oggi l’80 per cento dei presidenti in Consiglio produce utili e non perdite…».

Ha vinto una vecchia mentalità, come sostiene il figlio di Moratti, o si va verso un nuovo calcio?
«Io sono contento perché ho visto tanti presidenti contenti, a cui è stato restituito un ruolo e una parte decisiva nel processo di riforma del calcio. L’epoca dei magnager sta finendo. Questa è stata una svolta epocale. Sinora l’errore dei presidenti era stato quello di delegare a manager che poi si sono rivelati i veri artefici dello sfascio e dei debiti del calcio italiano. Oggi stiamo cambiando».

E’ un caso che il Milan, sposando un regime di austerity, abbia cambiato schieramento e si sia messo con il resto del calcio italiano?
«No, lo dicevo prima. Guardate, nella stagione corrente, quali sono le società che hanno prodotto le maggiori perdite e capirete tutto».

Beretta presidente a tempo e Galliani al vertice della Lega tra pochi mesi?

«No, perché? Galliani è il vicepresidente. Beretta è il presidente, mi auguro per l’intero mandato. Poi vedremo tra due o tre anni a che punto saremo del programma».

L’incarico di Beretta è compatibile con il ruolo di responsabile della comunicazione di Unicredit?

«Sì, perché sono due ruoli diversi. Molti non capiscono la differenza. La presidenza della Lega è un organo di rappresentanza delle società, non di gestione».

Ha sorpreso la presenza di Pulvirenti nel consiglio federale. In Lega a Milano si era visto pochissimo.

«Ha dato la sua disponibilità. Il modello di gestione del Catania è un esempio, hanno costruito anche un centro sportivo che è diventato un fiore all’occhiello. Non capisco dove sia il problema. Il progetto è stato firmato e condiviso da 14 società, è basato sulla condivisione e sul consenso. Ci tengo a chiarire un altro aspetto. Non è vero che il Pescara era contrario, anche Sebastiani ha sposato la nostra proposta».

Quali sono le riforme più urgenti da studiare per il rilancio del calcio italiano?

«Il Consiglio s’è già insediato e ha stabilito che si riunirà i primi due lunedì e il terzo venerdì del mese. Tre riunioni mensili. E’ un onere lavorare in Lega, non un onore. Siamo per la politica del fare».

Quali riforme?

«Intanto bisogna riscrivere lo Statuto della Lega, andare avanti con la riforma della giustizia sportiva e del criterio della responsabilità oggettiva. E poi il calcio italiano dovrà rapportarsi meglio con le istituzioni. Parlo di Governo e Parlamento. Abbiamo necessità di una nuova legge per la costruzione di nuovi stadi e di una revisione della legge ‘91».

Si andrà verso il modello inglese della Premier?

«Il calcio italiano andrà verso il rinnovamento. Lo dicevo prima: non esisteranno più i padroni delle ferriere che comandano e i vassalli. Tutti avranno pari dignità. Questa è la vera vittoria dell’assemblea di venerdì». (Fabrizio Patania)